Da zer0 a me

Fiume nel mare


La luce del cielo pennella di turchese il mare che appare, in una giornata serena, di purissima trasparenza. Primavera però comporta un maggiore apporto di acqua dai fiumi, soprattutto in questa stagione dove finiscono di sciogliersi in quota i ricordi della grande nevicata, le portate sono quindi generose ed il fiume, uscendo dalla foce, lascia un pennacchio melmoso che sporca l’aspetto cristallino dell’acqua salata.Ancora una volta rifletto su questa allegoria per la quale tutti noi siamo fiumi che la corrente conduce con grande speranza all’abbraccio del mare. Dopo avere nel tempo evocato le visioni musicali di Branduardi e di Giuni Russo, oggi unisco al coro anche la voce di John Denver.Navigando in mare, ma anche solo passeggiando sulla spiaggia, questi cromatismi sono evidenti; la prima constatazione è che il torbido fluire sia l’effetto di una contaminazione dentro ad un infinito altrimenti purissimo, conferendo alla visione quasi un senso di disagio. La terra del fiume, la terra della quale siamo fatti anche noi, si mescola con la virtù dell’acqua rubandole forse i colori migliori ma nel fare questo opera un prodigio, portando nuovi elementi vitali.È questo scambio tra materialità e limpidezza che consente l’equilibrio della salinità e della sopravvivenza,  è questo terroso insinuarsi che deposita nuovi elementi fertili e riduce il salino.Trovo molto bello questa relazione di elementi puri e polverosi, dove ciò che è apparentemente sordido e lascia macchia si rivela viceversa fruttuoso. Noi che siamo polvere incontrando la purezza possiamo portare vita: come un fiume che incontra il Mare… onnipotente.