Il risveglio dopo la lunga notte passata a correre sul mare avviene più tardi del solito, ma un abbraccio di sole avvolge l’incanto di una visione: Rovigno è uno spettacolo che prende al cuore con spontanea generosità.Apprezzo molto questo modo di fare vela sportiva, che concede un giorno di riposo e di scoperta della propria meta, trovo un solo appellativo per confermare la visione diurna di questo luogo: una magia.Camminare a Rovigno è calcare la storia, una storia più antica dell’impero romano che qui aveva fondato le mura della antica Castrum Rubinium, cosiddetta per la ricca presenza di bauxite che dipinge la terra di rosso.La traccia forte, pregnante, di questo angolo di Adriatico è la presenza della Serenissima che si respira in ogni anfratto e che le vale l’appellativo di Piccola Venezia. Non è solo l’onnipresente sguardo protettivo del Leone di S. Marco che campeggia sui monumenti principali, è lo stile, il sapore ed il colore, ma ancora molto di più il dialetto dei pescatori locali che parla veneziano.Lo sguardo attraversa il porto, attratto irresistibilmente dal punto focale di questa città: il campanile di S. Eufemia: ampliatasi dalla piccola chiesa dedicata a S. Giorgio e cresciuta con il progredire dello sviluppo insediativo, la chiesa è oggi il monumento più caratteristico ed il suo campanile, con all'apice la statua della Santa che ruota al volere del vento, afferma inconfondibile l’appartenenza veneziana. Le calli del centro che arrampicano fino allo slargo panoramico del sagrato hanno la stessa impronta di quelle lagunari, mancano i canali d’acqua perché Rovigno si erge verso il cielo invece che all’orizzonte.
Una volta isola protetta da mura sicure, negli anni della Serenissima ha allargato la sua impronta con l’interramento e la bonifica di quel tratto piano che la lega alla costa, ma nel mio immaginario possiede davvero le caratteristiche dell’Isola di Roke, quella dove ha sede la scuola di magia nell’universo immaginato di Earthsea. I vicoli stretti offrono al turista l’esposizione di creazioni artistiche e di cento articoli diversi che hanno spesso il sapore del tempo, il turismo ha fatto fiorire luoghi di incontro e ristoro, pescheria e mercato incantano con i frutti generosi della terra e del mare, che saranno anche preda per la nostra cambusa in modo da lasciare gradualmente il contatto con questa terra, non solo con la visione che si allontana dagli occhi, ma anche attraverso i sapori.Rovigno è ammaliante, non so dire di più, bellissima anche la matrice italiana che resta solidissima e tenace, nonostante le barbarie subite da parte dei partigiani dell'armata del dittatore comunista jugoslavo Josip Broz. Resta sopito, ma non spento, il lamento dei troppi connazionali che hanno dovuto abbandonare le loro case ed assieme a queste le proprie radici più profonde, resta nonostante la violenza e la volontà di cancellare i segni più evidenti della italianità, come anche i nomi sulle tombe dei cimiteri, retaggio di una cultura che non sa accettare la storia e pretende di riscriverla a modo proprio. Il pensiero per questa gente partita nel lontano 47, da qui come dalla vicina Pola e in tutta l’Istria e la Dalmazia, che canta con poetica nostalgia Sergio Endrigo allora ancora ragazzino, penetra forte ad ogni passo sopra le pietre antiche, anche adesso che il sindaco della città porta un nome italiano ma parla croato. Manca il ravvedimento per la crudeltà di espiantare cuori e anime dalle proprie origini e manca, io credo allo stesso modo, il ravvedimento della madre patria per avere accolto questi esuli ed averli poi dimenticati.Nell’imminenza della festa del primo Maggio cala nella discussione con gli amici dell’equipaggio il peso di quelle bandiere rosse che si appropriano di una festa di tutti, le stesse bandiere rosse che qui hanno portato morte e distruzione anche nei confronti di chi le aveva sventolate, ma parlava una lingua diversa, la stessa che ancora si sente viva nel dialetto e nelle canzoni.
Con pensieri che sfumano si spegne il tramonto dorato sulla darsena, che per alcuni giorni parlerà non solo italiano, ma addirittura romagnolo, tra la musica della festa, i sapori dei piatti farciti di piada e le risate dei volti abbronzati dal sole marino che rinvigoriscono tra queste isole la voglia di vivere, ancora una volta, allegra come il volo di rondini che decorano le giornate teporose di questi luoghi.Domani ci aspetta il tratto di ritorno, una notte di luna protegge il sonno in cuccetta, dove dall’oblò occhieggia il campanile illuminato, così che Rovigno prosegua il suo incantesimo lento e profondo nel mio cuore e nei ricordi che restano.