Da zer0 a me

Barcolana 2012: la regata


Stiamo quì incantati io e te meravigliati di aspettare bloccati a valutare la meraviglia di queste poche ore su questo tanto mare(Ivano Fossati) 
Un viaggio è qualcosa che cambia, o meglio, che aggiunge alla propria esperienza; anche un viaggio breve, un’avventura di pochi giorni a cercare il senso delle cose semplici ed importanti della mia vita.Torno da Trieste, città dove sono impossibili alcuni fatti: è impossibile non provare amicizia, rinunciare a bere qualcosa o rispettare i dettami della dieta ed ancora trovare parcheggio per la macchina.A Trieste ci vado almeno una volta all’anno, sono noiosamente abitudinario, una cosa bella che si ripete almeno due volte diventa praticamente per me una tradizione da rinnovare ciclicamente, così il motivo di sfondo di questa trasferta è la regata che annualmente si tiene la seconda domenica di Ottobre quando la società velica di Barcola e Grignano ospita una manifestazione conosciuta da ogni velista nel mondo che si chiama appunto Barcolana; qui succedono sempre cose diverse e bellissime.Quest’anno, a soppesare il cartoccio dei ricordi ancora freschi, il momento della regata è stato forse il momento più imprevisto ed impegnativo, invece di rappresentare la corona abituale dei pochi ma bellissimi giorni passati nella capitale giuliana.Inizio quindi questo diario proprio con il racconto di questo evento che chiama a raccolta un numero prossimo a 1750 barche, con decine di migliaia di velisti accomunati dalla stesso amore per il vento e per le onde. La mia Barcolana racconta di riminesi qui ritrovati che non vedo più nella mia città, schiavo come sono del caos della vita, ma sulle Rive, con pochi passi tra gli scafi ormeggiati stretti uno accanto all’altro, quasi si tenessero per mano come vecchi amici, è possibile riconsocerci di nuovo per raccontarci il peso leggero degli anni che passano con il corso delle maree.La Coppa d’Autunno, questo il vero nome della regata, è in realtà una competizione sportiva che va ben oltre questo limite angusto del vincere o perdere, ci sono è vero classifiche che stabiliscono i vincitori, ma lo scopo primo e condiviso assomiglia a quello di una bella maratona, di quelle dove conta soprattutto partecipare. Forse per questo la cambusa si allestisce con quantità superiori al necessario, per avere pronto da offrire a chi si incontra di nuovo, ma anche per la prima volta, qualche sapore speciale della nostra terra di origine, da fondere in nome di una fratellanza di mare, dove non esistono cime montuose, fiumi o recinzioni a sancire confini, ma un solo immenso abbraccio liquido.
Ogni anno si aggiungono poi storie meravigliose, di quelle che solo l’amore sa costruire, quell’amore che esala dal cuore degli uomini come un soffio di vento. Ancora tiepide come caldarroste ho tra le mani due immagini bellissime della Barcolana più vera, edizione 44: l’equipaggio dei nonni controvento, che sfidano con magica ostinazione le raffiche contrarie degli anni, ed ancora il magnifico equipaggio del La Poste, un Ketch dal passato illustre che armato da Vincenzo Onorato (protagonista dell’avventura di Mascalzone Latino) e con la presenza del plurititolato Bressani, ha affrontato la regata con un equipaggio formato da otto ragazzi Down: 4 uomini e 4 donne dai 20 ai 30 anni. Sono vittorie prima ancora dell’inizio della competizione.
Infine c’è la Barcolana più faticosa della mia vita, difficile per il vento scarso e a tratti anche assente, proprio nella città che del vento se ne fa un orgoglio tutto speciale. Invece del solito paio di ore per completare il percorso ce ne sono volute sei, quasi una vittoria considerando che al traguardo entro il tempo limite hanno transitato meno di 200 scafi degli oltre 1700 iscritti. Una esperienza del tutto nuova quella della ricerca costante anche di una minima bava, dentro una foresta di alberi dalle vele sgonfie, quasi rassegnate. Eppure, nonostante l’aria immobile, la prova ha richiesto una dura fatica nel cambio continuo di vele, inseguendo nel modo ritenuto migliore i capricci dei riccioli di aria che dispettosi si agitavano sulle acque del tutto piatte del golfo. Molte ore di tensione continua alla ricerca del segnale di nuova brezza, che sino alla fine del percorso è rimasto praticamente un desiderio. Resta comunque la grande soddisfazione di avere superato anche questa prova infinita di pazienza e di tenacia, oltrepassando la linea immaginaria dei due incrociatori custodi del cancello finale di arrivo; resta ancora la voglia di tornare il prossimo anno a vedere se il vento assonnato di questa edizione lascerà posto alle raffiche più robuste alle quali ci aveva abituato negli anni e scoprire come ancora una volta il mare stimoli i sentimenti migliori degli uomini che qui si raccolgono per raccontarlo e viverlo.Buon vento :)Fiorella Mannoia - Baia senza Vento