Da zer0 a me

Il rovo e la rosa


Dopo lunghi giorni troppo caldi, con un pensiero rivolto all'indietro verso l’indulgenza della stagione buona, finalmente, come un colpo di basso esplosivo di Gigi Cappellotto è arrivato il freddo: tra schiaffi di Furiano, mare ruggente ed alberi spezzati a trafiggere il primo sudario dell’Inverno che si approssima.Un virtuosismo meteorologico che ricorda l’eclettismo di Carlo Grigioni riporta immediatamente il pensiero al vigore della stagione più rigida, con il vecchio pino esausto dagli anni spezzato sul cancello dell’ingresso, nell’ultimo vano tentativo di sbarrare l’urlo del vento contro casa.Passo altrettanto rapidamente dai vestiti inzuppati di acqua e di raffiche al tepore domestico, con quel calore ed il ritmo della vita che tanto ricorda l’incedere sorridente di cui è maestro Ellade Bandini.Allo stesso modo con il quale si ritempra il corpo e lo spirito assaporando una buona zuppa, la mia anima si disseta del nuovo lavoro di Angelo Branduardi, musicista che ha un posto di eccellenza nel mio cuore: delicato come un arpeggio di Maurizio Fabrizio.Un lavoro nuovo eppure conosciuto, per la riproposizione di alcuni brani già elaborati, comunque diversi, vorrei dire finalmente compiuti.Già con la ricostruzione filologica del brano su Barbara Allen, presente in conclusione di nuovo in questo album appena pubblicato, avevo avuto modo di apprezzare il coraggio e la dedizione di riscrivere una canzone.Mi stupisco così, in questo blog che ospita pensieri sempre più rari, di trovare una risposta alle mie incertezze. Molte volte ho trattenuto la parola persuaso dell’inutilità di replicare pensieri già editi, ogni volta con la speranza che l’indugio potesse regalare emozioni del tutto nuove, in questo tratto di vita che mi piace così cadenzato e  decorato di abitudini consolatorie; favorevole come sono al metodo dell’attesa ho creduto opportuno aspettare illuminazioni originali per aggiungere parole alle precedenti, lasciando che la polvere dei giorni opacizzi i momenti già raccontati.Ma ogni pensiero, anche se adagiato sul divano comodo di quelli già esplorati, conduce con se qualcosa di originale, magari una piccola scintilla di vita nuova: quasi una promessa primaverile.Ascolto e riascolto quindi queste vecchie ballate elisabettiane, alcune delle quali già note per il cappotto musicale ed ora riproposte con la lettura integrale del racconto che ha permesso loro di cavalcare le asperità dei secoli.Ascolto e riascolto soprattutto la ballata di Mary Hamilton, rinomata presso il pubblico affezionato del menestrello con il titolo di “Ninna Nanna” o nella sua versione in lingua inglese da Concerto, in un racconto del tutto diverso che dipana il connubio di amore tra la Lady ed il Falconiere.Hanno un potere magico queste note antiche alle quali ho affidato anche io momenti importanti della mia vita, hanno la capacità di scatenare brividi di piacere ad ogni incedere conosciuto ma sempre sorprendente.Così oggi non racconto niente di nuovo semmai, mi perdoni Giovannino la citazione, di antico; con questa riscoperta del mio mood ideale proposto all’ascolto con l’intento non di un regalo, ma di una più semplice condivisione, grazie alla rosa nuova di Branduardi nel rovo intricato del mio cuore.… ancora una volta, allora è stata una festa davvero, mentre l’Autunno avanza verso un vapore lontano quasi natalizio.