Da zer0 a me

A cuore aperto


Ho pensato di non scegliere una foto per questo post, magari una di quelle pochissime che ho scattato e che dimostrano dal vero le teorie sulle azioni dinamiche che si considerano nel quotidiano calcolo delle strutture antisismiche di cui faccio mestiere. Ho scelto piuttosto un la visione di un cuore umano che torna a battere, se per qualcuno è un’immagine troppo forte sarà sufficiente non fare partire il video; trovo comunque che abbia una perfetta attinenza con le emozioni vissute e con le riflessioni che ne conseguono.Quello che riporto dalla missione tra Marche ed Umbria supera il mio nozionismo logico che avrei voluto usare come anestetico al dolore e peggio ancora alla rassegnazione che più volte ho incontrato nelle persone, assieme alle molte domande tecniche in cerca di rassicurazione che la scienza non può dare ed io quindi ancora meno, trovando solo claudicanti risposte di cuore.Consola il bilancio delle vite umane incolumi o quasi, consola perché lo svolgersi degli eventi ha consentito di evitare il peggio. Restano le devastazioni al patrimonio abitativo, produttivo ed artistico che sono il pesante tributo di una nazione incapace di intraprendere politiche di salvaguardia e protezione efficaci; nonostante il vigore di normative tecniche adeguate si continua ad ignorare l’urgenza di applicarle in modo compiuto e corale ed è un problema di coscienze che non possono puntare il dito solo invocando lo Stato e gli enti istituzionali, deve partire da una comprensione personale, ché lo Stato siamo noi.Il terremoto per chi lo subisce è una ferita al cuore, che di fronte alle proprie radici divelte pare quasi fermarsi, incapace di comprendere o di commisurare forze enormemente più grandi di quelle di un essere umano. Eppure tutto quello che è successo non era imprevisto, lo sono certamente il giorno e l’ora ma non il fatto che altri eventi di pari intensità hanno trovato iscrizione negli annali storici ed ogni volta le popolazioni hanno subito l’ingiuria della catastrofe, nuovi terremoti ci saranno ancora in futuro nelle stesse zone, anche questa è una certezza. È possibile nel frattempo intervenire sugli edifici migliorando la loro resistenza e potenziando la capacità di sopportare le accelerazioni che provengono dai brividi della crosta terrestre che tutto è tranne che immobile: anche le montagne crescono scrivevo poche righe addietro e sono destinate a cambiare nel tempo.Non è questo il luogo per discutere di ingegneria e forse nemmeno la sede per ricordare che i Comuni si dotano di piani di emergenza che sarebbe opportuno conoscere, ed ancora che esistono tutte le informazioni necessarie reperibili in rete sui migliori comportamenti da tenere nello scatenarsi di un evento sismico ed anche successivamente, semmai è questione di volerle fare proprie; nei secoli abbiamo imparato a superare le intemperie e le malattie prendendo coscienza dei fenomeni, questa non è poi una difficoltà diversa, se non per il fatto che accade con minore frequenza e spesso se ne perde rapidamente il ricordo, tanto da trovarci impreparati.Così il cuore si ferma per la paura, ma poi la vita chiama prepotente a pulsare di nuovo ed ancora con la dovuta tenacia a ricostruire; alle persone che vivono da vicino questa calamità va il mio abbraccio forte e solidale, a tutti quelli che soffrono per l’incertezza credo valga ricordare che è necessario dare un nome al terrore per vincerne lo sgomento.