Da zer0 a me

Che fai qui, Max?


Dio gli disse: «Va' fuori e fermati sul monte, davanti al Signore». E il Signore passò. Un vento forte, impetuoso, schiantava i monti e spezzava le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nella tempesta. E, dopo il vento, un terremoto; ma il Signore non era nel terremoto. E, dopo il terremoto, un fuoco; ma il Signore non era nel fuoco. E, dopo il fuoco, un mormorio di vento leggero. Elia andò fuori, e si fermò all'ingresso della spelonca; e una voce giunse fino a lui, e disse: «Che fai qui, Elia?»1 Re 19, 11-13
Sto cercando di recuperare le buone abitudini di un tempo, quelle che il caos della vita con il suo scompiglio confondono di stanchezza, così che la pigrizia ed il bisogno di tregua vorrebbero soffocare. Allo stesso modo con il quale mi ostino a perseguire il cammino della spada, sto cercando di recuperare il significato della Quaresima per non abbandonare un altro sentiero di consapevolezza.Leggevo con questo proposito il “Sèfer melachìm” il Libro dei Re che la tradizione moderna separa in due tomi.Nel capitolo 19 del primo libro si racconta del profeta Elia che colto da sconforto per la difficoltà della propria vita chiede di morire. Un messaggero divino però gli offre da bere e mangiare così che ristorato possa affrontare il grande deserto alla ricerca della voce di Dio. Elia lo cerca, come verrebbe spontaneo pensare, nelle forze più impetuose della natura: la tempesta, l’uragano, il fuoco. Solo alla fine nella brezza più lieve scopre la presenza del suo Creatore e lo incontra, coprendosi il volto.Piacerebbe molto anche a me, piccola creatura, ascoltare quella voce che raccontano potente, ma che invece s'incarna nello zefiro più sereno; ci pensavo pochi giorni fa durante un allenamento in mare preludio alla stagione da corsa che va ad iniziare. Un buon equipaggio sa cosa fare e una volta ricevuto l’ordine della manovra svolge in silenzio e concentrazione le proprie mansioni, un silenzio rotto solo dal chiacchierio delle onde e dal bisbiglio dell’aria. Sono certo che in quel dialogo elementare fosse contenuta anche la voce di Dio, ma le mie orecchie troppo abituate ai rumori secolari non sono state in grado di comprendere il significato delle parole.Ci saranno ancora giorni di mare e momenti di brezza, cercherò di aprire meglio le orecchie e soprattutto il cuore, incapace come sono in questo momento di trovare la risposta corretta a questa domanda piena di ironia sul senso della vita: Cosa faccio qui? Spero di scoprirlo tra le prossime raffiche.Buon Vento