Da zer0 a me

Velezia


Pochi giorni a disposizione per le vacanze di Pasqua e voglia di mare. Spesso confondo il desiderio di navigare con quello di raggiungere mete lontane o sconosciute; il viaggio in fondo è più un percorso da misurare in battiti del cuore piuttosto che in miglia marine.Complice mia moglie, decidiamo che il minuscolo equipaggio farà vela per una destinazione mai raggiunta dal mare, così da aumentare il bagaglio di esperienza al timone imparando la navigazione lagunare, che ha i suoi perché, e vedere Venezia da una prospettiva nuova.La barca in affitto è un minuscolo Dufour 27, ideale per un equipaggio ridotto e navigazioni in fondali con poco pescaggio; si parte da Ravenna in una mattina soleggiata con vento timido e il proposito di una prima tappa a Chioggia.Le Saline, il cui nome ricorda l’antica vocazione economica cittadina, è un marina comodissimo anche per la possibilità di essere con quattro passi in città e visitare Chioggia, che la leggenda vuole fondata da Clodio compagno di equipaggio del mitologico marinaio Enea. Ci sono altri record storici che può vantare la città: l’orologio più antico del mondo, quello della torre di S. Andrea. Ancora, qui è stato fondato nel 1438 il cantiere navale Camuffo, il più antico del mondo ancora oggi attivo sebbene trasferito a Portogruaro.Qui, vicino alla foce dell’Adige, tutto parla di mare e soprattutto di laguna, tanto che il mattino successivo, constatata la presenza di un grecale dritto sul naso, preferiamo subito entrare in laguna evitando il mare formato e da qui raggiungere la nostra meta principale: Venezia.La navigazione in laguna è qualcosa di assolutamente particolare, nonostante la visione a tutto orizzonte di acque, le profondità sono ridottissime, i canali navigabili sono indicate da Briccole, pali di legno infissi, che tracciano i percorsi disponibili, sempre con un occhio al pianetto nautico, al GPS, ma soprattutto all’ecoscandaglio. Fa davvero impressione accorgersi che qualche metro oltre le briccole ci sono lingue di sabbia sulle quali i gabbiani zampettano all’asciutto, sapendo che la barca vuole almeno un metro e mezzo di acqua per non arenarsi. Nonostante il vento contrario la navigazione è placida, si sfiora la barena passando Pellestrina e Busetto, S. Pietro in Volta per arrivare infine a S. Maria del Mare con il canale di Malamocco che è il secondo accesso alla laguna e la corsia trafficata da navi pesanti verso Marghera.Nonostante il tempo uggioso la silhouette di Venezia si profila maestosa sempre più in dettaglio, ma prima di raggiungere l’approdo c’è tempo che permette di deviare appena per un pranzetto presso l’isola di Poveglia, un posto celebre per il suo passato ed i suoi fantasmi. In effetti oltre all’interessante ottagono difensivo realizzato nelle guerre con Genova, antesignano delle costruzioni militari dei secoli successivi, l’isola ha una lunga storia che passa attraverso esuli, quarantene e leggende di pestilenze e perfino di un ospedale psichiatrico che non hanno riscontro con documentazioni storiche, eppure rappresentano una scenografia ideale per un film horror, la passeggiata tra i ruderi mi ha ricordato l’indimenticato videogame Alone in the Dark; di giorno però è un posto sereno con gabbiani indolenti a caccia di una briciola di pane e popolazione ittica che ogni tanti saltella a pelo d’acqua.Il bello della vita del velista, o meglio il suo credo, è questo rifiuto della fretta e del demone dell’orologio, asserviti come si è ai dettami del vento e del mare in armonia con la natura; con tutta calma quindi, dopo un breve pisolino, ecco il momento di completare questo giorno di navigazione e arrivare alla meta veneziana. Il bacino di S. Marco è spettacolare, gonfio di traffico che richiede attenzione, ma anche suggestivo per i tanti meravigliosi monumenti che si offrono da una prospettiva inconsueta, di più, grazie all’intercessione di un amico ci è riservato un posto alla Compagnia della Vela di Venezia con ormeggio nell’isola di S. Giorgio, semplicemente davanti a Piazza S. Marco: spettacolo meraviglioso.Di spalle agli ormeggi l'imponente basilica di S. Giorgio maggiore, capolavoro del Palladio, bellissimi anche il convento benedettino e il giardino Borges con il suo labirinto, realizzazione della fondazione Giorgio Cini in onore del celebre scrittore argentino.Anche se è la mattina di Pasqua ci si sveglia di buon ora, come tradizione di mare, si parte a visitare ancora una volta la più formidabile delle repubbliche marinare, i turisti devono ancora arrivare, abbiamo modo di camminare per le calli semideserte. Le città millenarie hanno infiniti scorci e segreti e non basta una vita per scoprire ogni loro segreto: il mio affetto per il Sol Levante mi porta a Ca’ Pesaro per visitare il museo di arti orientali assieme a quello di arte moderna che interessa a mia moglie. Un’altra tappa desiderata è Palazzo Grassi con la mostra di Damien Hirst dal sapore altrettanto salmastro.Ormai la giornata è inoltrata e la città è invasa da turisti di tutto il mondo, difficile riguadagnare dopo la doverosa orazione a S. Marco la nostra barca; intontiti dal tumulto di quella folla pressante niente di meglio che una visita agli orti di Venezia a S. Erasmo per recuperare il ritmo naturale della vita e proseguire sotto nuvole e qualche saetta verso Torcello poi indietro fino all’ultimo ormeggio della vacanza a Tre Porti per l'ultimo riposo in laguna.l'indomani un'alba splendida ci prepara ad una lunga navigazione per riguadagnare le coste romagnole,un ultimo giorno di vacanza con un vento molto parsimonioso alla mattina, ma che poi si apre a scirocco fresco così da permetterci una veleggiata deliziosa fino al porto finale. Lo sguardo indietro verso la laguna e più lontano verso le Alpi raccomanda di non indugiare oltre, il tempo sta cambiando in peggio, lo scoprirà il giorno successivo l’equipaggio del DiPiù che concluderà tragicamente sugli scogli di Rimini e con un pesante tributo di vite umane la sua navigazione.Il diario di bordo si conclude qui, adesso inizia il periodo di regate transadriatiche da conciliare con il lavoro alla ricerca di quel sano equilibrio che la natura insegna quando si riesce ad ascoltare.Buon vento!  Lucio Battisti - Vento nel vento