Da zer0 a me

Non correre Papà


La Coppa d’Autunno, meglio nota come Barcolana, che si tiene ogni seconda domenica di Ottobre con il poco o molto vento che Dio concede al golfo di Trieste, è anche per me una tradizione. Sono abitudinario in modo patologico, spesso una cosa che riesce bene la prima volta cerco di farla diventare un rito del tutto personale. Con questo criterio trovo sempre e non scordo mai le chiavi di casa o dei veicoli che stanno sempre nelle solite tasche allo stesso modo. Quando lavoro indosso sempre una camicia con taschino per tenere il cellulare, così anche senza suoneria posso sentire la vibrazione e capire che mi stanno chiamando. Anche se qualcuno dice che non va tenuto sul cuore (non ci sono evidenze scientifiche al riguardo ma solo dicerie) è il posto migliore perché sia davvero utile, altrimenti lo dimentico. Del resto non lo uso solo come telefono, amo la tecnologia e ne approfitto per la sua capacità di essere agenda, blocco per appunti, strumento di consultazione di disegni e documenti di lavoro, ma anche libreria da leggere nei momenti di attesa negli uffici pubblici o nei momenti liberi… e naturalmente per ascoltare musica.È imminente la Barcolana dicevo, quest’anno come in alcuni dei precedenti ci arriverò su strada, per godere comunque del mare e di quella folla immensa di innamorati della vela, giusto il tempo della regata, con quella testardaggine che mi porta da molti anni a volerci essere anche con poco tempo a disposizione e con la fretta che deriva dalla necessità di dover lavorare fino all’ultimo.Una volta pronta la sacca e dedicati i saluti ai miei cari riceverò la solita raccomandazione: Papà non correre!A differenza della barca, in macchina non lo faccio mai, rispetto i limiti e approfitto della poca tecnologia del mio vecchio Toyota per innescare il Cruiser e tenere una velocità costante sotto i limiti di legge. Quando arriverà il momento comprerò un’auto nuova, di quelle che sanno stare entro le strisce e mantengono la distanza di sicurezza senza bisogno del pilota, almeno fino a che non inventeranno qualcosa che come un treno del tutto personale ti porti a destinazione senza bisogno di fare altro che rilassarsi e godere del panorama che scorre.Una volta a bordo della barca invece sarà diverso, con la consueta amichevole sfida profumata di adrenalina, con il vento cui succhiare quel decimo di nodo, provando a capire le sue bizzarrie e possibilmente godere delle raffiche che piegano la barca, dosando con parsimonia il carrello in modo da accelerare invece di sbandare rallentando. Ritroverò volti noti diventati amici, quest’anno in particolare lo skipper che lotta contro una difficile malattia, ma che con ostinazione, che posso capire perfettamente, vuole esserci ancora una volta, prima di affrontare una competizione molto più difficile e con in palio la posta più alta.Non so se questo sarà l’ultimo atto di mare sportivo della mia stagione, intanto ringrazio la vita di questa possibilità e aspetto con la dovuta pazienza il momento di partire per Trieste, con la gioia nel cuore e una canzone tra le labbra, ma… senza correre.Buon Vento!