Da zer0 a me

Frank Lloyd Wright


Parlando con un amica di progetti e di case, ho rispolverato i miei modelli studiati in gioventù ripensando agli stili proposti dalle grandi menti dell’architettura contemporanea. Approfitto così per ricordare, e nuovamente meditare, uno dei miei preferiti in assoluto: Frank Lloyd Wright, il propugnatore della Architettura Organica.
Tra i suoi capolavori restano alcuni edifici celeberrimi come il Museo Guggenheim a New York, dove l’ideazione del percorso espositivo si fa struttura ed è il percorso del visitatore a modellare, di conseguenza, la forma dell’edificio. Di Wright apprezzo soprattutto la compenetrazione tra l’edificio e l’universo circostante, la fusione dell’elemento artificiale in quello naturale senza una soluzione di continuità.Il suo lavoro più impressionante, la casa Kaufmann, meglio nota come la casa sulla cascata, è la realizzazione solida di questo sogno. L’edificio perde parte della sua compartimentazione interna e inventa livelli e spigoli che si adattano perfettamente allo scenario preesistente della cascata, questa diventa a sua volta una parte essenziale della costruzione, dettandone la direzione e la volumetria. Anche gli ambienti interni, realizzati con materiali del tutto naturali, si compenetrano in questa fusione, come ad esempio il pavimento in roccia viva, che con le sue ondulazioni richiama quelle del torrente sottostante. Le aperture verso l’esterno, gli scorci e gli affacci, rendono il bosco un elemento connaturato a quelli interni e la presentazione del complesso architettonico è totalmente armonica.
Wright è anche l’ideatore dei grandi aggetti e dello sviluppo orizzontale dell’edificio, per le abitazioni resta baricentrico il camino, punto di riferimento della vita domestica, ma la spontaneità delle sue creazioni non si perde nemmeno in edifici diversi dalle abitazioni ed altrettanto famosi come l’Imperial Hotel di Tokyo.
Ancora più interessante la sua modellazione di edifici tipicamente cittadini ed industriali
come il complesso Johnson Wax a Racine, che chiudono lo sguardo verso la città, vista come un ambiente artificiale e poco piacevole, per cercare la luce direttamente dall’alto, come in una intricata foresta di pilastri simili ad alberi.Non so come la mia amica costruirà la sua casa, i dettami del mercato edilizio sono oggi rivolti alle logiche di profitto, i canoni più apprezzati sono quelli del risparmio piuttosto che quelli estetici, ma la ringrazio per questo momento di fulcro, posto tra i ricordi dei sogni giovanili e le speranze di costruire qualcosa di bello nel futuro.