Da zer0 a me

Divide et Impera


Cosa metta in relazione l'operazione della divisione, la sociologia ed i miei pensieri bizzarri è presto detto, tutto nasce dalla risposta di Aikoyuki ad un mio commento, parole che mi hanno fatto riflettere sull'applicazione della divisione per i bambini e per i grandi.Una differenza metodologica in effetti c’è, ha perfettamente ragione. I grandi imparano che quella cosa difficile è in realtà una moltiplicazione mascherata, succede quando si prende confidenza con le frazioni ed i reciproci. I piccoli invece hanno bisogno di risultati semplici ed insieme precisi, così finiscono anzitempo la divisione con il resto.Allora è questo che mi fa pensare, il resto della divisione è cosa bellissima e Gesù non aveva torto quando diceva che il mondo è dei piccoli e dei semplici di cuore. Cosa ci vedo io in questa differenza di calcolo?La divisione dei grandi spartisce tutto, quello che non è mio appartiene a qualcun altro, si fanno le parti precise fino alle briciole. Il resto invece, questa geniale invenzione, non è di nessuno e rimane lì a disposizione di tutti, intero, perfetto, capace di far quadrare anche la prova del nove, senza bisogno di arrotondamenti, periodicità e altre diavolerie.Il mondo ha bisogno di meno divisioni, se proprio si devono usare ci devono essere quelle con il resto, che lasciano una quota di proprietà di tutti, che non diventerà mai di nessuno.In questi giorni ho azzardato un commento a sfondo politico, con il grande timore che porto sempre in cuore di seminare divisione e quindi non costruire, come invece la mia vita mi chiama a fare. Alla politica manca il senso del resto, che forse nel nostro paese, sovvertendo le regole più elementari dell’algebra, risulta una quota più grande del divisore.
È il numero che indica la gente che non sta per forza da una parte contro l’altra, ma che vorrebbe fare quadrare la prova del nove del vivere assieme, lasciando qualcosa per tutti, sperando di vedere in cambio altrettanto, con rispetto e con la capacità di sentire le esigenze altrui, come parte indivisa delle proprie.Cercherò di non parlare più di politica, come di solito non parlo mai di calcio, anche di questo ne capisco poco, perché mi pare che gli schemi siano più complicati del necessario e per questo sono spesso di ostacolo. Divide et impera… ho scritto un libro partendo da questa frase, è stato molti anni fa.