Da zer0 a me

Randori


Durante l’ultima lezione nel Dojo ho avuto modo di confrontarmi con una amica praticante su un punto del percorso che tutti inevitabilmente calpestiamo: i troppi pensieri. Come sempre accade nella personalizzazione di un’arte, ci sono mille parametri e mille punti di riferimento da tenere presenti. Sono troppi perché possano coabitare assieme, contemporaneamente, nella testa. Da questo nasce lo sconforto e il timore di non poter seguire ogni cosa, di capire tutto… capire anche e soprattutto nel senso di contenere, di fare proprio.Così anche la mia giornata è spesso piena di pensieri diversi, di preoccupazioni di differenti colori, di domande che si affollano assieme e incalzano come nemici ai quali devo porre rimedio con un colpo giusto, una risposta saggia, che tenga conto di tutte le condizioni al contorno, poterlo affrontare in modo logico mi pare una impresa impossibile.Vedo queste due situazioni in modo parallelo, è un randori, un allenamento contro molti avversari assieme, nel quale è impossibile una pianificazione razionale, ma si deve costruire una ragnatela di improvvisazioni basate sull’intuito, sulla sensibilità sempre da affinare, sull’equilibrio nel mantenere una posizione di distacco. Sto iniziando a capire che mentre tutto questo accade la cosa migliore non è focalizzare il pensiero, trovare la concentrazione assoluta enucleando il primo problema e tenendo in luce solo quello, ma allargare la mente e svuotarla. Come saggiamente consiglia anche Nobutada nel film l’Ultimo Samurai, la soluzione è rinunciare al pensiero e lasciare la mente libera di adattarsi come acqua, vedere la situazioni delle diverse gocce come un liquido unico nel quale cercare la trasparenza.
Così invito la mia amica, quando a lezione il vassoio delle pietanze è troppo ricco, a scegliere le più appetitose, a dare un morso a ciascuna, ma soprattutto ad ammirare la tavola imbandita nella sua completezza, senza provare il desiderio vorace di mangiare tutto, ma nutrendo gli occhi di uno spettacolo armonioso, che oltretutto non è difficile da digerire.