Da zer0 a me

L'Aquila è atterrata


Fammi volare fino alla luna,e fammi giocare tra le stelle.Fammi vedere se è uguale saltare su Giove e su Marte.È successo quarant’anni fa, a otto anni la vita imprime ricordi che restano vividi in modo incancellabile. Come ho già raccontato, da piccolo sognavo di fare l’astronauta, una spinta colossale è arrivata dopo avere vissuto quella notte in compagnia di Neil, Michael e Buzz. A partire dalla cena, consumata in fretta, si sono sgranati collegamenti da Houston, con la voce graffiante di Ruggero Orlando e commenti dagli studi RAI, dove gli occhialoni di Tito Stagno lampeggiavano notizie sempre più incalzanti. Ed ecco l’emozione dell’allunaggio, con la fase finale condotta in modo manuale da Armstrong per evitare rocce impreviste; quindi il bisticcio a distanza tra Tito Stagno e Orlando sul momento del contatto…Ancora sei ore e mezzo di attesa, con bollettini rassicuranti a separare la messa di onda di film di fantascienza tra i più classici: Ultimatum alla Terra, il Pianeta Proibito, l’Invasione degli Ultracorpi.Ricordo il tentativo fallito di mandarmi a letto una volta scoccata la mezzanotte, un pomeriggio passato a dormire per accumulare energie sufficienti e l’emozione per l’evento quali miglior passaporto per ore indimenticabili. Infine ecco apparire quella figura in bianco e nero che scendeva la scaletta, per poi saltellare come un coniglio delle favole in un nuovo mondo delle meraviglie: la Luna.Delle pagine che la storia permette di vivere questa è rimasta come una delle più belle, ne ho parlato spesso con i miei studenti, che non hanno avuto queste iniezioni di fiducia verso il futuro costruito con passione e tecnica audace, assieme all’orgoglio di sentirsi parte di una avventura da protagonisti. Ho commentato con loro quelle semplici parole piene di un impegno colossale: “Veniamo in pace per tutta l’umanità”.Un progetto ancora da completare, più ardito dello sbarco nel mare della Tranquillità. Anche per questo ci è data la Luna, non solo per riporre sogni, ma per mescolarli amalgamandoli nella preparazione di uno ancora più grande, che allarghi i nostri confini ad un mare scuro fatto di silenzio e di miliardi di luci sfavillanti, come fari lontanissimi, da percorrere con un’arca che veda assieme sotto allo stesso tutte le forme migliori della vita.Ma forse ancora un pastore dell’Asia continua a chiedersi: “Che fai tu luna in ciel, dimmi che fai”.