Da zer0 a me

Bora


Di cosa parlano i marinai una volta nel porto alla sera, con un immancabile sorso di vino tra le mani? Prima o poi parlano delle tempeste che hanno incontrato. Se sono marinai, di quelli veri, raramente si vantano di atti coraggiosi o di sfide al limite del possibile, quasi sempre sono degli ex voto alla buona sorte che ha risparmiato avarie alla barca nei momenti più critici ed alla stessa fortuna alzano volentieri il bicchiere.Conoscere le tempeste è comunque inevitabile se si desidera capire il mare, che annuncia con molto anticipo i suoi cambiamenti d’umore. Ci sono poi le tempeste di giorno e quelle notturne, dove le nuvole coprono la luna e le onde sembrano sempre più grosse e più cattive di quelle che puoi vedere di giorno. Dove i lampi lasciano visioni di un attimo ed una strana luce sotto all’acqua che richiama antichi presagi.Navigando sotto costa è molto più facile trovare un anfratto protetto ed evitare di essere sorpresi da venti tenaci come la Bora, che trascinano con il loro impeto gli spruzzi rubati alle onde, creando un mantello bianco che volteggia appena sopra la superficie. Osservare questi spettacoli, prudentemente ridossati all’interno di una baia riparata, consente di aggiungere qualche racconto per il ritorno a terra ed allo stesso tempo conservare il buon umore, aspettando con la dovuta pazienza che passi. il contatto la tempesta rinnova il senso della dimensione umana, la tenace fragilità che ci permette grandi imprese solo nel rispetto delle forze della natura. Nei racconti dei marinai manca quasi sempre la descrizione del ritorno o dei porti al di là delle acque, porti che a ben vedere si assomigliano quasi tutti; i ricordi parlano del vento e delle onde, e di quel mondo difficile da trasformare in parole perché sempre diverso e sempre in movimento.In una sera di questo viaggio ho visto anche io passare la Bora, pronto al suo arrivo nel migliore dei modi, con un buon ancoraggio ed il bicchiere sollevato, come a volerla propiziare per il prossimo incontro.