Da zer0 a me

Non a caso Beethoven


Convalescenza:stancarsi gli occhicontemplando le rose(Masaoka Shiki)
Mi inchino di fronte alle necessità della vita, che nelle sua ricerca di equilibrio mi fa attraversare scompensi di salute e periodi di convalescenza. Lo faccio ringraziando quel mistero che, nonostante la mia affezione per la fisica quantistica basata sul calcolo probabilistico, mi porta a verificare in modo costante una concatenazione degli eventi che si colloca molto lontana dal centro della campana di Gauss.Nel tornare con molto desiderio a scrivere su queste pagine dopo giorni pensierosi, scopro che il brano musicale che pensavo di usare come sottofondo è lo stesso usato nel post che precede: una predestinazione. Volevo parlare di Beethoven e della sua straordinaria capacità di narrare con la musica anche gli eventi della propria esistenza, ecco il perché della sua composizione Quartetto d’Archi Op. 132 ed in particolare di questo terzo movimento dallo stesso intitolato: Heiliger Dankgesang ein Genesenen an die Gottheit, in der lydischen Tonart (Ringraziamento offerto alla divinità da un guarito, in modo lidico). Un brano scritto nella tarda primavera del 1825, dopo un lungo periodo di cattiva salute. Mi accarezza ogni volta l’incredibile semplicità della tessitura musicale ed assieme la sua efficacia, fino al brillare cromatico del crescendo, sul quale la mano dell’autore ha aggiunto il commento scritto: “Sentendo nuova forza”. È la conclusione ideale di questa preghiera di note che ringrazia per la ritrovata armonia del corpo e dell’anima, e lo fa con un impeto di gioia che solleva lo spirito.Perdonerete spero questa ripetizione musicale, è un mio modo di ringraziare il genio musicale di Bonn per le sue armonie che mi hanno tenuto compagnia nelle notti più lunghe, portando tra i pensieri cupi baluginii di luce e carezze di conforto.