Da zer0 a me

Inchiostro silenzioso


 Ieri ho incontrato l’arte dello Shodo: la calligrafia orientale. L’ho incontrata assieme ad altri amici praticanti di arti marziali che inevitabilmente popolano appuntamenti come questo, il tutto è avvenuto grazie alla disponibilità della mano sapiente di un grande interprete italiano di questa arte, evolutasi molto lontano da noi nello spazio ed anche nel tempo: il maestro Nicola Piccioli.  Scopro così che il pennello carico di inchiostro non assomiglia nell’attitudine mentale a quello della nostra pittura, fatta di abbozzi e ritocchi, fatta di trame costruttive, poi di ombre ed infine di colori. Ha l’umiltà di possedere solo un colore, il nero, a contrasto con il foglio chiaro, ed ha la caratteristica invero musicale di possedere l’espressione di un gesto incancellabile, incorreggibile ed irripetibile, proprio come il suono di uno strumento musicale che non può correggere le proprie note una volta che sono emesse. Tantissima gestualità mi ricorda l’esecuzione di uno strumentista, il cercare il vuoto e il silenzio nella mente prima dell’inizio, poi l’assecondare con il corpo la creazione della mente, in ritmi che attraversano fasi dolci ed ancora impulsive, ma sempre cariche di energia, un’onda emotiva percepibile anche da un profano come me.Questo è lo Shodo: la via della calligrafia, una via niente affatto diversa da quella della spada, per l’attitudine mentale e per la serenità che conferisce dopo la furia dei pensieri da dominare e scagliare come dardi o come lame. Due ricordi si legano a questi pensieri: il film Hero, dove il maestro di spada è anche un eccezionale calligrafo, che in fondo trova estensione naturale del proprio corpo in una punta intinta di inchiostro o di acciaio scintillante, fino ad ottenere creazioni armoniche.  Ed ancora mi richiama alla memoria un Haiku del grande poeta Basho che, grazie al pennello del maestro Norio Nagayama, vi mostro nell’immagine che segue; esalta i versi originali in una estensione grafica più bella di un disegno, perché non è fatta di immagini, ma di emozioni; la poesia racconta di questa stagione e dice:
Aka aka to hi wa tsurenaku mo aki no kaze Rosso, più rosso ferisce il sole, c’è vento d'autunno