Da zer0 a me

Amarcord


Ci vuole l’Autunno che soffi sulle braci del cuore.Questa mattina andavo frettolosamente bucando il vento freddo che viene da Trieste, ma che qui cambia nome, la Bora: furia femminile che fa chinare i flutti sotto al suo grido aspro, nel suo percorso sul mare si trasforma in Furiano, vento viceversa maschile che gonfia le onde romagnole e le rende tanto severe da scoraggiare la navigazione. È arrivato l’Autunno che mi è caro, sotto al cappuccio, la vista limitata ai passi ritmati, attraversavo i portici di prima mattina ed ecco l’incanto dell’imprevisto.Nonostante l’ora antelucana, l’orecchio viene catturato dal suono di una fisarmonica: è il celebre pezzo di Nino Rota colonna sonora del film Amarcord. Trovarlo lì, sotto ai suoi portici di Rimini, suonato in cambio di un modesto spicciolo è una carezza che sa di meraviglia, con un sapore appena agrodolce, ma delicatissimo, che mi ricorda l’Aki Bancha, il Thé verde d’Autunno, quello che si raccoglie di questi tempi nel sud dell’Isola di Kyushu: un Thé che cresce all’ombra e regala un sapore che sa di antico. Altrettanto polverosa è l’evocazione di ricordi di questa musica inattesa ma gradita, che appartiene come un inno all’immaginario della mia città, a quel film tributo del grande Federico, che sa raccontare, con maggiore efficacia di quanto possano le mie povere parole, il sapore dell’Autunno: quando riecheggia la nostalgia dei suoni dell’estate così da spingere il desiderio a prolungarli, quasi come in un valzer ballato da soli che non può finire con la chiusura della stagione, ma ancora gira… e gira.