Da zer0 a me

Paura di perdersi


Stringi le mie mani, non aver paura lascia indietro il fondo dove l'acqua è fredda e scura e ti aprirò il mio cuore come una casa al mare se tu vorrai restare(Gianni Morandi)
Oggi parlerò di paura, solo per oggi di una paura non mia, che desidero sviscerare e capire meglio.Parlerò di paura, perché è una dote preziosa del cuore umano, una dote irrinunciabile, che ci può schiacciare o farci scoprire potenzialità nascoste, va usata bene. Io vedo le paure come le onde, possono essere così alte e minacciose da impedire di affrontare il mare, oppure possono essere capite ed assecondate e alla fine cavalcate per viaggiare più veloci nei frangenti della vita. Per questo ritengo fondamentale dare sempre un nome e una figura alle proprie paure, io cerco di fare così.Quella di oggi è la paura del futuro incerto incastonata nella frase che ogni tanto mi sento rivolta, dice: “Ho timore di perderti”.A prescindere dalle condizioni al contorno che fanno di me un animale abitudinario e certamente stanziale, e ancora dal fatto che non ricordo di avere mai lasciato andare per mia intenzione qualcosa o qualcuno alla deriva, oggi vorrei provare ad esprimere un pensiero letto su pagine buddiste che è diventato anche mio.Ogni gesto, attenzione, e pensiero nei miei confronti lo vivo come un regalo, come in un dono appunto non contano le dimensioni e il valore materiale è insignificante. Conta il gesto spontaneo di chi ha dedicato una emozione delle proprie perché diventasse anche mia. Credo sia una buona condotta quella di ringraziare per un dono ricevuto, senza che ciò  implichi la pretesa che questo debba replicarsi: allo stesso modo idealizzo l’amicizia. Ogni momento è un dono gratuito ricevuto, pretendere che possa perpetrarsi è togliere quell’anelito di libertà che deve essere il motivo fondante del condividere la vita, va piuttosto riconfermata, attimo per attimo, con la spontaneità che la rende preziosa e insostituibile. Forse per questo non ho paura di perdere le persone, nemmeno quelle care. Non nego che quando è successo ho provato un senso iniziale di vuoto, ma è il riverbero cupo del mio egoismo che non onora quanto ricevuto, ed è una strada dove pongo impegno per migliorarmi. Del resto, basta guardare nel cofanetto del cuore per trovarlo luminoso di gemme, allora trovo sbagliato contarle per vedere se potevano essercene di più, o preoccuparmi per quelle che il futuro vorrà aggiungere, ognuna di quelle presenti genera riverberi incancellabili, ciascuno meraviglioso.Vorrei rassicurare in questo modo per niente logico chi ha paura di perdermi, io non tratterrò la sua mano se mai dovesse sentire il bisogno di una distanza diversa, no non lo farò.Aspetterò senza fretta e con molta speranza l’eventualità di un ritorno, sempre sulla stessa spiaggia dove chi mi conosce sa ritrovarmi, con la forza di una nuova onda capace di ricongiungere quello che la risacca a volte allontana, annientando le distanze in un nuovo slancio pieno di spuma: il tempo cancella molte cose ma non il rumore del mare.