Da zer0 a me

Coro meo


In questi giorni la mia attenzione è spesso focalizzata sul concetto di Tempo, del trascorrere di quegli istanti preziosi che goccia a goccia creano il corso della vita: prima torrente, poi fiume, fino all’incontro con il mare. Il tempo attraversa quindi i miei pensieri dopo l’esperienza vivificante della montagna, dove la giornata di vacanza prende ritmi di vita tanto diversi da quelli abituali in riva al mare.Sono tradizionalista: quando trovo un posto che mi piace, popolato da persone con le quali è facile armonizzarsi, cerco di tornare ogni volta che posso. Anche quest’anno ho scelto i visi amici di un rifugio in quota sopra Folgarida, ho scelto un posto che, quando cala il sole e si fermano gli impianti di risalita, rimane sospeso lontano, sopra le luci cittadine, confortato dal brillare di migliaia di stelle e più tardi dal fuoco della legna nel camino con un buon bicchiere in mano.In un posto così è impossibile non ascoltare la sinfonia della montagna, fatta di vento e subito dopo di silenzi, fatta di momenti che danno alla parola tempo il senso tattile di una trapunta che avvolge di calore il rosario dei respiri, una coperta leggera che non fa sentire mai il suo peso.Attraversando queste emozioni risulta impossibile per me non entrare in quella magia speciale che è il canto alpino, perché a questa armonia il cuore desidera partecipare ardentemente e aggiungere la nuvola del proprio sospiro, possibilmente sotto forma di canzone.Coro Meo: in sardo vuol dire cuore mio, ma io lo leggo come coro mio; anche quest’anno, ma questa volta ancora di più, un gruppo corale alpino che ho avuto modo di applaudire tanto nelle visite precedenti, mi ha offerto con seducente spontaneità la possibilità di cantare con loro per l’uscita dell’Epifania, che qui, oltre alle tradizionali torte, calze e befane, conserva il sapore della manifestazione meravigliata radice più vera della festa, scivolando con gli occhi su quei capolavori del Creatore che sono le Sue montagne, questi monti più pallidi soprattutto, che si incendiano di tramonti e aspettano l’alba per scintillare con spilli di luce. Ho così partecipato alle prove nei giorni imminenti, liberando nella notte della Rivelazione la voce, con le melodie che la dolomite accoglie come una cassa di risonanza: ed è stato certamente un momento senza tempo, uno di quelli che ha un inizio per non finire mai più.Adesso sono di nuovo qui, con l’agenda che richiede promesse ed impegni, con tempi contingentati, con scadenze ed altre cose che sono solo invenzioni umane delle quali è importante per me capire la necessità ultima. Io che di solito sono sempre puntuale, che sento il sincronismo delle lancette come un monito a rispettare gli appuntamenti, proprio oggi mi regalo questa pausa salvifica staccando, per pochi minuti preziosi che non voglio contare, la mente dai numeri, dai grafici e dalla nebbia di mare, per tornare un attimo (quantità meravigliosa non commensurabile) sopra le nebbie delle valli, dove la neve fa coriandoli di luce e la voce dell’uomo riverbera tra i pini, con il canto di una canzone che non muore mai.Cantiamo :)Cantare - I Crodaioli di Bepi de Marzi