Ci sono canzoni fatte apposta per appartenere a qualcuno di noi, quasi mai a tutti. È un processo osmotico che le porta vicino alla pelle e da lì, dentro, non so di preciso dove, certo a far parte del nostro DNA. Una volta tanto non cito Branduardi, ma un autore spagnolo che prediligo: Joan Manuel Serrat, dalla vita ostinata e non priva di momenti difficili, dalla poesia immediata e carnosa. La canzone che propongo si intitola Mediterraneo, nella versione cantata assieme all’amica Ana Belén, parla di quel denominatore comune di tanti popoli che si affacciano sullo stesso universo salato: il Mare Nostrum. Chi viaggia per mare ritrova spesso la medesima sensazione anche nei porti lontani, un'emozione fatta degli stessi odori, colori e rumori. Viaggiando per il Mediterraneo cambiano le lingue ed il colore della pelle forse, non cambia la consapevolezza di essere un’unica identità, plasmata dalle onde di questo mare che ha bagnato tanta storia e tante vicende umane. Esiste di questa canzone una bellissima versione italiana, cantata da Gino Paoli nel suo album I semafori rossi non sono Dio, che contiene 12 brani di Serrat per l’adattamento poetico di Lorenzo Raggi. A modo mio, invece, propongo una traduzione più fedele all’originale. Buon ascolto.
Forse perché la mia fanciullezza continua a giocare nella tua spiaggia e nascosto tra le canne dorme il mio primo amore.
Porto la tua luce e il tuo odore in qualunque posto vada, e ammucchiati sulla tua sabbia conservo amore, giochi e pene.
E ti avvicini, e te ne vai dopo aver baciato il mio villaggio. Giocando con la marea te ne vai, pensando di tornare.
Sei come una donna profumata di pece, che si rimpiange e si ama che si conosce e si teme.
Io, che nella pelle ho il sapore
amaro del pianto eterno
che hanno speso in te cento popoli
da Algeciras a Istanbul
perché dipingi di azzurro
le loro lunghe notti d'inverno.
A forza di disavventure,
la tua anima è profonda e oscura.
Ah, se un giorno, purtroppo per me
mi viene a cercare la parca,
spingete in mare la mia barca
con un Levante autunnale
e lasciate che il temporale
disfi le sue ali bianche.
A me, seppellitemi senza dolore
tra la spiaggia e il cielo
Ai tuoi tramonti rossi
si abituarono i miei occhi
come una curva alla strada
Sono un cantore, sono un bugiardo,
mi piace il gioco e il vino,
ho un’anima di marinaio
Che ci posso fare, se sono nato in Mediterraneo...
Il mare ha sempre avuto un grande fascino su di me. Soprattutto d'inverno o comuque fuori dalla calca estiva. Se potessi comprerei una casa in riva al mare e ci abiterei dalla fine di settembre ai primi di giugno. Forse un giorno questo mio sogno potrà avverarsi, chissà, è uno dei tanti e la lista è lunga....Un abbraccio e una buonaserata Massimo.
Tutti noi siamo fatti di mare, di acqua e di sale, e da questo liquido salato nasciamo, forse per questo il mare rimane il richiamo verso l'origine. Spero che arrivi presto per te il giorno in cui avere, se non una casa, almeno un Ufficio in riva al mare.
Brividi, questo medley che ripercorre il cammino artistico di Renato Fiacchini è da brividi, pensando a lui al mare mediterraneo e al nostro futuro… ci sta bene anche questa non credi?