mi sa ke nn esisto

Casa mia, casa mia...


“Il domicilio è inviolabile”: così inizia l’art.14. E fin lì. Insomma, non si stupisce nessuno.  Soprattutto al termine di un regime che aveva ben altre priorità, che l’inviolabilità del domicilio dei cittadini. Anche se, pittoresca contraddizione, il medesimo regime aveva previsto, nel suo codice penale, ben due fattispecie di violazione di domicilio. Che resistono ancora oggi, in quello stesso codice, divenuto il codice penale dell’Italia repubblicana.Non divaghiamo. Il domicilio è inviolabile: sacrosanta affermazione.Ma per chi e per cosa, di questi tempi?I media si divertono a raccontare terrificanti vicende di aggressioni dei poveri cittadini inermi in ville isolate; la gente, anche se le ville isolate non sono appannaggio dei più, si attrezza con sbarre alle finestre. In fondo a tutto ciò, l’idea che chi entra, non voluto, nella casa di un altro, facilmente resterà impunito.Si dirà: questa norma è di stampo squisitamente liberale, era stata pensata per escludere lo Stato da ingerenze eccessive. Può darsi; epperò la portata del principio è universale. Uno Stato, che sia degno di questo nome, non dovrebbe limitarsi  a non violare il domicilio dei singoli; dovrebbe anche impegnarsi seriamente, fattivamente, perché non venga violato.