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Post N° 20

Post n°20 pubblicato il 12 Dicembre 2006 da galactico72

Crespo: "Io e l'Inter, spietati"
L'argentino e il momento magico dei nerazzurri: "In questa squadra non ho modo di sbagliare, mi basta anche un pallone a partita. La Champions? Riparliamone a febbraio"
 
A Empoli Crespo è arrivato a quota 7 gol in campionato. Reuters
MILANO, 12 dicembre 2006 - crespo si offende se lo chiamano spietato?"Detto a un attaccante non suona così male. Mi ricorda quello che diceva l’anno scorso Joe Cole: "Una palla a Crespo uguale un gol". Essere spietato per me significa essere sempre lì, dove c’è odore di gol; fare di certi movimenti il mio pane per avere le occasioni giuste. Se il senso è questo, sì: sono spietato".
Diciamo pure che è la sua essenza: dono di natura?
"In parte sì. Però con il tempo e l’esperienza si diventa più freddi: prendi al volo le occasioni che hai. Il bello di questo momento è che non ho modo di sbagliare gol: mi basta poco, a volte anche solo una palla giusta, per segnare. Era successo anche contro Reggina, Sporting Lisbona e Siena. Anche nel derby, in fondo. So che magari non sarà sempre così: intanto, me la godo".
E' più facile, in questa Inter?
"Giocare in questa Inter piacerebbe a qualunque attaccante. Io faccio in modo di meritarmelo, senza aspettare che la squadra giochi per me: semmai sono io che cerco di giocare per la squadra. È il mio modo di vedere il calcio: preferisco cento volte giocare male io, purché giochi bene l’Inter".
Un attaccante come gioca per la squadra?
"Provo a riassumere così: per capire come gioca Crespo bisogna venire allo stadio, non basta guardare la sua partita in tv. Il gioco senza palla, certi movimenti, si capiscono solo così. Con qualunque compagno giochi in attacco, io faccio gol, ma lui anche: lo dicono i numeri, non solo quelli di quest’anno. Prendiamo Ibrahimovic: fa cose straordinarie di suo, tipo il gol di Parma, ma avete fatto caso a quanto sta tirando in porta".
Di sicuro il Milan sta facendo caso a quanto continua a segnare Crespo.
"Non è nel mio stile parlare quando tutto va bene. Dico solo che ognuno fa la sua strada e prende le sue decisioni".
Ha sempre detto: i gol non si contano, si pesano. Però domenica ci ha tenuto a ricordare che ne ha segnati 196 in Europa (e 126 in serie A): li conta anche, allora?
"Solo perché mi avevano stuzzicato in tv. Se c’è una cosa che mi piace del calcio italiano è che non puoi mentire di fronte ai numeri: se fai la punta, o fai gol o fai gol. Non si scappa".
Spietato, appunto. Un po’ come l’Inter: le vincete tutte fino a Natale?
"Ci proviamo, ma per ora pensiamo al Messina: se vinciamo, possiamo guadagnare altri punti sulla seconda o sulla terza. O magari su tutte e due. Il bello della nostra classifica è poter pensare solo a noi stessi: gran cosa".
E' per quello che ormai date una sensazione di sicurezza disarmante?
"Sappiamo di essere forti, con una rosa straordinaria — a Empoli c’erano sei assenti, e che assenti — e soprattutto di avere una grande chance. Ora sappiamo anche di essere il miglior attacco e la terza miglior difesa del campionato. Sa come si chiama questo?"
Ce lo dice lei?
"Si chiama equilibrio. La nostra filosofia è sempre stata quella di segnare il più possibile: non l’abbiamo abbandonata, ma ora subiamo molto meno. Ci sono partite in cui non ci tirano mai in porta: abbiamo preso due gol nelle ultime sei partite; domenica a Empoli, per cercare la porta, Vannucchi ha dovuto prima fare una serpentina pazzesca".
Davvero la chiave è stata vincere il derby in quel modo?
"Ci ha reso forti, è vero. Ma a volte aiuta anche soffrire: le due sconfitte in Champions ci hanno fatto molto bene. E poi il tempo: sapevamo dal primo giorno di valere, ma ci serviva del tempo da passare insieme per diventare un gruppo".
Forti abbastanza da provare a vincere sia campionato che Champions League?
"La Champions è particolare: in una notte puoi sognare o andare a casa. Andiamo piano, siamo solo a dicembre: riparliamone a febbraio, se le cose continueranno ad andare in un certo modo".
Molto prudente o molto realista?
"Entrambe le cose, il giusto. L’ho imparato l’anno scorso con il Chelsea: eravamo a +15 in campionato, sembrava dovessimo prenderci tutto, Premier, Champions e anche FA Cup. Poi invece il Barcellona ci ha eliminati e a tre giornate dalla fine dovevamo ancora vincere il titolo, con lo scontro diretto con il Manchester da giocare. Sognare si può, ma con i piedi per terra. Soprattutto se si tratta dell’Inter e dei suoi tifosi: hanno già sofferto abbastanza

 
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