LE MIE POESIE

QUEL VENERDI'...giù


 E' venerdì Santo, non troverete la solita poesia,ma scriverò altro. Per tanti anni ho partecipato con devozione alla processione del mio paese, era una sorta di fioretto che dovevo fare e nulla e nessuno mai, poteva fermarmi, alle 18 ero già li al mio posto, la chiesa aperta e i fedeli iniziavano a prendere posto, dovevo farmi perdonare dal Signore i miei piccoli peccati, portare insieme ad altri tre ragazzi, la statua di Gesù morto per tutto il tragitto, senza essere sostituito, non era semplice, la strada era tanta, ricordo il dolore che accusavo, che lentamente aumentava, spesso al cambio dei passi, aumentava, ma niente e nessuno mai mi avrebbe fermato, dovevo farlo e basta, mentre tornano in mente istanti e fotogrammi della mia vita indissolubili al tempo, ho chiuso gli occhi e dato sfogo alla mia immaginazione. Buona lettura e Buon Venerdì Santo a voi che vi fermate.Giuseppe Morelli. Quel Venerdì Oggi il tempo è bello fa caldo, deciso e duro come una roccia, vado al mercato, esco e mentre assaporo l'aria, mi rendo conto che è accaduto qualcosa, soldati a cavallo di gran fretta mi passano accanto, la loro arroganza è trasmessa anche a quelle povere bestie, mi scanzo per non essere travolto, gente che corre e grida, ma non capisco cosa, fermo un tizio per il braccio, e con le lacrime mi dice "lo crocifiggono", gli chiedo " chiii " e lui con uno strattone, si allontana e corre via, mi giro e la via che solitamente è piena di gente, commercianti che trattano affari e discute, litigano per ogni cosa, è deserta. Più mi avvicino alla piazza, più le grida di una folla lontana aumenta, che confusione, che accade mi chiedo, le strade son deserte, il mercato sempre pieno è vuoto, tutto abbandonato a se stesso, fa un caldo terribile, vedo solo galline , cani, qualche asino lasciato solo, che approfitta mangiando ciò che vede sui banchi della frutta, a loro volta abbandonati in fretta. Cosa può essere accaduto di così importante, per far si che la gente abbia abbandonato i loro affari per altro ? Sento rumori e grida venire dal fondo della piazza, li c'è la grande porta che da sul mercato, le urla provengono dalla via che attraversa la città, mi allontano dai banchi deserti, con passo veloce, curioso di sapere, vado dove la confusione mi giunge più forte all'udito. Giunto sulla via, la folla si accalca sul ciglio della stessa, tento di capire, di vedere, niente, chiedo, urlo, sono così presi, gridano più forte di me, nessuno mi risponde, come fossi trasparente, non mi vedono, c'è chi piange, chi ride e chi addirittura lancia parolacce e inveisce, ma non capisco il perché ! contro chi ?mi abbasso e guardo tra le gambe, è impossibile, così decido, come un ragazzaccio di altri tempi, mi infilo tra di loro, strusciando tra la polvere, finalmente, in quella assurda posizione, rischiando d'essere calpestato, da sandali sconosciuti, riesco a vedere sollevando la testa, c'è un uomo che risale lentamente la via, viene verso la mia posizione, trascina con molta fatica, un palo pesante, tra due fila di soldati a cavallo, alcuni a piedi, armati di lance e scudisci, che tengono lontana, la folla incuriosita e agitata, l'uomo ha del sangue in volto e sulle braccia, fuoriuscito da ferite inferte sulla schiena e alla testa. E' caduto a pochi passi da me, lo vedo bene, ha sul capo una corona di spine ,per un attimo ha sollevato il capo e mi ha guardato, è disperato, in quei pochi istanti mi è sembrato che dicesse qualcosa, forse vuole che lo aiuti, consapevole di ciò che accade, allungo il braccio, ma la mia mano non arriva a sfiorarlo, una donna è riuscita a passare tra le gente eludendo i soldati, gli ha asciugato il volto, ma è stata allontanata subito in malo modo, lo frustano per farlo rialzare, ogni frustata che riceve, il suo corpo sussulta per il dolore, quella scudisciata sì violenta, l'ho accusata anche io per un'istante, come si può fare tutto questo e in nome di cosa, si riesce a rialzare, ma non ce la fa, è allo stremo delle forze. Un centurione sceglie un uomo tra la folla, lo obbliga a prendere il palo, l'uomo solleva il pesante legno e inizia a risalire lentamente la tortuosa via, la folla si divide tra chi gode e chi soffre per ciò che accade, mi sposto più avanti, facendomi spazio tra la folla che si divide tra gente inferocita e chi piange, vorrei aiutarlo, ma in che modo posso farlo, la gente è impazzita c'è chi si batte il petto per il dolore,riesco a risalire la stradina, facendomi largo tra la gente, usando la forza che ho, non è facile, ecco pian piano sta risalendo è stanco, trascina in malo modo il corpo suo, strusciando i piedi nudi sulla pietra, anch'essi insanguinati, questa è la via che sale alla collina fuori città. Che pena mi fa , ricade e una donna, tra la folla, si fa largo e si avvicina, gli offre un po' d'acqua, ma il centurione, non da nemmeno il tempo di assaporarla, con un calcio, lo allontana, facendo cadere la ciotola e spargendo l'acqua a terra, più in la, in una curva c'è un gruppo di donne che piangono e si disperano, ma una in particolare è sostenuta dalle altre, forse la madre, povera donna, vedere il figlio in quelle condizioni, ma che avrà fatto per meritare tutto questo ? Siamo quasi fuori dalle mura della città, la gente è meno, in molti tornano indietro, è più importante il denaro, i loro affari che assistere alla morte di tre condannati, lo spettacolo per loro è già finito. Il sole batte e fa un caldo fuori del normale, penso a loro, si, perché il primo uomo, è seguito da altri due , con le braccia legate a pali più corti, anch' essi condannati a morte, come il primo, gli stanno portando su quella cima, dove le croci si alzano al cielo, ma non si torna più indietro in vita. Il tempo passa tra grida e dolori, siamo giunti alla fine del percorso, questa collina, domina la citta, ci sono delle buche già pronte, tre per l'esattezza, serviranno a mantenere i pali dritti una volta sollevati. La crudeltà dell'uomo non ha confini, spogliati dei pochi stracci e coricati sulle croci, sono stati legati i polsi e poi crudelmente inchiodati, le grida e i colpi di martello su quei chiodi che trapassano la carne, rimbombano dentro il cuore mio, ad ogni colpo sento il ferro che trapassa la mia carne, sembra stiano inchiodando me. Il sangue fuoriesce e corre lungo il legno, per ricadere a terra goccia dopo goccia,sempre più veloce nella polvere, alzo gli occhi al cielo, il tempo sta cambiando velocemente, eppure il sole era alto e senza nuvole, innanzi agli occhi miei, nubi minacciose si addensano sempre più, gli uomini dopo aver finito il loro rito, sollevano le croci una alla volta, con l'aiuto delle funi, qualcuno ha inchiodando sulla croce centrale, una tavoletta con su scritto qualcosa, ma non vedo bene, le guardie non permettono neanche alle donne di avvicinarsi, ci tengono distanti i centurioni, in molti hanno rinunciato spaventati dal tempo che minaccia pioggia, nubi sempre più oscure ricoprono il capo nostro, tra poco pioverà, il vento inizia a soffiare anch'esso, tenere gli occhi aperti diventa arduo, mentre i soldati tendono le corde e sollevano le croci una alla volta, il primo uomo è al centro, ha il viso insanguinato, si guarda intorno e poi alza gli occhi al cielo grida qualcosa, ma non capisco, si rivolge a chi a conosce già, i primi lampi illuminano il cielo a giorno, oramai sembra notte, fa paura mai accaduto è buio in pochi istanti, tuoni che squarciano l'anima, qualcuno si sta inginocchiando sotto la croce, i cavalli spaventati tentano di fuggire, e i soldati sotto una pioggia battente e spaventati anch'essi li tengono, un centurione si inginocchia e guarda l'uomo, ormai alla fine del suo tempo, il capo lentamente cala verso il basso, e un grido di dolore si leva alto dalla madre, sorretta dalle donne intorno. E' morto, vento e pioggia si scatenano, trema la terra, i cavalli si ribellano, sembra giunta la fine del mondo, guardo a terra, mi passa accanto un rivolo d'acqua di colore rosso, un soldato dice, "Diceva il giusto, era il Figlio Di Dio in terra, mi sono macchiato anche io di una morte così crudele". Scrollo la testa e ritorno al tempo mio, è solo un sogno che ho fatto a occhi aperti, per capire e vivere per pochi istanti, quel venerdì deciso già da tanto tempo prima, dal Padre Nostro. Oggi è Venerdì Santo, chiudendo gli occhi e immaginando, sono diventato spettatore anche io, di quel funesto giorno, già deciso dal Padre suo, per liberare il mondo dai peccati. Ancora oggi il mondo si macchia del sangue innocente, come tanti venerdì, continua a uccidere e inchiodare anime su colline e monti, sollevando Croci in ogni angolo della terra. Signore mio, quanti ancora debbono soffrire, prima che avvenga il peggio, allunga le tue mani, come nubi dal cielo ricolme di gioia e porta la pace nei cuori di tutti i popoli che ancora amano questa terra.Giù 18/04/201410.30Di Giuseppe Morelli (siae)Copyright registrato.(Tutti i diritti riservati ®©)