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La Piuma dell'Angelo

Post n°57 pubblicato il 15 Marzo 2012 da cav.ade
 



Una volta un angelo perse una piuma. Succede molto di rado, ogni due o trecento anni, ma succede. Quell'angelo stava volando sopra un lago solitario, dalle acque più azzurre del cielo, e intorno solo boschi e prati fioriti. L'angelo s'incantò a vedere tanta bellezza e s'abbassò fino a sfiorare l'acqua. Fu così che perse la piuma. L'acqua tremò tutta al suo passaggio e quando l'angelo s'alzò verso il cielo, la piuma era lì che galleggiava. Nessuno aveva visto l'angelo, nessuno vide la piuma. Solo una macchia di luce che brillava come argento puro e che l'acqua portò lentamente a riva. 
Passò del tempo e lì, dov'era la piuma dell'angelo, cominciarono a spuntare dei fiori. Nascevano dall' acqua, con uno stelo lungo e sottile che sembrava di cristallo e i petali trasparenti e scintillanti. Fiori così non s'erano mai visti, ma lì, in quel lago solitario, crescevano indisturbati. Nessuno vi era arrivato, all'infuori dell' angelo che aveva perso la piuma. Poi capitò un uomo in compagnia di una donna: la donna era bella e giovane, e l'uomo l'amava molto, si vedeva da come la guardava. Dovevano avere camminato tanto, perché erano sfiniti. Si fermarono sulle rive del lago e videro i fiori; lui fece per raccoglierli, per farne dono a lei, erano molto poveri e quello era il suo primo dono, ma lei disse di no. Quei fiori non si potevano cogliere, lei disse, erano troppo belli. 
Bastava guardarli. - Allora fermiamoci qui e costruiamo la nostra casa, così potrai vederli sempre, - disse l'uomo alla donna. E lei annui. Si fermarono e lui fece per lei una casa con le pietre del lago e il legno dei boschi, decorò le finestre con rami verdi e bacche, le costruì un forno per cuocere il pane e un telaio per tessere la tela, e per sé fece un aratro. - Ora non ci manca niente, - disse l'uomo e la donna annuì ancora. Ma la terra dei boschi era avara, produceva bacche e frutti selvatici ma un grano misero e stento, e la tela tessuta era sempre poca, perché il gelo bruciava gli steli del lino. Nacque il primo figlio e l'uomo avrebbe voluto donare alla donna una pietra preziosa, tanto l'amava, ma aveva in tasca solo poche monete.
Uscì sconsolato sulla sponda del lago per cogliere almeno un fiore per lei, ma il vento, che aveva soffiato tutta la notte, aveva strappato i petali alle corolle e li aveva dispersi nell'acqua. - Pazienza, - disse l'uomo, -li coglierò e ne farò una collana. Tornò a casa, prese una rete a maglie sottili e cominciò a raccogliere i petali. Ne aveva ammucchiati un certo numero, quando vide qualcosa guizzare e brillare sul fondo della rete. Guardò e vide un piccolo pesce. Non era come quelli che tante volte aveva pescato, era di metallo prezioso, di puro argento, e le sue scaglie brillavano come oro. Sbalordito e felice, l'uomo lo portò alla donna. - Andrò in città a venderlo e comprerò una pietra del colore dei tuoi occhi. Ma la donna disse di no. Un pesce così non si poteva vendere, disse, era troppo bello. Bastava guardarlo. Però questa volta l'uomo non le diede ascolto e andò in città, a vendere il pesce e a comprare la pietra preziosa. Poi, soddisfatto, tornò dalla donna. 
- Questo è il mio dono, - le disse porgendoglielo. Ma lei non sorrise. Intanto in città s'era sparsa la notizia del pesce d'argento e tanti si misero in cammino per raggiungere il lago. Buttarono reti di ogni tipo e forma e pescarono pesci di ogni forma e tipo, ma nessuno che avesse una pinna o una sola scaglia d'argento. Tuttavia non si arresero e continuarono a pescare, finché il lago si vuotò di pesci, l'acqua diventò torbida e gli steli dei fiori, spezzati, furono portati via dalla corrente e di loro non rimase traccia. La donna pensò che non sarebbero mai più fioriti e si sentì immensamente triste: prese la pietra, che aveva procurato tanto danno, e la gettò nel lago. La vide l'uomo e non le disse niente, ma da quel momento non furono più felici come prima. Passò l'estate e arrivò l'inverno, e fu un inverno di gelo e di bufere. 
Una notte il bambino si svegliò piangendo e la madre per consolarlo cominciò a cantare. Il suo canto uscì dalla finestra chiusa e se ne andò sul vento. Di lì passava un angelo: era buio pesto, soffiava la tormenta e l'angelo s'era smarrito. Sentì quella voce, dolce e pura, e pensò d'essere arrivato a casa. Seguì il vento, volò basso sul lago e solo quando fu davanti alla finestra capì d'essersi ingannato. Ma quel canto era così bello che l'angelo si fermò ad ascoltare. La donna cantò a lungo, finché il bambino non si fu riaddormentato, e l' angelo rimase alla finestra ad ascoltare. Poi batté le ali in silenzio e volò via. Forse fu allora che il vento gli staccò la piuma. 
Al mattino giaceva sul lago ghiacciato e scintillava come argento puro. Nessuno se ne accorse, pensarono a una lamina di sole; ma in primavera, quando il ghiaccio si sciolse, spuntarono dall'acqua gli steli di cristallo e rifiorirono. L'uomo e la donna non seppero mai dell'angelo, ma tornarono a essere felici. 

 
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