Messico e cose

Pedalavo...Pedalavo alla grande


Ero in ritardo come un autobus quando nevica e con un piglio da piccolo Coppi pestavo forte su e giù per le strade del mio paese, non ero solo.Sentivo il cuore che pestava forte sangue su e giù per vene e arterie e capillari e follicoli, i muscoli facevano male, incazzatissimi per il brusco risveglio, in cuffia pestava fortissimo un avvocato torinese, parlando di un ciclista di quelli di altra categoria col naso triste, gli occhi allegri e tantissima strada nei sandali del cuore. Io più modestamente scivolavo sull'asfalto prendendomi in faccia tutto il mattino freddo di un giorno di settembre, il vento mi entrava dentro oppure io entravo dentro di lui a seconda dei punti di vista. Spettatori della mia cronometro solitaria erano volti noti e distratti di uomini e donne prese dall'inizio delle loro attività mattutine,al mio passaggio, Turbo il meccanico, Braciolina il macellaio, Cecco il barista salutarono alzando braccio e saracinesche all'unisono con un non voluto effetto “ola “, che mi dette coraggio e forza per la volata. Pensai “Quando vedo la triade il più è fatto, il traguardo è dietro la curva, ora via in volata...”