Creato da: humorvitreo il 06/04/2005

Humor Vitreo
 
     
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   Messaggio N° 21 13-08-2005    
  

Il vestito (IV parte)

Pinnu e il vestito

 

Non se lo poteva perdonare. La vita gli aveva permesso di diventare vecchio nonostante la sua colpa, anzi probabilmente proprio il vivere a lungo era stata la sua massima punizione. Ma la vergogna più grande era proprio quella di essere attaccato alla vita con una forza giovanile, l’unico tipo di forza che ancora gli rimaneva era quella di avere paura della sua morte.

Presto però tutto sarebbe finito. Il primogenito di suo figlio Giuanin, Gio Batta, si stava per sposare e a lui sarebbe toccata la stessa sorte di suo nonno prima e suo padre poi. Pensò che in fondo la rassegnazione era una buona arma davanti alla paura del distacco. Si dice che è chi rimane che soffre, lui soffriva già la sua imminente assenza.

Un Giuanin insolitamente allegro, lo sorprese ad essere impaziente di andare incontro al suo destino.

 

-          Risparmiati quella faccia, son vecchio, ma lo so dove mi porti – anticipò il figlio che con un largo sorriso lo prendeva sotto braccio.

-          E allora dovresti essere contento di andare un po’ in giro, no?

-          Non mi prendere per i fondelli.

-          Ma neanche un po’ - lo zittì con una risata - vieni che andiamo a fare un giro e non ti lamentare al solito, vecchio brontolone.

-          Almeno un po’ di rispetto per tuo padre.

-          Papà siamo negli anni trenta, il mondo cambia.

 

Un sorriso bonario accompagnò la testa canuta e incredula, ma dai capelli ancora folti, del padre.

Il carro nuovo percorreva la solita vecchia strada, due binari di terra battuta separati da alti ciuffi d’erba, la stessa strada che negli ultimi sessant’anni circa aveva accompagnato i due condannati; e lui era il terzo. Il vecchio dolore che gli prendeva spalla e costato contemporaneamente giunse a consolarlo, si sentiva inspiegabilmente presente. Aveva chiaro in testa che tutto il suo vissuto precedente era nulla e che solo ora iniziava la sua vita. Ad ogni fatto che riporta alla realtà re inizia.

        

     -    Se non sbaglio è qui.

-          È qui cosa papà?

-          Non scendo qui?

-          Perché devi fare i bisogni? Reggi ancora un po’, siamo quasi arrivati.

 

Ma come era possibile! Possibile che il figlio non lo volesse lasciare solo al suo destino, non lo abbandonasse in mezzo ad un bosco e tornasse solo dopo la sua morte per buttarlo forse in un retano? Non ci volle credere troppo, l’idea lo stuzzicava a tal punto che aveva paura di chiedere conferme per timore di essere smentito.

 

-          Puoi fermarti qui – gli disse Giuanin

-         

-          Ma non devi andare a pisciare? – rise il figlio.

-         

-          Beh? Lo vuoi un vestito per il matrimonio o no? Così, Gio Batta non ti vuole sicuro. O se vuoi te ne stai a casa, soldi risparmiati…

 

Di colpo si accorse che davvero le avrebbe fatte volentieri due gocce, ma le tenne per sentirsi vivo.

 

Il carro si muoveva verso il paese e già gli alberi si diradavano per lasciare spazio ai campi. Da un pezzo non ci andava e da giovane ci andava solo per la messa e le feste. Lì aveva conosciuto la sua Giulia e lì aveva seppellito suo padre. Sì, aveva proprio voglia di rivedere la vecchia piazza di Cairo.

E poi non ce l’aveva mai avuto un vestito.   

 



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Inviato da humorvitreo @ 15:18

   Messaggio N° 20 28-06-2005    
  

Infièrenza

Infièrenza

 

E’ un segno il mio,

quello che ti lascio,

per rendermi fiero.

 

Un segno, il mio

e non fa così male.

 

E’ il tuo sguardo

che vede

l’altro lato delle cose.

 

Datti a me per ribellione,

tu che rispondi

alle mie domande retoriche.

 

Certo

non amo che me stesso,

ma il mio amore per me

non è ricambiato.

 

 

 



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Inviato da humorvitreo @ 10:32

   Messaggio N° 19 02-06-2005    
  

Il vestito (parte III)

Toiu e l’odore

 

Toiu se ne stava seduto davanti a casa ad annusare l’aria. Negli anni aveva migliorato notevolmente il suo olfatto, più o meno dal giorno della morte di suo padre. Tutto gli ricordava qualcosa e se è vero che gli odori ci portano i ricordi, lui ne aveva davvero tanti.

In quei giorni si sentiva nell’aria l’odore dei preparativi del matrimonio del nipote Giuanin: un misto di eccitazione e agitazione sommate ad un’altra componente che lo riguardava direttamente, ma alla quale aveva paura di dare un nome.

Immerso nei suoi pensieri, lo risvegliò il rumore del carro trainato dai buoi che gli si fermava davanti.

 

-          Vieni con me – si limitò a dire il figlio Pinnu.

 

 C’era qualcosa di strano in lui. Un odore indecifrabile lo avvolgeva e qualcosa gli schiacciava lo sguardo a terra. La voce gli usciva rotta.

Il vecchio rassegnato si accomodò in silenzio sul carro che si mosse dolcemente. Il rollio delle ruote di legno sul terreno scosceso gli faceva sobbalzare il pensiero e se guardava fisso davanti a sé vedeva le pulsazioni del suo cuore indicargli un punto fisso nel cielo.

 

-          Lo sai dove andiamo, no? – si decise infine quell’uomo che ora gli sembrava un bambino dai capelli grigi.

 

Il vecchio non rispose. Sapeva perfettamente dove stavano andando e in effetti erano quasi trent’anni che aspettava quel giorno. Di quel giorno antico ricordava solamente l’odore di suo padre Nittu mentre gli voltava le spalle un’ultima volta. Le cose tornavano al loro posto, il ciclo della sua colpa iniziava con la morte di suo padre e doveva finire con il suo abbandono, per riprendere in un nuovo giro. Come con la luna, per iniziare certe cose si aspetta la luna nuova, la sua morte.

Solo da una fine si può avere un inizio.

 

-          Fermati qui che sei bravo.

 

Pinnu era indeciso, ma obbedì docile all’ordine del padre. Lo si sentiva dal suo odore che non avrebbe voluto, che la colpa già lo stritolava e gli tagliava il respiro. Tentò di dire qualche cosa. Sperava che il padre lo avrebbe consolato, oppure condannato, una qualsiasi cosa, non importava, purché gli avesse dato una soluzione. Il silenzio di Toiu lo lasciò a bocca aperta.

Il vecchio lo fissava senza vederlo, impaziente di dare una fine all’impaccio di entrambi.

 

 

-          Papà per piacere, una parola e io…

-          Sento il tuo odore di quando eri piccolo.

-         

-          Lo sento anche adesso che puzzi di sudore.

 

Scese faticosamente dal carro, uno sguardo dolce alle lacrime rare del figlio e si mosse verso il suo destino.

In altre occasioni, qualcuno lo avrebbe definito il suo suicidio superiore.

 

Raggiunse quello che pensava fosse stata la tomba del padre e si sedette impaziente sul prato. Gli arrivavano al naso tutti assieme gli odori del mondo. Pensò che tutte le cose hanno un odore perché stanno cambiando, perché vogliono essere riconosciute. Solo le cose vecchie non ne hanno perché nessuno le vuole. Per questo i vecchi non hanno odore, perché non hanno che un’unica, ultima trasformazione.

 



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Inviato da humorvitreo @ 12:16

   Messaggio N° 18 27-05-2005    
  

Il vestito (II parte)

Nittu e il sole

 

Nittu era seduto su una panca tra la casa e il sole. Da quando era a questo mondo mai aveva visto quella palla di luce abbassare lo sguardo davanti ai suoi occhi. Era molto vecchio e non ricordava giorno in cui non lo avesse sfidato e non ricordava giorno in cui non avesse perduto. Certo il sole abbassava lo sguardo alla sera, ma solo per andare da qualche altra parte a sfidare qualche altro testardo, era convinto. Diceva che gli sarebbe piaciuto sfidarli, quegli altri, batterli tutti per dimostrare che era lui il solo ed unico pretendente a sconfiggere il sole.

Mentre se ne stava tranquillo a passare il tempo gli venne incontro il figlio:

 

-    Toiu – gli disse il vecchio.

-          Papà – rispose il figlio – Vieni a fare un giro?

-          Ma dove vuoi andare, non vedi che ho da fare.

-          Sì, la tua sfida. Come va oggi?

-          Mi sento che oggi lo posso anche battere quel bastardo.

-          Vieni va, andiamo.

 

Nittu si alzò con fatica, seguì il figlio svogliatamente e salì sul carro. Non fece in tempo a sedersi che già Toiu spronava i buoi.

 

-          Che cos’è tutta questa fretta? – chiese il padre che per poco non cadeva dal carro.

 

Ma il figlio non rispose e continuò a guardare dritto davanti a sé con uno sguardo torvo.

Il vecchio intanto seguiva con lo sguardo il ciglio della strada. Se guardava l’erba a lato del sentiero proprio di fianco a lui, la vedeva scorrere velocemente, ma non appena fissava un punto poco più avanti e lo guardava venirgli incontro, aveva tutto il tempo di vedere ogni filo d’erba e gli sembrava di andare più piano. Decise che, ad ogni modo, questa scoperta non lo avrebbe minimamente aiutato nella sua sfida. E si mise a pensare ad altro.

 

-          Lo sai che Pinnu, tuo nipote, si sposa… – lo interruppe Toiu nei suoi pensieri, che ancora non aveva deciso a cosa pensare.

-          Sì che lo so, mi son sposato anch’ io ed ero più giovane. Poi passa.

-          Sì, ma lo sai che Giulia viene a stare da noi e poi, volesse Dio, quando fanno dei figli come facciamo a darci da mangiare?

 

Il vecchio ci pensò su per un bel tratto di strada, scambiò due sguardi col sole calante e poi disse:

 

-          Non stare a preoccuparti. Prima o poi muoio e vi lascio la mia polenta.

 

Toiu rimase spiazzato, di colpo lo avvolse uno strano sgomento che gli alleggeriva la testa. Vide suo padre più giovane, forte, severo, testardo. Poi si rivide bambino e riconobbe in quel vecchio al suo fianco un uomo, non uno dei migliori forse, ma quell’uomo era suo padre.

 

-          Lo capisci che non posso – si maledì il figlio – scendi qui che è meglio. Non abbiamo soldi e quest’anno il raccolto è piccolo. E poi lo sai che…

-          Sta zitto, dammi un po’ di polenta e lasciami stare.

-          Ma non ne ho…

-          E allora vattene, torna a casa. Va via! - gli urlò il vecchio sulla bocca.

 

Poi con calma lo fissò negli occhi, ma quello non era il sole e distolse lo sguardo. Non fece in tempo a vedere il figlio che gli tributava un’amara vittoria. Aprì la bocca come per dire qualcosa, ma si rese conto che quello sguardo era la cosa più bella che avesse mai fatto. E si incamminò, da solo, nel bosco.

 

Il suo sguardo era una minuscola feritoia, la perfetta protezione per un occhio abituato a quella sfida. Nittu si sedette su di uno spiano in mezzo al bosco da dove poteva vedere il suo nemico e nient’altro. Rimase lì tutta notte ad aspettare il suo ritorno.

Il giorno dopo il primo raggio lo avvisò. La loro era una guerra antica, con la pausa per la notte e il rispetto tra nemici, la stima quasi. La sua vita oramai era segnata, ma si dispiacque solo di non poter vincere almeno una volta.

Per la prima volta si scoprì a fare i conti con il suo pensiero più remoto, quel pensiero che di sbieco attraversa tutta la vita di un uomo e ti ritrova solo ad affrontare il tuo momento. Gli uccelli gli cantavano sulla testa, gli insetti gli camminavano sotto e il vento gli girava attorno. Una giornata di primavera inoltrata assolutamente normale, eccetto che per quel piccolo particolare. Non si dovrebbe mai morire in una giornata di sole. 

 



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Inviato da humorvitreo @ 11:50

   Messaggio N° 17 23-05-2005    
  

Il vestito (I parte)

IL VESTITO

 

In una di quelle che, senza il rischio di offendere alcun animo suscettibile, si potrebbero definire splendide giornate di sole, un vecchio stava pensosamente seduto davanti a casa. Il luogo e il tempo della vicenda non è ben precisato, ma di certo si sa che il nostro anziano signore nacque, visse e morì in una località della Valle Bormida non lontano da Cairo Montenotte. Non c’è motivo di intuire quali potessero essere le ragioni per le quali il fato scelse proprio quel luogo e quel vecchio, ma fatto sta che fra tutte le persone che abitano questo pianeta la scelta ricadde proprio su di lui. Certamente nello stesso istante e in luogo diverso, fatti ben più gravi sconvolgevano il nostro destino, oppure storie perfettamente normali ne sconvolgevano solamente uno, ma tutte le storie non possono essere raccontate e tutte le vite non possono essere vissute; abbiamo la facoltà di viverne solo una, la nostra e spesso neppure alle nostre condizioni. La storia che vi verrà raccontata è quella che inizia con un vecchio seduto davanti a casa.

Il perché è perché così si è scelto.



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Inviato da humorvitreo @ 09:14


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