Bisbigli d'onde

NEL MARE C'E'PIU'PESCE DI QUANTO SI CREDA?


Internazionale in edicola pubblica "Il saccheggio degli oceani", riprendendo i risultati del progetto "Looting the Seas" dell'International Consortium of Investigative Journalists, che indaga sulla rapidità del depauperamento delle risorse degli oceani e che sottolinea: «Dopo aver depredato i mari di tutto il mondo, i grandi pescherecci europei, asiatici e sudamericani hanno fatto rotta sul Pacifico del sud, ai confini con l'Antartide. E hanno prosciugato le ultime riserve di pesce del pianeta. La pesca illegale è un fiorente mercato nero globale che alimenta la criminalità organizzata e la scomparsa delle specie più preziose dei mari. L'Onu stima che l'85% degli stock ittici mondiali siano al limite, o oltre, dei livelli sostenibili». "Looting the Seas" si divide in tre parti: "Il mercato nero del tonno rosso"; "Spagna 8 miliardi di dollari di pesce"; "L'ultimo pesce -  Plunder in the South Pacific". Anche il Wwf  ha recentemente lanciato un allarme sulla prossima "estinzione" del pesce nel Mediterraneo. Ma le cose stanno davvero così? Non proprio, a leggere il rapporto "Defining Trade-Offs among Conservation, Profitability, and Food Security in the California Current Bottom-Trawl Fishery" pubblicato da Conservation Biology, che spiega che «Un nuovo metodo di misurazione della biomassa rivela che gli stock ittici sono più stabili di quanto sia ampiamente creduto». Secondo  il team di ricercatori statunitensi, «Anche se è riconosciuto che la pesca marina che cattura organismi selvatici è una fonte importante di cibo per molta gente, il costo della pesca sostenibile per la biodiversità delle specie è incerto e attualmente si discute se i pescherecci industriali possano essere gestiti sostenibilmente». (W E B)