Bisbigli d'onde

IL MOTO ONDOSO


A differenza di quanto potrebbe comunemente credersi, il moto ondoso è un movimento tutt'altro che disordinato. Lo stesso movimento delle onde presenta aspetti di regolarità. In genere si formano ad una certa distanza dalla costa; crescono fino a frantumarsi in frangenti spumeggianti vicino alle rive; le creste delle onde, separate da concavità (ventri), si succedono con regolarità, secondo un ritmo che può oscillare da uno a venti secondi. Il moto ondoso del resto, anche se non esclusivamente, è legato alla stretta interazione esistente tra i due fluidi a contatto, acqua e aria, che si muovono interagendo e scambiandosi alcune particelle. Questa relazione, che non spiega da sola però il fenomeno delle onde, è stata studiata dal francese Beaufort e adottata nel 1954 dall'Organizzazione Meteorologica Mondiale per creare una scala (da 0 a 12) che indicasse, appunto, l'intensità del moto ondoso. Nell'interazione tra vento e onde, quanto più cresce la barriera di onde sollevata dal vento, tanto più diventa possente la forza esercitata dal vento sulla superficie marina come se - dovendosi opporre ad un muro più alto di acqua - il vento stesso dovesse acquistare più vigore. I tre parametri essenziali per la misurazione delle onde sono altezza, lunghezza e periodo. Le onde modellano le coste ed erodono le scogliere, contribuendo così alla formazione delle spiagge. Si muovono poi verso la terraferma con un movimento solo apparentemente maggiore in prossimità dell'area continentale. Moti ondosi prettamente oceanici poi sono quelli chiamati "onde di Rossby" e "onde equatoriali di Kelvin". Ad ogni modo si tratta di catene ondose di cui le ultime (azione da est a ovest) interessano le coste allo stesso modo in cui le prime hanno invece una direzione da ovest verso est e non toccano direttamente la fascia costiera. (WEB)