per te marilù...

CHE COSA COSTA LA CHIESA ALLO STATO , O MEGLIO , A NOI ...


Questa è una delle tante vergogne che succedono nel nostro paese , io sono una credente , credo in Dio ma non credo nella Chiesa cattolica , non credo in questo Papa , non credo nei cardinali e nei vescovi ! Non mi sta bene che i miei soldi vadano a finire nelle tasche di chi non fa niente , perchè è questo che Papa e compani fanno ... niente ! I preti dovrebbero potersi sposare , dovrebbero LAVORARE come facciamo tutti noi , si può insegnare la fede e il rispetto di Dio anche lavorando 8 ore al giorno , dove sta scritto che bisogna professare la fede a tempo pieno e a spese degli altri ? Non sopporto che predica bene e razzola male , come non sopporto chi non muove un dito per aiutare la povera gente , sarebbe ora che in questo momento di crisi anche il Vaticano desse un segnale di partecipazione ai problemi della società , come ? Tagliandosi i viveri , TUTTI , proprio come viene chiesto a noi ! Questa è la seconda Casta che dobbiamo mantenere , se mi è consentito dire un altra cosa al Vaticano ...  VERGONA , VERGOGNA E ANCORA VERGOGNA ... Se GESU potesse , si rivolterebbe nella sua tomba !I contributi che Curzio Maltese, dalle pagine del quotidiano “La Repubblica”, ha portato in merito alla querelle Chiesa e suo peso sulle casse dello Stato Italiano sono già ben note: non semplicistici ululati alla luna, né finte inchiestine da baciapile che scrivono questo e tacciono quest’altro in nome di un fair play ormai fin troppo diffuso nell’informazione italiana. Maltese, molto banalmente (ma è meno banale se a farlo è un italiano), si comporta da cittadino, e il tema delle fuoriuscite di denaro da uno Stato ad un altro è assolutamente- o quantomeno dovrebbe essere- un sostanziale punto interrogativo che un qualsiasi cittadino dovrebbe porsi di tanto in tanto.Viene pubblicato “La Questua” (Feltrinelli), un’ampia rielaborazione e integrazione delle singole puntate già apparse su “Repubblica”: quanto costa realmente il mantenimento dello Stato Vaticano (e sue succursali, immobili e umane, sul nostro territorio) ai contribuenti italiani? Ecco anche questo è un punto focale: dire “alle casse dello Stato” è un concetto molto astratto, mentre dire “ai contribuenti italiani” è dire la verità, perché è da lì che vengono, non ci sono cazzi. Una stima approssimativa è presto fatta: <<Un miliardo di euro dai versamenti dell’otto per mille. 650 milioni per gli stipendi degli insegnanti di religione. 700 milioni per le convenzioni su scuola e sanità. 250 milioni per il finanziamento dei Grandi Eventi>> (cito dal testo). E questo solo escludendo i vantaggi a carattere fiscale concessi dall’Italia al Vaticano, che comprendono l’esenzioni da pagamento ICI, IRAP, IRES e altri vantaggi connessi alle attività turistiche e commerciali. Per un totale indicativo di circa 4 miliardi di Euro all’anno.Per quelli che non sono ancora svenuti, proseguiamo. Un altro nodo esaminato da Maltese è la loro destinazione ultima: dove va a finire questa immensa cifra? A questa domanda risponde direttamente la Conferenza Episcopale Italiana (anche se gli uomini passano e vanno, ormai ho sinapsi indotte, perché tutte le sante volte che nomino la CEI mi si materializza l’ologramma di Ruini nella retina): solo un quinto del patrimonio appena citato viene devoluto o investito in attività caritatevoli e di assistenza sociale.  Potremmo andare avanti a lungo nell’esposizione di questi e altri fatti, ma appunto per questo c’è il libro di Maltese, che vale la pena leggere, perché senza sensazionalismi dettati da anticlericalismo o quant’altro si pone un quesito fondamentale in materia di etica civile (e politica e giuridica e…): Perché?Anche io mi sono domandato il perché di questi taciti passamano e di altrettanto taciti occhi rivolti al cielo per non guardare ciò che passa sotto il naso e che fine fa. Parlando di mafia, si chiamerebbe omertà, ma come mai con questi protagonisti si chiama Fede? Perché in uno Stato sulla carta (quella Carta che quest’anno compie 60 anni e a cui tutti in coro i politici hanno spento le candeline e adesso ci penserà forse Calderoli a riaccendergliele, però sotto i piedi, per “semplificarla”…) laico, chi tocca il tema dei favoritismi ad un altro Stato (per quanto confessionale) diventa potenzialmente blasfemo? Eppure sotto le elezioni sembrava che la questione di una finanziaria coperta o meno dalle casse statali interessasse tutti quanti, esattamente come interessava sapere al cittadino se le pensioni avessero potuto aumentare, o gli stipendi, o i finanziamenti pubblici, o i contratti, o se le tasse sarebbero calate.Una certa ipocrisia (non riesco più a credere che sia solo ingenuità) sembra strisciare nella politica e nella società civile italiana, senza grossi drammi né grandi esami di coscienza, mista alla rassegnazione di uno Stato che piccolo era, ma che grande forse non ha mai avuto l’ambizione di diventare, perché comporterebbe fare i conti con qualcosa o qualcuno di più grande (o che quantomeno si crede tale). Come un bonsai, stretto stretto alle radici ma che in fondo si piace così com’è, e se poi ogni tanto scende un po’ d’acqua a bagnarlo non gl’importa nemmeno se sia santa o meno, perché l’importante, in fondo, è crederci.