fate e folletti

cantastorie


 Il cantastorie L’inverno è finalmente finito.Nel bosco è rimasta qualche macchia di neve qua e là.I primi germogli, invitano la primavera ad esplodere senza indugio.I bucaneve rallegrano i prati.E’ proprio in questa stagione che arriva nel bosco uno strano personaggio,il Cantastorie.La prima brezza di primavera porta le sue canzoni; ed ecco, un giorno arriva……Arranca faticosamente su di uno strano veicolo; pedala. Allora è una bicicletta? Chissà!Ha costruito con un’accozzaglia di strani materiali, un carrettino coperto; l’unica cosa di provenienza certa sono le ruote, sicuramente di bicicletta.Porta un cappello a larga tesa. Intorno al bordo sono appesi bizzarri ornamenti: una conchiglia raccolta in qualche isola misteriosa, un ossicino che lui afferma essere di colibrì, monetine, strani sonagli. Com’è vestito?Anche gli abiti sono un allegro intruglio: una giacca di pelle da indiano con frange, sopra ad un paio di pantaloni da sera in seta pura. Un ampio mantello di lana foderato di rosso, il tutto portato con l’eleganza di un re;inoltre porta sempre con se una fisarmonica per rallegrare le serate degli esseri che incontra.Le fate sono eccitate dal suo arrivo, spargono la voce in tutto il bosco: “ E’ tornato il cantastorie! Venite tutti, questa sera faremo una grandissima festa!” Preparano cibi e bevande: Quando scende la sera, le fate accendono un grandissimo falò, attorno al quale si riuniscono per ascoltare le nuove favole. Sono intenti a ridere e scherzare, quando dal buio spunta la figura allampanata del Cantastorie.In pochi secondi si fa silenzio. Una fata lo invita a sedere con loro e dice: “ Siamo sempre molto felici quando ci vieni a trovare; stiamo aspettando con ansia che tu ci racconti una nuova storia.” Egli si siede, si guarda attorno e con il suo schietto sorriso risponde: “ Per questa simpatica compagnia, racconterò la storia più curiosa che ci sia. Vediamo un po’, potrei raccontarvi la per la della tigre del Canada che tutti volevano cuccà per farsene un sofà. Oppure della cornacchia di Verona che voleva cantare all’Arena, e si sentiva perfetta per la parte di Violetta. ““ Oppure….. c’era una volta un Re; no, no questa è una vecchia storia, aspettate, mi viene in mente…” e cominciò a raccontare.In un regno lontano lontano: (i regni delle favole sono sempre lontani, così nessuno può controllare la verità). Abitavano un Re e una Regina che avevano un problema. Un problema importante e veramente grande: di mattina non riuscivano a fare colazione con uno straccio di cappuccino passabile. Il cuoco ci provava ma dalle sue mani uscivano solo schifezze.Cominciare la giornata con una simile brodaglia è davvero indecente!Decisero infine di bandire un concorso. “ Saranno selezionati i migliori preparatori di cappuccino. Chi vincerà avrà diritto ad un lussuosissimo premio! “ La voce si sparse rapidamente e di lì a pochi giorni cominciarono ad arrivare i cappuccinatori.Nel palazzo fu allestita una sala: grandi tavoli, brocche per il latte, chicchere per il caffè e tazze di fine porcellana.Che tormento! Che delusione! C’erano dei cappuccini che erano solo cap; altri erano uccini; altri ancora erano addirittura cpcn, che è anche difficile da dire. Un giorno quando già si erano perse tutte le speranze arrivò Antonio.Si presentò a corte e disse: “ Sono un esperto di cappuccino, se non ci credete mettetemi alla prova.” Il Re e la Regina si guardarono e poi dissero:“ Proviamo ancora con te, da dove vieni? ““ Da Napoli vengo, e noi napoletani siamo i maggiori esperti al mondo di cappuccino: “Si mise immediatamente al lavoro e di lì a pochi minuti presentò alle Loro Altezze due tazze fumanti, profumate e schiumose come non se n' erano mai viste prima. Fu un’ovazione, un acclamazione, i Reali chiesero ad Antonio Che cosa volesse come premio ed egli rispose: “ Vorrei aprire un bar nel vostro regno. Il suo desiderio fu prontamente esaudito con la clausola di non fare mai mancare i cappuccini a colazione.Nel regno vicino, intanto, arrivarono da più parti notizie di questo famoso cappuccino. Gli venne voglia di provarlo. Che cosa fecero allora?Dichiararono guerra a Cappuccinia. Ho dimenticato di dirvi che il regno fu ribattezzato proprio così.I soldati arrivarono quatti quatti, armati fino ai denti. Nella città non c’era anima viva. Era completamente deserta. Sfido io! Erano le otto del mattino ed erano tutti al bar di Antonio a bere il cappuccino!I soldati ne seguirono il profumo ed entrarono nel bar. Quando Antonio li vide così combinati si infuriò e disse: “ Se volete rimanere nel mio bar dovete lasciare fuori la vostra artiglieria! ” Mortificati, obbedirono prontamente e fecero un gran bel mucchio di sciabole, pistoloni, lance e quant’altro avevano addosso. Il tempo intanto passava. Tra un cappuccino e l’altro le truppe nemiche si fidanzarono con le belle ragazze del posto, trovarono lavoro e misero su famiglia.Il Cantastorie girò lo sguardo sul suo pubblico; lo stavano ascoltando affascinati e con la bocca aperta.Si levò un grido: “ ancora, ancora! ” Un grande sorriso si disegnò sulla sua faccia, era sempre molto felice quando divertiva gli esseri del mondo. Disse: ” devo andare, le mie storie vado a raccontare in ogni dove. Tornerò immancabilmente col prossimo vento di primavera!!”Salì sul suo trabiccolo e pedalando come un matto sparì nel bosco.Le fate sospirarono” E’ sempre magico il nostro amico!”