LeCoccinelleVolano

*** DAFNE***


C’è chi crede di sapere tutto, c’è chi finge di sapere tutto e c’è chi ignora che anch’io posso sapere qualcosa.E poi ci sono le cose che non si possono comprare... ma non le voglio certo in regalo!
C’era una volta Apollo, il quale, offeso Cupido, fu colpito dal dardo dell’amore e s’invaghì di Dafne. Ma Dafne lo odiava, non per partito preso, ma perché, a differenza di Apollo, lei era stata colpita dalla plumbea freccia del disamore.E a nulla valeva che quel buffone di Apollo proclamasse: “Ma io non sono un montanaro, non sono un pastore. Io sono colui che rivela futuro, passato e presente, colui che accorda il canto al suono della cetra”. Il suono delle parole si perdeva nell’aria. Dafne, veloce come un soffio di vento, scappava senza nemmeno ascoltare.  Il dio l’incalzava, speranzoso di riuscire finalmente a prenderla. Ma quando le aveva ormai poggiato una mano sulla spalla, fibre sottili le fasciarono il petto e, in un attimo, il corpo perfetto di Dafne si tramutò in alloro. Da quel momento l’alloro diventò la pianta sacra ad Apollo e delle sue fronde sarebbe stata ornata la fronte di ogni poeta.Che si segua lo schizofrenico modello di Apollo o l’incorruttibile figura di Dafne, il risultato non cambia. Bisogna impegnarsi ad essere e a volere altro, quando si nutre un sospetto anche labile relativo all’erroneità dei nostri desideri. Questa è l’unica soluzione.Soprattutto in amore.In amore, si sa, vince chi fugge. Per fortuna, la sopraccitata favola rovescia le regole, regalando uno scampolo di sorriso ad ogni amante non riamato. Ed è così che alla scontrosa Dafne è toccata la fine peggiore. Poverina! Se fosse vissuta qualche millennio dopo, le sarebbe bastato cambiare numero di cellulare. Certo, diventa un albero che vanta l’onore della sacralità e dell’ornamento della fronte: ma non c’è un che di sfigato in ogni poeta che si rispetti?Una sorte migliore è toccata ad Apollo: da spietato uccisore di serpenti, si tramuta in un fanatico ambientalista pronto a baciare il resinoso tronco di un albero, pur di non darsi per vinto. Non sarebbe stato peggio se avesse imbracciato la cetra e si fosse messo a cantare Nothing compares to you sulle sponde del fiume Peneo, magari in greco antico?!PS: e, dopo aver letto l’interpretazione di Vico che vide in Apollo la metafora dell’eroe e in Dafne quella dell’empio...!Ci sono giorni in cui è difficile non sentirsi così.