LeCoccinelleVolano

***incomunicabilità***


La luna storta ed il sole non troppo splendente mettono sotto la giusta luce (nessuna luce), quello che mi accade. Nemmeno le lampadine di casa sortiscono chiarore. La psichedelia, semmai se ne voglia trovar traccia, è tutta nelle parole, nell’effetto che sortiscono e nel modo in cui mi rendono consapevole che, in fondo, starsene zitti, rinchiudersi a riccio, farsi esclusivamente i cavoli propri, in certe circostanze è la soluzione migliore. Perché se non c’è comunicazione che non vada a buon fine, tanto vale non comunicare affatto.ESEMPIO UNO: comunicazione delicata.Entro in farmacia per comprare una cosa non particolarmente esaltante. Mantengo un profilo basso e quando arriva il mio turno delicatamente chiedo una scatola di xxx. Ovviamente mi capita l’unica farmacista sorda del negozio la quale fa: “Come ha detto prego?” “Mi dà una scatola di XXX?” “Di cosa si tratta signorina?”Penso sticazzi, mi guardo intorno e le spiego di cosa si tratta.E’ sulla richiesta di come è scritto il nome che mentalmente esamino tutti i modi possibili per sprofondare. Per non parlare poi di quando mi dice che quel prodotto non c’è… Il fanculo che le ho rivolto mentalmente non è il finale della storia, perché ho girato per altre due farmacie, la prima delle quali era chiusa e la seconda delle quali era gestita da un uomo, stronzo, brutto e poco professionale, visto che mi ha montato una tiritera sull’impossibilità di vendermi il farmaco che mi serviva senza prescrizione medica, per poi vendermelo comunque e farmelo pagare più di quanto sono solita pagarlo. La prossima volta comprerò le medicine per posta.ESEMPIO DUE: comunicazione professionale.Leggo di un’offerta di lavoro, da parte di una scuola privata, a docenti di varie discipline. Mi precipito ad inviare il curriculum e dopo poche ore mi viene fissato un appuntamento per un colloquio. Senza raccontare niente a nessuno (tutte le volte che dico a qualcuno che devo fare un colloquio la cosa si risolve in epiloghi grotteschi), ieri pomeriggio alle quattro e mezza sono uscita di casa piena di belle speranze. Non m’importava della pioggia, del freddo, del sito dell’atac che calcola i percorsi in modo sbagliato, dei dieci kilometri a piedi fatti per giungere alla fermata giusta, della fitta ai polmoni quando mi sono messa a correre perché erano già le sette meno un quarto,  il mio appuntamento era alle 18 e 30 ed io avrei fatto una brutta figura arrivando in ritardo. Non m’importava di niente.Ma quando mi è stato chiaro di cosa si trattava- la scuola era in realtà un garage, dove  due tizi hanno pensato di metter su una sorta di associazione culturale incentrata sull’organizzazione di corsi di decoupage, di tecniche di vendita, di creazione di gioielli- mi è importato eccome. Possibile che la mia e-mail, con un chiarissimo oggetto relativo a materie quali italiano, latino, greco, storia, geografia ed educazione civica, fosse scritta così male da non rendere palese che del decoupage non mi importa un fico secco?La prossima volta che devo sostenere un colloquio faccio un voto di castità. Chissà che non vada meglio…ESEMPIO TRE: comunicazione interrotta.L’altra sera, dopo più di un anno, ho aperto la cartella di posta elettronica di Libero e ci ho trovato più di duemila e-mail. Ne ho spulciate un centinaio e, al di là delle notifiche, delle spam e di altre varie ed eventuali, ho trovato un messaggio che diceva più o meno così: “Grazie perché da quando ti conosco la mia vita è diventata meravigliosa”. Poiché il mittente non si firmava e aveva un indirizzo assurdo, ne approfitto per ricambiare da qui gli auguri di buona pasqua ed estenderli magari fino al prossimo natale. E’ vero che sarei curiosa di sapere se la vita di questa persona è ancora meravigliosa,  ma poiché la mia lo è davvero poco, mi auguro che a costui le cose vadano meglio che a me. Vorrebbe dire che un minimo di utilità sociale ancora lo conservo.