LeCoccinelleVolano

°°°contare°°°


Una bambina conta da uno a dieci e da dieci a uno e lo fa ad alta voce come se si aspettasse  l’applauso della folla astante, per un qualcosa che ha appena imparato e che ancora le sembra tanto speciale. Per me, imparare a contare non fu affatto speciale, ma fu una cosa che detestai fin dall’inizio, per l’ossessione con cui presi a numerare tutto ciò che mi circondava, tutto ciò che mi capitava.Mi spostavo da un posto all’altro ed erano uno, due, tre, quattro, cinque, sei passi fino a dieci… e di nuovo uno, due, tre.. (e a quel punto basta perché a tre anni non mi spostavo poi tanto).Mangiavo la pasta ed erano uno, due, tre, quattro, cinque, sei maccheroni fino a dieci… e di nuovo uno, due, tre.. (e a quel punto basta perché a tre anni non mangiavo poi così tanto). Poi crebbi e capii che contare tutto e contare tutti, non significava contare per tutti, ma era piuttosto un non contare per niente e venni fuori da quell’ossessione raccomandandomi di contare e far contare solo ciò che di per sé contavaIl problema è che apparentemente è un tutto che conta, cui si somma un fare i conti con tutti, che non paga il conto al tempo perso a contare cose che non contavano affatto. (mi sa che mi sono incartata). Insomma… non ci si libera dalle ossessioni così facilmente e quand’anche si credesse di esserci riusciti, c’è un qualcosa che inevitabilmente torna a fomentarle.E’ un po’ come togliersi o tagliarsi un pezzo e sperare che, almeno in superficie, il tessuto cicatriziale, in quanto meno elastico possa arginare  la ricostituzione di ciò che, dal profondo, vorrebbe ritornare.Solo che le cicatrici non sono tutte uguali. E la mia anima è tutta un cheloide. PS: ... e adesso forse anche tu stai pensando che siamo troppo diversi...