LeCoccinelleVolano

*°*uva*°*


Il saluto a questo giorno di quest’inverno cronologicamente quasi andato, ma climaticamente ancora vivo e vegeto, è una frase che ho letto vergata su un muro stamattina e cioè: “Te lo dico da Tor Bella Monaca, che io non sono una foca monaca”. Dapprincipio mi ha fatto sorridere nella sua assoluta mancanza di senso, poi come mia abitudine un senso forzatamente gliel’ho trovato. E non è un senso unico, anzi è parecchio sfaccettato e intrinsecamente legato all’idea che forse la colpa della mia realtà distorta è del mio nome che in forma lunga e corta, fa rima con utopia. E così dalle foche, sono passata a pensare alle volpi.Non mi sono mai ritenuta particolarmente furba, sebbene ritenga che non abbia alcuna importanza scriverlo visto che troverò sempre qualcuno (e purtroppo più di uno) pronto a fraintendere e a pretendere quello che nemmeno io ho mai preteso da me stessa.Ma quale dovrebbe essere l’alternativa?Autocensurarmi? Smettere di scrivere e zittirmi i pensieri solo perché farei più bella figura? La desistenza, che a differenza delle sue sorelle etimologiche (resistenza e insistenza) ha il vantaggio del poco spreco, ha lo svantaggio di una conseguente persistenza (altra sorella etimologica) di dubbio. Io non ho dubbi per questo non desisto. E lo so che scritto così è talmente complicato che o non ci si riconosce nessuno o ci si riconoscono tutti (ed io preferisco vivamente che non ci si riconosca nessuno).Ma se la ragazza di Tor Bella Monaca pensa di non essere una foca monaca, io penso che sarà pure troppo alta, sarà pure troppo acida, sarà pure ancora non matura, ma l’uva, distante e per questo inalterabile, merita tutta la mia stima e i miei tentativi di emulazione. E fanculo all’invidia e alla stizza dei vecchi volponi!