LeCoccinelleVolano

***anelli***


Le stanze del mio cuore si relazionano alle persone come le mie dita agli anelli.  Anche quelli più stretti scivolano via e si perdono e, se penso che l’unico che non ho mai perso è un anello larghissimo che mi regalò mio padre quando avevo sedici anni, ho ragione di credere che non ha alcuna importanza la premura con cui si sta attenti a non perdere le cose o le persone. Quelle che non vogliono scivolare via semplicemente si attaccano, rimangono, persistono, senza sfasamenti dovuti alla forza di gravità, senza scivoloni, senza sbattimenti. Le altre? Che importanza ha che fine fanno le altre? Che si smarriscano definitivamente o che casualmente le si ritrovi, cambia poco, perché la sensazione innescata dalla perdita è palindroma. Tra vuoti scavati e riempiti dalla stessa sostanza non c’è differenza e l’interfaccia connotante la perduta e ritrovata adiacenza è sempre negativa (chiedetelo a Cicala). Ci vuole coraggio a voler bene. Molto di più  a non volerne. E forse, proprio perché non ho aspirazioni da eroe, la tonalità baritonale del mio entusiasmo non rallenta il lavorio sincopato delle mie coronarie.