LeCoccinelleVolano

°°°il_coltellino_svizzero°°°


E’ un rumore di accozzaglia infelice quello che genera il metallo del coltellino svizzero, battente contro il metallo delle chiavi. La via d’uscita è lì, nell’enorme tasca del giubbotto, sul fondo, dove ha spinto le dita e dove c’è anche un accendino scarico, che un giorno accese cento sigarette ed ora è solo una carcassa di plastica.Divina di vita una traccia cerca, ma tra le dita ha morte che mai saprà dare, ma che vuole tenere, perché la lama scatta e un rivolo di sangue sporca il rivestimento interno, la stoffa nascosta, non però fino al punto che la macchia si veda dall’esterno. Poco importa. Nessuno sta guardando e se guarda è di sguardo patetico che le insudicia il corpo, altrettanto carcassa, ma non di plastica, bensì di carne e troppe ossa, allineate e in qualche caso appuntite contro la pelle che male ostacola la dissimulazione di uno stato altro, lontano, diverso dalla realtà dei fatti.Il taglio brucia e, per un attimo, la sensazione è quella dell’aria fresca che impatta il viso all’apertura della porta di una stanza a lungo rimasta chiusa. Del resto, i coltelli aprono come le chiavi, ma perché tutto ciò che c’è dentro possa venire fuori, il taglio dev’essere netto e sicuro, quasi clinico, dall’effetto patologico costante, riverbero esterno di una pena interna, non ammissibile e certamente non superabile altrimenti.Preme le dita, le stringe e l’umida calura gradualmente scivola via, sostituita da un brivido di sollievo e paura insieme, perché non vuole- lei lo sa che non vuole- di un ennesimo errore rinfacciarsi la colpa e poi dolere e ancora maledire l’impulso niente affatto lucido, ma purtroppo brillante, a cercare dentro di sé e mai altrove rifugio ed espiazione, commiserazione e orgoglio.Stringe ancora, adesso il palmo, e l’emozione è tanto forte quanto lo sarebbe lo shock se riuscisse a vederla per davvero la linea dell’amore che si squarcia e diventa linea d’odio, rancore e rabbia, ma non riesce a vedere altro che buio e nebbia fitta e l’emozione si ridimensiona a normale afflato, non di fiato, ma di veleno, sublimato a particelle di vitanonvita.Avvilita, abbandona la presa e l’uscita è un’entrata d’inferno dove via, se c’è stata o può essere, è da intendersi solo in un senso: darsi via e non riaversi più indietro.COLONNA SONORA