LeCoccinelleVolano

***catatonia***


L’interrogativo attraverso l’occhio dilatato di chi m’interroga perde ogni sua efficacia. Graffia, gratta, sgretola e se ti serve prendi pure a calci: io resto il solito, vecchio e sgangherato muro di gomma, la cui piuma, più di gallina che d’oca, stavolta resta nascosta sotto i cuscini su cui non dormo, ma nemmeno penso.Eppure, a dispetto dell’ostinata premura con cui si osteggiano le eventuali controindicazioni cui dovrei far fronte, io reagisco con alzate di spalle, dura ma non indurita nelle pose, anzi quasi dinoccolata, come quell’albero a lungo infestato che finalmente si liberi dell’edera infestante.Ne viene fuori l’illusione di un alter ego, più pulito ma non per questo smacchiato, dalla mia coscienza cosciente, che da brava incosciente, finora avevo ignorato.  E non ci sarebbe nulla di male, se l’impressione non fosse quella derivante da un’improvvisa e spiacevole sorpresa che in effetti improvvisa non è o da un inaudito e insormontabile sconforto, che in effetti insormontabile non è.C’è chi la chiama delusione, io la chiamo catatonia.tu sei uno degli errori di Dio tu, piangente tragico spreco di pelle sono ben consapevole di quanto faccia male e tu continui comunque a non farmi entrare adesso sto buttando giù la tua porta per provare a salvare il tuo viso gonfio sebbene tu non mi piaccia più tu, bugiardo insopportabile spreco di spazio