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IL BIMBO CHE PORTA LA PALLA

Post n°49 pubblicato il 13 Gennaio 2008 da solounavoce

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Chi non ha mai avuto a che fare, almeno una volta, con "il bimbo che porta la palla"? (per le femminucce l'equivalente è la bimba che ha tante bambole).

Essendo un maschietto, scrivo del primo caso; si perché credo che di caso umano bisogna parlare...

Chi è il "bimbo che porta la palla"?

Piccola premessa (che sembrerà fantascienza per chi ha meno di 25 anni): quando ero bambino, proliferavano i campetti di periferia, vere e proprie alternative ai campetti da calcio presenti (qualcuno presente ancora oggi) in tutti gli oratori; in questi campetti ci si trovava "casualmente" agli orari più svariati, se non si sapeva cosa fare, si andava in uno di questi luoghi e in poco tempo si raccoglievano abbastanza bambini per fare una partita a calcio.

Ovviamente, essendo campi "liberi", non c'era il pallone (mentre invece in oratorio bastava andare a chiederlo al don); a volte questa mancanza si trasformava in un microdramma: come si gioca a pallone, se il pallone non c'è???

Ed ecco comparire LUI! Il bimbo con la palla...

L'oggetto del desiderio veniva messo a disposizione di tutti in cambio di un "arruolamento" in una delle due squadre; di malavolgia, il bimbo veniva messo nella squadra più debole, per "equilibrare" le compagini (le formazioni venivano fatte dai due capitani, che a turno - iniziava chi vinceva il "bim bum bam" - sceglievano i compagni tra la "rosa" dei presenti).

Si perché la prerogativa del bimbo con il pallone (fatte salve pochissime eccezioni) era di essere - molto - scarso nel gioco del calcio, una vera pippa!

Impossibile per lui sognare di fare il centravanti (a meno che al posto del mitico "Tango" in gomma dura si presentasse al campo con un pallone "originale" in cuoio, allora per i primi 5 minuti poteva anche fare il bomber!).

Il bimbo con il pallone era conscio che giocava solo perché forniva la materia prima, ma tutto sommato gli andava bene così; a lui il calcio piaceva, e se l'unico modo per praticarlo era quello di portare il pallone al campetto... Ben venga!

Il bimbo con la palla allora cercava di impegnarsi, di farsi apprezzare per doti tecniche che solo lui si riconosceva, o meglio: fingeva di riconoscersi; perché il bimbo con la palla era tutto sommato conscio dei propri mezzi, però ogni tanto gli piaceva credere di essere bravo, per darsi da se quelle gratificazioni che dagli altri - lo sapeva - non sarebbero mai arrivate.

Poteva poi capitare anche il che il bimbo con la palla si integrasse bene nel gruppo, che magari qualche capitano (distrattamente o per cause di forza maggiore) lo scegliesse per penultimo (qualche leggenda parla di una "seconda scelta" tra 6/7 possibilità, ma non è mai stata seriamente verificata).

Oddio, poteva poi capitare che il bimbo con la palla facesse un gol da cineteca (storia vera: ad un torneo tra bar, lo "sfigato" di turno, in campo negli ultimi 10 minuti di una partita che la sua squadra stava vincendo 4-0, fece un gol che a fine torneo fu premiato come il più bello!!!); poteva capitare che qualche spettatore (per prenderlo in giro o dicendo sul serio, al bimbo non importava granchè, faceva parte del gioco) lo nominasse suo "calciatore preferito"; capitava addirittura che la sua squadra vincesse il torneo...

A riportarlo bruscamente e crudelmente alla realtà, arrivava poi, puntuale e sacrosanto, il rimbrotto di qualche compagno di squadra o dell'allenatore, che gli ricordavano che continuava a non sapeva crossare o a stoppare la palla, non ostante anni di allenamenti e "pratica"...

Il bimbo con la palla era spesso dotato di particolare sensibilità, per questo, quando a fine partita sentiva fare i complimenti - meritati - ai compagni, mentre vedeva qualche pollice timidamente alzato, accompagnato da sorrisetti forzati, verso di lui, si chiudeva a riccio e ricordandosi e prendendo atto del suo "status", meditava di non presentarsi al campetto, cosa spesso pensata ma mai messa in atto perché a lui giocare piaceva.

Al giorno d'oggi, come scritto, non esistono più campetti di periferia, qualche tiro al pallone si può dare in qualche oratorio, dove un pallone lo si trova facilmente; il bimbo che porta la palla è andato via via estinguendosi, come le leggi della natura esigono, ma la metafora continua...

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Commenti al Post:
pippo_217
pippo_217 il 15/01/08 alle 01:00 via WEB
Eh sì, hai ragione su tutto. Memorabili quelle partitone pomeridiane con 20 tempi, che si concludevano solo col buio. Quando si era stufi, ci si sedeva in circolo a terra, a scherzare per poi ricominciare a correre. Ora i campetti si sono spostati assieme alla periferia, di alcuni Km. Viva i campetti ed il bimbo che porta la palla !!!
 
luisa.gandi
luisa.gandi il 18/01/08 alle 09:25 via WEB
sai qual è il problema??? che oggi i bambini amano di piu' la televisione ...i videogiochi...i sani giochi...come il calcio...nascondino...ecc...penso che li annoino a morte..peccato...hanno perso una buona occasione per stare a contatto con se stessi, con gli altri e con la natura...ps come va??? ^__^
 
latinoamericana.4
latinoamericana.4 il 18/01/08 alle 19:14 via WEB
però era veramente uno spasso passare tante ore per strada a giocare in ogni angolo libero ed inventarsi sempre nuovi giochi non avevamo nemmeno bisogno di iscriverci nella qualunque palestra con tutto lo sport che facevamo ogni giorno infatti il problema dei bambini obesi non sfiorava nemmeno i mass media.....che bei ricordi
 
luisa.gandi
luisa.gandi il 19/01/08 alle 21:03 via WEB
BUON SABATO CARO ROBY... ^___^
 
luisa.gandi
luisa.gandi il 20/01/08 alle 14:53 via WEB
ehiiiii buon pomeriggio ....come va???? ^_^
 
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