Il confetto stregato

i 7 peccati capitali: L'IRA!!!


Buongiorno a ttt... ed è arrivato anke il venerdì... oggi ultimo giorno di lavoro e domani... bhe domani.. il sabato impegnato nei soliti "casini" di famiglia e forse domenica un pò di relax da sola con Amore mio! ...ma ke sogni strani questa notte, xò erano talmente confusi ke non stò nemmeno qui a raccontarli!! Intanto alle 10.15 mi aspetta la visita dalla dietologa... va bhe on ho perso neanke 10gr, xkè non seguo la linea ke mi ha dato e ogni volta ke vado da lei prometto ke seguirò ciò ke mi dice ma ogni volta casdo in tentazione e arrivo all'appuntamento successivo ke non sono calata manco x sogno, bello spreco di soldi!!! Ma ora mi sono prefissata un obbiettivo e voglio raggiungerlo, insomma almeno x la mia salute, x la mia bellezza esteriore, x Amoremio, x il cucciolo ke un giorno avremo... e a proposito di cuccioli ieri sera un pensiero contorto ha annebiato la mia mente, a questo proposito Amoremio dice ke non devo fami paranoie ma x questo motivo io ora inizio a provare rancore verso una persona, non è bello, ma è + forte di me... come nel mio sogno... "SONO UN ESSERE UMANO E' NORMALE X ME PROVARE CERTI SENTIMENTI!" ... ...a proposito di sentimenti qual'è il vostro peccato capitale? Il mio è senz'altro l'IRA!!!! Dopo Superbia e Invidia, l’Ira, terza ed ultima forma del falso amore, quello diretto contro gli altri. L’ira che acceca. Il volto spigoloso come pietra e tagliente come lama, la mano adunca come artiglio, lo sguardo di fuoco, il naso affilato, l’atteggiamento furente come tempesta. Improvvisa si scatena l’Ira, piomba come uccello rapace non contro una persona, ma una sorta di manichino, volendo il pittore sottolineare quanto l’ira sia un moto "gratuito", se non proprio ingiustificato, certo sproporzionato. Gli irosi si arrabbiano per un nonnulla, si scagliano come fulmini talvolta contro incolpevoli oggetti e persone, più spesso contro il destino. L’aria blu è offuscata da minacciose nubi nere e sembra percorsa da una flusso di corrente elettrica, da saette che colpiscono alla cieca. La mente ottenebrata non vede "perché non vuol vedere". Avvolta nel "fumo" più nero del "buio d’inferno" e di una "notte privata d’ogni pianeta", infierisce con violenza. Non ira dunque dovrebbe chiamarsi quella del "Pelide Achille" che "infiniti addusse lutti agli Achei", ma sdegno di fronte alla propria libertà minacciata. E sdegno fu quello di Gesù quando scacciò i mercanti dal Tempio. Lo sdegno - insegna Sant’Agostino - è un’erba che cresce verdeggiante solo fino a quando la giustizia viene ristabilita. Forse uno dei mali del nostro tempo è il suo oscillare dalla abulica indifferenza dell’Accidia, alla cecità dell’Ira, senza la capacità di uno sdegno animato da un profondo senso di giustizia.