VERDI DI TIVOLI

Rischio abbandono dopo il summit


In cinquemila in piazza a L’Aquila Comitati e cittadini promuovono una grande mobilitazione che anticipa l’assemblea dei Grandi. Ad aprire il corteo i familiari delle vittime della Casa dello studente: «Ricostruzione impossibile senza giustizia». —Silenzio, solo qualche frase sussurrata. Cinquemila persone, in gran parte aquilani, con una fiaccola in mano, gli occhi lucidi e la bocca stretta in un’espressione di rabbia e determinazione, si sono date appuntamento domenica scorsa a piazza Fontana Luminosa per poi raggiungere, alle 3:32 di ieri, piazza Duomo e la zona di via XX settembre.E commemorare il terzo mese dal sisma del 6 aprile, e per raccontare il proprio dolore e la propria voglia di ripartire. “Forti e gentili sì, fessi no”, lo slogan dei comitati spontanei è diventato lo slogan di tutti. Non è urlato, ma è stampato su centinaia di magliette e felpe. Evidente e sussurrato. Come la protesta. Sono loro, i comitati, ad aver lanciato la manifestazione pre G8, e gli aquilani hanno risposto.Nonostante la militarizzazione del territorio, nonostante l’ossessiva campagna stampa che parla da settimane (e smentita quotidianamente dai fatti finora) di una forte presenza di black block e no global infiltrati nei campi e sul territorio. I no global ci sono a dire il vero, arrivati alla spicciolata nella sera da Vicenza con i No dal Molin, da Padova, da Roma, da Napoli. Ma senza sigle, cordoni, slogan e soprattutto con rispetto per quella che è una notte di lutto e di protesta per gli aquilani.Molti dei cosiddetti “no global” negli scorsi mesi sono stati su questo territorio a portare aiuti, a organizzare attività, a riempire molti degli spazi lasciati vuoti dalla macchina della Protezione civile. Il G8 è lontanissimo, come se fosse, e lo è, oggetto estraneo e di solo disturbo a quella che è un’esigenza reale e non mediatica: la ricostruzione.Anche le forze dell’ordine sembrano consapevoli della natura della manifestazione e mantengono un atteggiamento poco visibile, un profilo basso come quello mantenuto anche in occasione delle altre manifestazioni negli scorsi giorni. Ad aprire il corteo i familiari delle vittime della Casa dello studente. Un tragedia nella tragedia, «un terremoto nel terremoto », come racconta l’unica voce di questa grande e silenziosa manifestazione.È una dei familiari delle vittime, parla solo per pochi minuti. Parla «di una ricostruzione impossibile senza giustizia, e di una giustizia impossibile senza memoria». E in mezzo alla folla, anche vigili del fuoco, volontari della Protezione civile, persone che sono tornate a L’Aquila dopo aver prestato i primi soccorsi tre mesi fa. Sono loro quelli riconosciuti, non i funzionari e burocrati della fase della militarizzazione. La città è deserta, immobilizzata.Molti dei manifestanti per la prima volta rientrano dal giorno del sisma. Ne escono in lacrime. Il G8, Bertolaso e Berlusconi, i missili e i carri armati, i battaglioni di carabinieri sono lontani, nella valle, a Coppito. L’alba del 6 luglio arriva su una città coperta dalla nebbia. Uguale a tre mesi fa. Con le case vuote e le tendopoli piene. E la paura dell’inverno e di essere abbandonati quando i fari della stampa internazionale, il 10 luglio, si spegneranno sulla kermesse voluta dal premier