VERDI DI TIVOLI

Tivoli Comune Denuclearizzato


Al Presidente del Consiglio Comunale di TivoliSEDE  DELIBERA DI INIZIATIVA CONSILIARE(ex art. 21, comma 1 e 2 dello Statuto e art. 5  Reg. Cons. com.) Oggetto: Dichiarazione di Comune denuclearizzato Premesso che:-          Il governo in un recente Disegno di Legge, presto presentato in Parlamento, ha deciso per unritorno del nucleare nel nostro Paese, con un obiettivo dichiarato di produrre il 25% dell’energia elettrica dall’atomo in siti di interesse strategico nazionale, da individuare senza alcun confronto con le popolazioni interessate.-          L’obiettivo fissato dal Governo potrà essere raggiunto soltanto attraverso la localizzazione ecostruzione sul territorio nazionale di 4 reattori, da 1600Mw ciascuno, tra i più grandi al mondo.Tenuto conto che:-          L’investimento sul nucleare, dirotterebbe sull’atomo anche le insufficienti risorse economichedestinate allo sviluppo delle rinnovabili e al miglioramento dell’efficienza energetica, abbandonando di fatto le uniche soluzioni praticabili per ridurre in tempi brevi le emissioni “serra”: innovare profondamente il sistema energetico nazionale e costruire quella struttura imprenditoriale diffusa che garantirebbe la creazione di molti posti di lavoro (sul modello di quanto fatto in Germania dove ad oggi sono impiegati tra diretto e indotto circa 250.000 lavoratori)-          Tale investimento sul nucleare non ci farà recuperare i ritardi rispetto alle scadenze internazionali per la lotta ai cambiamenti climatici.Visti i tempi autorizzativi e i tempi di costruzione la scelta, oggi, di ritornare alla produzione di energia nucleare non permetterebbe al nostro Paese di rispettare l’accordo vincolante europeo 2020-20 (secondo cui entro il 2020 tutti i Paesi membri devono ridurre del 20% le emissioni di CO2del 1990, aumentare al 20% il contributo delle rinnovabili al fabbisogno energetico, ridurre del 20% i consumi energetici), incorrendo in ulteriori sanzioni da aggiungere a quelle ormai inevitabili per il mancato rispetto del Protocollo di Kyoto. Già in ora l’Italia paga 42 Euro al secondo per il mancato rispetto di questi accordi internazionali.Considerato che:-          Con il referendum del 1987, l’Italia è stato il primo paese tra i più industrializzati ad uscire dal nucleare. Solo nel 2000, infatti, è stata seguita dalla Germania con la definizione dell’exit strategy dalla produzione di energia elettrica dall’atomo entro il 2020, e più recentemente dalla Spagna.-          Il nucleare è una fonte energetica in declino sullo scenario mondiale. Infatti secondo le stime dell’Aiea sul contributo dell’atomo alla produzione elettrica mondiale contenute nel rapporto “Energy, elettricity,and nuclear power estimates for the period up to 2030” pubblicato nel 2007, nei prossimi decenni si passerebbe dal 15% del 2006 a circa il 13% del 2030.-          La tecnologia su cui vuole puntare il governo italiano è quella di “terza generazione evoluta” che non ha risolto nessuno dei problemi noti da anni. Insomma l’Italia si sta candidando a promuovere una tecnologia già vecchia e con bassi rendimenti.Rilevato che:-          Nonostante da più parti si continui a spacciare il nucleare come una tra le fonti energetiche meno costose, l’apparente basso costo del KWh nucleare è dovuto esclusivamente all’intervento dello Stato, direttamente o indirettamente, nell’intero ciclo di vita di una centrale dalla costruzione allo smantellamento sino allo smaltimento definitivo delle scorie. A tal proposito sono illuminanti le conclusioni della ricerca “The economic future of nuclear power” condotta dall’Università di Chicago nell’agosto 2004 per conto del Dipartimento dell’energia statunitense sui costi del nucleare confrontati con quelli relativi alla produzione termoelettrica da gas naturale. Secondo il rapporto dell’Università Usa, considerando tutti i costi, dall’investimento iniziale e dalla progettazione fino ad arrivare alla spesa per lo smaltimento delle scorie (che incide fino al 12% del prezzo totale di produzione elettrica), il primo impianto nucleare che entrerà in funzione produrrà elettricità a 47-71 dollari per MWh, escludendo qualsiasi sovvenzione statale all’industria dell’atomo, contro i 35-45 dei cicli combinati a gas naturale. Conclusioni paragonabili a quelle raggiunte dal Massachusetts Institute of Technology nel rapporto “The future of nuclear power” pubblicato nel 2003 che dice che i costi del chilowattora prodotto con gas, sono di 4,1 centesimi di dollaro, mentre il chilowattora nucleare (di una centrale in grado di operare per quarant’anni) costa ben 6,7 centesimi di dollaro.-          Sulla sicurezza degli impianti ancora oggi, a 22 anni dal terribile incidente di Chernobyl, non esistono le garanzie necessarie per l’eliminazione del rischio di incidente nucleare e conseguente contaminazione radioattiva, come dimostra la lunga serie di incidenti avvenuti in Francia nell’estate del 2008.-          Rimangono anche tutti i problemi legati alla contaminazione “ordinaria” delle centrali nucleari in seguito al rilascio di piccole dosi di radioattività durante il normale funzionamento dell’impianto a cui sono esposti i lavoratori e la popolazione che vive nei pressi.-          Non esistono poi ad oggi soluzioni concrete al problema dello smaltimento dei rifiuti radioattivi derivanti dall’attività delle centrali o dal loro spegnimento. Le circa 250mila tonnellate di rifiuti altamente radioattivi prodotte fino ad oggi nel mondo sono tutte in attesa di essere conferite in siti di smaltimento definitivo, stoccati in depositi “temporanei” o lasciati negli stessi impianti dove sono stati generati. Lo stesso vale ovviamente anche per il nostro Paese che conta secondo l’inventario curato da Apat circa 25mila m3 di rifiuti, 250 tonnellate di combustibile irraggiato -pari al 99% della radioattività presente nel nostro Paese -, a cui vanno sommati i circa 1.500 m3 di rifiuti prodotti annualmente da ricerca, medicina e industria e i circa 80-90mila m3 di rifiuti che deriveranno dallo smantellamento delle 4 ex centrali e degli impianti del ciclo del combustibile.-          Occorre fare i conti con le riserve di U235 (l’uranio fissile altamente radioattivo che rappresenta il combustibile dei reattori nucleari): al ritmo di consumo attuale, la sua disponibilità potrà essere stimata per circa 70 anni, ma se la richiesta crescesse, si potrebbe riproporre una situazione del tutto simile a quella delle “guerre per il petrolio”.-          I considerevoli consumi di acqua necessari al funzionamento dei reattori aggraverebbero la già delicata situazione italiana. Le centrali nucleari francesi usano il 40% delle risorse idriche  consumate su tutto il territorio nazionale. Secondo uno studio del 2007 pubblicato negli Stati Uniti dall’Union of concerned scientist, in media per un reattore da 1.000 MW servono oltre 2,5 milioni di metri cubi di acqua al giorno. Una quantità rilevante anche per l’Italia, visti anche gli scenari futuri sugli impatti del cambio idrico e dei cambiamenti climatici nel nostro Paese.Il Consiglio Comunale delibera:-          di dichiarare su proposta dei consiglieri comunali firmatari il territorio comunale“denuclearizzato”, contrario quindi alla produzione di energia nucleare.-          di vietare su tutto il territorio comunale l'installazione di siti di stoccaggio, anche temporanei, per i rifiuti e sottoprodotti radioattivi derivanti dalla produzione di energia da centrali ad energia atomica, inclusi quelli derivanti dalle centrali dismesse dopo il referendum del 1987.-          di garantire, nei confronti della cittadinanza, la massima partecipazione ai processi decisionali trasparenza ed informazione, nel caso che trasporti di rifiuti o combustibili, derivanti o destinati a centrali ad energia atomica debbano attraversare il territorio comunale o transitare da porti o stazioni presenti sul territorio comunale.-          di apporre la dicitura di “comune denuclearizzato” sulla cartellonistica stradale poste sulle principali vie di ingresso alla città.-          di impegnarsi a favore di buone pratiche di risparmio ed efficienza energetica e per la diffusione della produzione energetica da fonti rinnovabili.-          di impegnarsi alla diffusione di una cultura del consumo responsabile e della produzione energetica sostenibile, democratica e diffusa.  Tivoli, 15 luglio ’09