VERDI DI TIVOLI

Ecco i veri costi dell’atomo. L’uranio emette CO2 a tonnellate


Parlando a Milano, durante il primo appuntamento dei "Dialoghi sull'energia", organizzati da A2a alla Casa dell'energia, Chicco Testa ha lamentato la carenza di professionisti dell'informazione sui temi energetici, con particolare riguardo al nucleare, cosa che ostacola i dibattiti pubblici razionali e generalizzati. Fin qui nulla di strano; la tesi è condivisibile e se ne può discutere. Ma poi Testa si è spinto oltre e ha enfatizzato la necessità di far leva su una emotività favorevole al nucleare che sfrutti le paure dei cambiamenti climatici e della sicurezza degli approvvigionamenti energetici. Come chiedere ai giornalisti di ingannare i lettori perché il fine giustifica i mezzi…Agli ambientalisti Testa imputa la contraddizione di opporsi a una fonte di energia elettrica in grandi quantità che non genera CO2, e al mondo politico e al pubblico in genere, invece, la contraddizione di vincolare la sopravvivenza del sistema produttivo e dello stile di vita italiano a personaggi inaffidabili, come il leader libico Gheddafi, e a situazioni non controllabili in modo diretto, come il rapporto Russia-Ucraina.Ebbene, il nostro umanista hegeliano ignora o, meglio, nasconde il fatto che per produrre le 40 tonnellate l'anno di uranio che servono per alimentare un reattore Epr da 1.600 megawatt, come quelli che si vorrebbero costruire in Italia, occorre partire da qualcosa come 8 milioni di tonnellate di roccia, equivalenti alla piramide di Cheope, che vanno prima estratte, macinate, poi diluite con 1,4 milioni di metri cubi di acqua e 22mila tonnellate di acido solforico, per ottenere alla fine 350 tonnellate di yellowcake, un ossido che contiene lo 0,7% di uranio fissile, più l'equivalente, appunto, di una piramide di Cheope all'anno di scarti. Poi quest'uranio va arricchito per incrementare la parte fissile, cioè l'uranio 235, almeno al 3,5%. L'arricchimento avviene per centrifugazione trasformando l'uranio in gas, l'esafluoruro di uranio. Per fare questo servono 370 tonnellate di fluoro, gas molto leggero, altamente volatile e che alla fine del processo è altamente radioattivo, impossibile da smaltire e che comporta una gestione molto onerosa. Finalmente si ottengono 40 tonnellate di uranio combustibile in forma di biossido di uranio, oltre che 250 tonnellate di uranio impoverito, che poi tanto povero non è, dato che contiene ancora lo 0,3% di uranio fissile, quindi radioattivo.In conclusione, per far funzionare un reattore Epr per un anno si consuma energia pari a 190mila tonnellate di petrolio con l'immissione in atmosfera di 670mila tonnellate di CO2.Poca cosa, dato che ciò corrisponde a soli 56grammi di CO2 per ogni chilowattora che verrà prodotto. Se però consideriamo che la costruzione della centrale è responsabile dell'emissione di altri 12grammi di CO2 al chilowattora e che la gestione delle scorie comporta un "debito" stimato tra i 30 e i 65grammi di CO2 per…Quanto all'indipendenza dall'estero, su un fabbisogno mondiale annuo di circa 70mila tonnellate di uranio, solo 20mila provengono da paesi "stabili", quali Australia, Canada, Usa. Altre 20mila tonnellate arrivano da Kazakhstan, Russia, Niger, Namibia e Uzbekistan e 30mila tonnellate provengono dagli arsenali militari russi in smantellamento. Infine: non c'è la domanda di corrente per 4-5 centrali nucleari che dovrebbero produrre 60 miliardi di chilowattora di elettricità all'anno, come chiede Fulvio Conti, amministratore delegato dell'Enel.