VERDI DI TIVOLI

Buffy l'ammazzavampiri ed il PdL distribuiscono croci a piazza Irnerio


A Piazza Irnerio, l'altroieri, si distribuivano crocifissi. Qualcuno giura di aver visto Buffy, l'ammazzavampiri, con tutto il suo seguito, altri il Dott. Van Helsing che trascinava una pesantissima corona d'aglio. A quanto pare la città eterna, capitale di un glorioso stato un tempo laico, poi abbrutito dal cattolicesimo politico, è sotto attacco: orde di vampiri, provenienti da Strasburgo, sono pronti a succhiare fino alla morte il sangue dei poveri cristiani lì presenti perché, anche se capitale della repubblica Italiana, Roma è anche il centro del cattolicesimo. La distribuzione dei crocifissi, ad opera del PdL romano, è stata accompagnata da una raccolta di firme, tesa a rigettare la oramai famosa sentenza della corte europea di Strasburgo. Hanno aderito in molti, alcuni in difesa delle presunte “radici cristiane dell'Europa”, altri con spirito più bellicoso, cavalleresco, muniti del crociato e larussiano motto “dovete morire” lanciato contro chiunque non la pensi come loro. Intendiamoci, la distribuzione del simbolo religioso come segno di identità e di protesta è una cosa che ci vede favorevoli; ogni cittadino o ogni insieme di cittadini, se crede di aver subito un torto, fa bene a mobilitarsi. Quel che ci preoccupa è lo stile, il tono; pare che ogni cristiano sia diventato un martire che combatte, con la schiuma alla bocca, non per la possibilità di praticare il suo credo religioso o la sua libertà di coscienza (anche perché non è certo questo in gioco), ma per il puro mantenimento di quello che, diciamola tutta, è un privilegio di origine fascista. Lo stato laico, quello del Risorgimento, non aveva crocifissi né nelle scuole né nei tribunali, dove vi era solo scritto il motto “La legge è uguale per tutti”. Poi, gradatamente, con il ventennio, il crocifisso è arrivato ovunque, anche in quei luoghi in cui il nazareno medesimo non avrebbe messo volentieri piede, forse perché disgustato dagli effluvi di olio di ricino. Detto in altri termini quel che ci preoccupa è che in nome delle presunte radici cristiane (dimentichiamo la classicità greca e latina, secoli di cultura e di identità a dir poco pagane, anch'esse a fondamento dell'occidente!) con il crocifisso si possano distribuire i paletti da conficcare nel cuore dei vampiri che, si sa, ammantati di rosso sangue ed avendo solo la vita (quindi applicando con rigore il materialismo storico), sono anche un po', come dire, ... comunisti. Quella che sta montando, e che io vedo con estrema preoccupazione, non è la difesa di un credo religioso, ma del vile privilegio; non è tanto in gioco l'identità cristiana, bensì l'arroganza di una maggioranza bramosa di schiacciare tutto quello che è diverso da lei. Non vorremmo, insomma, che su questa strada si aprisse la caccia all'ateo e all'agnostico. Del resto, se un ministro del nostro governo dice che chi non vuole il crocifisso deve morire, la cosa è preoccupante. Atei! Agnostici! Cristiani riformati e seguaci della teologia della liberazione! Tra un po', forse, dovremmo chiedere asilo in Olanda, esattamente come si faceva nel '500, sempre che le maledizioni di Ignazio La Russa non ci colpiscano prima o che non ci raggiungano i suoi contadini transilvani armati di forcone. Arguzie a parte, il clima non è buono; l'integralismo cattolico, fomentato da destra, è parallelo al pullulare di gruppi e gruppettini neo fascisti e neonazisti che, da quando il buon Alemanno, cui riconosciamo il merito di aver dichiarato di non essere “fascista”, bensì “missino”, è stato eletto come sindaco di Roma, hanno repentinamente alzato la testa. Potremmo anche parlare del clima omofobo, ma sarebbe troppo semplice... Roma è una città fin troppo civile. I disordini susseguiti alla scomparsa di Stefano Cucchi, la cui morte è avvolta ancora nel mistero, non sono nulla rispetto a quello che poteva succedere; fosse accaduta una cosa di questa gravità e viltà a Parigi, nelle periferie sarebbero stati già presi d'assalto i commissariati. Roma è una città civile e reagisce con civiltà, avendo, esattamente come la famiglia del Cucchi, la nobiltà civile e la fede nel diritto. Roma non merita che vengano distribuiti paletti da conficcare nel cuore dei vampiri. Mi sia consentita un'ultima riflessione: lo stato esiste per garantire la vita dei cittadini. Lo diceva Thomas Hobbes e almeno la metà della storia della filosofia politica. Questo principio è anche alla base della nostra costituzione. Come fa un ministro del governo ad augurare la morte anche ad uno solo dei suoi governati? Questo fatto è di estrema gravità, anche se i media tendono a farlo passare in secondo piano. Ancora più grave è il fatto che chi dovrebbe garantire l'applicazione della costituzione e dei principi che ad essa sottendono, è rimasto in silenzio. Lei, Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica, doveva prendere Ignazio La Russa per un orecchio e dirgli: “tu questo non lo puoi fare ... chiedi scusa”. Del resto, come garante supremo, lei è un po' il padre di tutti noi e per età potrebbe essere benissimo il genitore di La Russa; in ambedue i casi avrebbe potuto farlo. Quel che ci preoccupa non è la faccenda del crocifisso; se i cattolici vinceranno il ricorso non se ne farà un dramma. Noi, a differenza di altri, rispettiamo le sentenze. Ci preoccupa invece un clima da inquisizione in cui una vile maggioranza chiassosa e con le mani che prudono, dalla scarsa intelligenza e cultura (altrimenti non parlerebbe con tanta leggerezza delle radici europee), reagisce con rabbia a qualsiasi cosa possa intaccare il proprio predominio. Se continueremo così, saremo tutti realmente in pericolo. Mario Michele Pascale Coordinatore Lazio dei Radicali di Sinistra