VERDI DI TIVOLI

Il manganello? Sulla politica


Massimo Serafini (Comitato scientifico Terra)IN FONDO. Se i black block spaccano le vetrine, i decisori politici spaccano il pianeta.Viviamo tempi bui, nei quali, chi comanda esibisce arroganza e sopraffazione. Ma perché, mi chiedo, in Danimarca, uno dei paesi nord europei, famosi perché simbolo di democrazia e esempio di tutele sociali, c’è un governo che ogni giorno fa picchiare e arrestare persone che vogliono solo un accordo sul clima, cioè il bene di chi abita, e soprattutto abiterà, la terra? Non si risponda, per giustificare tanta repressione, che ci sono i demenziali black block, perché gli “sfasciatori” più pericolosi sono quelli che la polizia difende, cioè i decisori politici, che non spaccano vetrine, ma il pianeta. Non tutti i decisori naturalmente, ma essenzialmente quelli dei paesi ricchi e fra questi, pur con diverse responsabilità, anche Cina ed India. Quanto sarebbe invece più utile lasciare che quelle ragazze e ragazzi, che assediano da anni i vari summit dei cosiddetti grandi della terra, entrassero nelle sale a smascherare il gioco dei potenti. Forse qualche manganellata e qualche serata nelle celle potrebbe far bene a questi cosiddetti decisori, che dopo due anni di trattative si stanno rivelando incapaci di raggiungere un accordo che impedisca il disastro climatico. Oggi, sentiremo Obama e forse le speranze torneranno, ma già la Cina ha sentenziato che da Copenaghen non uscirà né un accordo, né tanto meno un documento vincolante, ma solo un compromesso politico. E dov’è finita in questo alternarsi allucinante di ottimismo e pessimismo, in cui l’unica cosa seria è la protesta dei paesi poveri, la voce dell’Europa? Non dovrebbe il vecchio continente, guida della lotta ai cambiamenti climatici, far sentire la sua protesta, ribadendo agli Usa e alla Cina che andrà avanti con le sue decisioni unilaterali: riduzione delle emissioni, riconversione rinnovabile del suo modello di produzione energetica e sviluppo di politiche per l’uso intelligente ed efficiente dell’energia? Si sa, ogni accordo è frutto di rapporti di forza sociali, quindi anche di quanto desiderio di lotta ai cambiamenti climatici è presente nella società in cui viviamo, quanto dissenso siamo stati capaci di organizzare. Contestare ora per le strade di Copenaghen è giusto e deve continuare fino alla fine, ma è forse tardivo. Per due anni hanno trattato indisturbati, preparato, senza che nessuno li assediasse, bozze di accordo per poi stracciarle il giorno dopo. La scienza ha già detto cosa bisogna fare per proteggere il clima, ma se il vertice di Copenaghen non si concluderà con un accordo che impegni i paesi ricchi a farlo, è augurabile che non si aspetti la data del loro prossimo appuntamento, ma si continui a riempire le piazze con la nostra protesta e la nostra proposta. Soprattutto, facciamole sentire le nostre ragioni in questo paese, governato da negazionisti e fanatici del carbone e del nucleare.