VERDI DI TIVOLI

LO "SCIPPO" DI CAPODANNO. NIENTE CLASS ACTION CONTRO LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE


 Previsto nella bozza, promesso dal ministro Brunetta, il mezzo di azione collettiva da far valere nei confronti della pubblica amministrazione scompare dal testo ufficiale pubblicato in Gazzetta. Ora sul mistero indaga il Codacons Come da impegno del presidente del Consiglio Berlusconi, l'azione collettiva nel settore pubblico entrerà in vigore dal primo gennaio 2010». Era il 15 maggio del 2009 quando, con queste parole, il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta annunciava al mondo il grande evento. «Sto cercando di dare una voce concreta ai cittadini - sentenziò - per punire chi non fa il proprio lavoro e dove chi perde va a casa». Ma non è stato così. Non solo l'azione di classe all'italiana, versione soft del ben più rigido modello anglosassone, uscita dal parlamento, rappresentava di per sé un'arma spuntata, ma la versione finale pubblicata sulla Gazzetta ufficiale del 31 dicembre scorso la rende ancora più inconsistente. Nella notte tra l'1 e il 2 gennaio, infatti, la possibilità di agire collettivamente contro la pubblica amministrazione è di fatto scomparsa. A spiegare come sia avvenuto lo "scippo" ci si è messo il Codacons che lunedì prossimo attiverà a Catania il primo sportello informativo in Italia sulle class action. «Il 31 dicembre abbiamo cercato la Gazzetta ma era introvabile. Abbiamo potuto vederla solo il 2 gennaio - ha spiegato Carlo Rienzi, presidente dell'associazione dei consumatori - e il testo appare modificato all'articolo 7 rispetto al decreto legislativo approvato anche dal Consiglio di Stato nel quale si prevedeva l'immediata entrata in vigore dell'azione collettiva contro i ministeri. Nel nuovo testo, invece, salta tutto - ha proseguito - almeno riguardo ad azioni contro i concessionari di servizi pubblici (Trenitalia, società della luce, gas, acqua ecc.) rinviando a futuri e incerti decreti attuativi della presidenza del Consiglio». E pensare che nel calendario dell'esecutivo lo strumento legale doveva essere il primo a partire, seguito (dal primo aprile 2010) da quello contro le amministrazioni e gli enti non economici regionali, contro i concessionari di servizi pubblici (dal primo luglio 2010) e da quello contro le amministrazioni ed enti pubblici per la salute e i rapporti tributari (a partire dal primo ottobre 2010).Il grande caos nei trasporti che ha animato le vacanze natalizie di molti italiani nonché le minacce delle associazioni hanno probabilmente messo paura all'intrepido Brunetta che, più prudentemente, avrà deciso di rivedere il testo. Ma il Codacons non si dà per vinto e ha già studiato le contromisure: «Nel decreto - ha annunciato Rienzi - ci sono spazi per fare qualcosa, almeno contro i ministeri. Il 15 gennaio (quando il testo diventerà legge) ne vedremo delle belle». «Già l'azione collettiva contro la pubblica amministrazione - ha commentato poi Rienzi - faceva acqua da tutte le parti non prevedendo sanzioni di alcun genere. Ora grazie al "grande fustigatore" Renato Brunetta scompare totalmente». Così come i fondi dell'Antitrust destinati alle associazioni dei consumatori cancellati sia dal Bilancio statale che dal decreto Milleproroghe.