VERDI DI TIVOLI

ad uso e consumo degli ecologisti Tiburtini

 

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DISIMBALLIAMOCI

Basta con gli imballaggi inutili ed eccessivi! Disimballiamoci è la campagna di Legambiente sull’importanza di ridurre alla fonte la produzione di rifiuti.

Gli imballaggi, che paghiamo ben due volte (con la spesa e quando li dobbiamo smaltire), costituiscono infatti il 60% del volume e il 40% del peso dei rifiuti degli italiani. Montagne di imballaggi che potremmo risparmiare alle nostre tasche e alla salute del pianeta, alleggerendo il sacchetto della spesa e quello della spazzatura.

L’imballaggio ha delle funzioni ben precise, come conservare la qualità, garantire il trasporto e informare sulla composizione e sulla tracciabilità del prodotto. Sempre di più però l’imballaggio viene usato in maniera eccessiva come veicolo per attirare l’attenzione del consumatore.

Con “Disimballiamoci” i volontari di Legambiente si danno appuntamento fuori dai supermercati, ipermercati e centri commerciali per sensibilizzare le catene di distribuzione e i cittadini sull’uso eccessivo delle confezioni, invitandoli a consegnare almeno un imballaggio inutile tra quelli acquistati. È anche l’occasione per rilanciare e diffondere le buone pratiche per la riduzione degli imballaggi, ancora troppo poco conosciute, come i dispenser per la vendita di detersivi, latte, acqua e altri generi alimentari sfusi o alla spina.

 

GREENPEACE

BALENE: SANTUARIO MAR LIGURE E' UNA FOGNA ROMA - Il santuario dei cetacei è diventato una discarica: l'area del mar Ligure che sarebbe dovuta diventare un paradiso per balene e delfini è "inquinata da batteri fecali in alto mare". Questo tipo di inquinamento, insieme al "traffico marittimo incontrollato" con velocità vicine "ai 70 km/h", ha comportato una diminuzione del 75% degli avvistamenti di balenottere e del 50% di stenelle.

L'assenza di "regole" e la mancanza di "un piano di gestione" hanno trasformato il santuario in "una fogna a cielo aperto". Questa l'accusa di Greenpeace nel dossier 'Balene a perdere', presentato oggi a Roma, frutto della ricognizione dell'agosto scorso nella zone del santuario a bordo della Arctic Sunrise. A 16 anni di distanza dall'ultimo monitoraggio (nel 1992 le balenottere erano circa 900 e le stenelle comprese tra 15.000 e 42.000), balene e delfini potrebbero realmente essere diminuiti: dopo 1.200 chilometri di navigazione, di balenottere se ne sono viste soltanto 13 (un quarto rispetto alle attese e non sufficiente a elaborare una stima sulla popolazione), mentre il range di stenelle si è attestato tra 5.000 e 21.000 esemplari (é calata anche la media del numero di individui presenti nel gruppo, da 22,5 a 7,5).

Le cause della diminuzione di cetacei nell'area del santuario sono diverse. L'inquinamento: in due aree è stata rilevata una forte "contaminazione di batteri fecali" oltre i valori ammessi per la balneazione (100 colonie/100 ml). Provenienti non da terra ma, presume Greenpeace, dallo scarico di traghetti e navi da crociera. Un tipo di sversamento che, oltre a essere persistente specie d'estate, colpisce la salute dei cetacei: sono animali immunodepressi, cioé raccolgono e assorbono le contaminazioni presenti in mare. L'intenso traffico incontrollato: "navi di 100-150 metri e traghetti che corrono a 70 km/h con il rischio di impatto con i cetacei e l'emissione di forti rumori". E anche un'attività di 'whale watching' svolta "in modo pericoloso", così come "la pesca illegale". Ma, quello che manca, è soprattutto "un ente di gestione" nonché la predisposizione di un piano di tutela per non lasciare che questa zona del Mediterraneo rimanga "una scatola vuota senza regole e controlli", creando una grande riserva marina d'altura.

Cosa che, conclude Greenpeace, renderebbe impossibile "l'insediamento della prima area industriale offshore: il rigassificatore di Pisa-Livorno" proprio all'interno del santuario. L'associazione dell'arcobaleno, impegnate nelle aree marine, chiede che sia sottoposto a tutela il 40% del Mediterraneo

 

 

MESSINA: FRANCESCATO, DICHIARAZIONI MATTEOLI SURREALI

Post n°344 pubblicato il 05 Ottobre 2009 da verdi.tivoli

COSA C'ENTRA PONTE? SE SI METTONO SOLDI SU PONTE NON CE NE SONO PER DISSESTO



“Le dichiarazioni del ministro Matteoli sono semplicemente surreali”. Commenta così Grazia Francescato Portavoce nazionale dei Verdi e membro
del Coordinamento nazionale di Sinistra e Libertà le dichiarazioni del ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli.





“Con un’ingenuità che lascia a bocca aperta, il ministro si chiede anche cosa c'entra il Ponte sullo stretto di Messina con il dissesto
idrogeologico delle aree sommerse dal fango - aggiunge la leader del Sole che ride -. Visto che non lo ha ancora capito proviamo a spiegarlo noi: se
si mettono tutte le poche risorse disponibili su mega opere faraoniche ed inutili come il Ponte non restano quattrini sufficienti da destinare alle
vere priorità del Paese. In primis la lotta al dissesto idrogeologico e la messa in sicurezza del territorio, che noi Verdi da decenni proviamo ad
imporre in cima all’agenda delle vere opere utili”.
“Con le due finanziarie del governo Prodi eravamo riusciti ad invertire la tendenza facendo aprire ben 652 cantieri di messa in sicurezza del
territorio - ha concluso la Francescato -. Ma il Governo Berlusconi è riuscito a tagliare anche le risorse che avevamo destinato, come dimostra il
taglio di 241,4 milioni di euro operato dalla scorsa finanziaria al programma per la Conservazione dell’Assetto idrogeologico”.



Roma, 5 ottobre 2009

 
 
 

LIBERTA' DI MANIFESTARE

Post n°343 pubblicato il 05 Ottobre 2009 da verdi.tivoli

 
 
 

Liberi dalla scorie

Post n°342 pubblicato il 05 Ottobre 2009 da verdi.tivoli
Foto di verdi.tivoli

Negli ultimi mesi in Calabria è stata accertata la presenza di scorie di diversa natura ed in particolare:
- a 14 miglia dalla costa di Cetraro, il relitto di un mercantile che gli inquirenti ritengono essere il Cunsky, con un carico di 120 fusti contenenti presumibilmente rifiuti radioattivi;
- in agro di Aiello Calabro è stata rilevata la presenza nel terreno di possibili radionuclidi artificiali;
- a Crotone sono stati utilizzati materiali fortemente radioattivi per la costruzione di numerosi edifici pubblici e anche di scuole, nelle quali è stato già accertato un livello di contaminazione tra i bambini. Il Governo non può accettare che sia messa così in pericolo la salute di migliaia e migliaia di calabresi.
Pertanto noi firmatari della presente petizione chiediamo al Governo di intervenire con la massima urgenza per:
1) verificare il contenuto della stiva del relitto al largo di Cetraro, recuperando i fusti con i rifiuti radioattivi e procedendo alla messa in sicurezza del tratto di mare interessato;
2) verificare la presenza delle altre "navi a perdere" nel Mediterraneo, così come indicate dal pentito Fonti ed eventualmente da altri filoni d'indagine;
3) verificare la presenza di radionuclidi artificiali nel territorio di Serra d’Aiello e Aiello Calabro, in particolar modo alla foce del fiume Oliva, mettendo in sicurezza il sito;
4) provvedere alla bonifica degli edifici contaminati di Crotone;
5) chiarire se esiste una relazione tra l’aumento di patologie tumorali e l'eventuale presenza di rifiuti nucleari o tossici in alcune zone della Calabria ed agire immediatamente per garantire la salute degli abitanti di quelle aree;
6) chiarire tutte le responsabilità, anche quelle di eventuali apparati deviati dello Stato, e fornire pieno supporto all’azione della magistratura.

Si può firmare on line su:

http://ilquotidianodellacalabria.ilsole24ore.com/it/petizione_liberi_dalle_scorie.html

 
 
 

Quello che non ci fanno vedere

Post n°341 pubblicato il 05 Ottobre 2009 da verdi.tivoli

 
 
 

Trattori antinucleari alla porta di Brandeburgo

Post n°340 pubblicato il 05 Ottobre 2009 da verdi.tivoli
Foto di verdi.tivoli

Sono cinquanta trattori, e dietro i trattori 50.000 manifestanti venuti da tutta la Germania, per dire no al nucleare. Hanno marciato a Berlino, dopo il lungo viaggio dei trattori da Gorleben, il villaggio della Bassa Sassonia simbolo della protesta antinucleare: qui ogni anno i contadini, i comuni e le chiese protestano contro il deposito di scorie nucleari.Trattori in testa, richiedono la chiusura delle17 centrali nucleari presenti in territorio tedesco, come stabilito nel 2002. Secondo i manifestanti, il fardello nucleare ha pesato sui contribuenti 165 miliardi di euro, oltre a accumulare rifiuti radioattivi ad alto rischio e di complessa gestione.

 
 
 

L’indossatrice finale

Post n°339 pubblicato il 02 Ottobre 2009 da verdi.tivoli

2 Ottobre 2009 ·

prestigiacomo
Stefania Prestigiacomo avrebbe fatto shopping con la carta di credito del Ministero dell’Ambiente, comprando abiti firmati e articoli di pelletteria e per questo è stata indagata per peculato.
Ma dai, non scherziamo, macché peculato: lei è solo l’indossatrice finale.

 
 
 

PETRINI (SLOW FOOD), ECCO IL NOSTRO MANIFESTO ECO-POLITICO

Post n°338 pubblicato il 01 Ottobre 2009 da verdi.tivoli

Roma, 1 ott. - (Adnkronos) - "La strategia e' allargare il nucleo decisionale mondiale dal G8 al G20. L'idea e' aprire alle organizzazioni e non
solo agli Stati. Dare titolo di intervenire a Greenpeace e Wwf sull'ambiente. Ad Amnesty sulla giustizia. E a Terra Madre sull'agricoltura.
Combattiamo una guerra quotidiana contro le multinazionali". E' quanto dichiara in un'intervista a 'L'Unita' Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e
Terra Madre, rete che difende l'agricoltura, la pesca, l'allevamento e la preservazione del gusto e della biodiversita' del cibo, in merito al
manifesto 'eco-politico', che intende trasformare quest'ultima in soggetto politico.

"Affoghiamo negli sprechi - sottolinea Petrini - oltre il 50% del mangiare finisce nella spazzatura. Primo responsabile della distruzione
ambientale e' la produzione alimentare: allevamenti intensivi, monocoltura, inquinamento delle falde acquifere. Il cibo si mangia l'habitat". Per
quanto riguarda possibili soluzioni, Petrini precisa: "Individuare soggetti attivi per cambiare le cose. Produttori e consumatori, che io chiamo
coproduttori, uniti nella comunita' del cibo. I primi non ti fregano, i secondi non badano solo a strappare il prezzo piu' basso ma si preoccupano
della qualita' e dei lavoratori".

Sulla tutela della qualita' dei prodotti locali e dei lavoratori "bisogna intendersi - afferma - in Piemonte senza 10 mila albanesi il barolo non lo
faremmo. Senza 4 mila indiani i padani non avrebbero parmigiano. E senza senegalesi niente fontina valdostana". "Ce la cantiamo e suoniamo
sull'identita' gastronomica ma vediamo chi la fa.
Scambio e contaminazione sono importanti", conclude.

 
 
 

Ecco chi ha fatto i debiti. E li paghiamo noi

Post n°337 pubblicato il 29 Settembre 2009 da verdi.tivoli

CLIMA COPENAGHEN Edison, Enel,Eni,Saras e Tirreno Power. Sono le cinque aziende che, sforando i limiti delle emissioni, devono correre ai ripari. Ma il governo pensa un aiuto con i nostri soldi.

Ottocentomila euro di multe europee per l’Italia che non rispetta i limiti di emissione? Errore e, soprattutto, voluta disinformazione. Si tratta di soldi che una parte del sistema industriale deve destinare al pagamento dei crediti di emissione. In altre parole, denaro che va a comprare “licenze” di emissione di gas serra presso le industrie, italiane o europee, che hanno diminuito oltre i tetti fissati per legge il loro consumo di energia e quindi la produzione di anidride carbonica. Se questo è il meccanismo, le industrie che si stanno facendo del male - e lo stanno facendo ai consumatori - hanno nomi e cognomi precisi. Si chiamano Edison, Enel, Saras, Eni e Tirreno Power. Per legge, nel 2008 Edison poteva sparare in aria poco più di 14 milioni di tonnellate di CO2 e altri gas che fanno alzare la febbre del pianeta. Ne ha prodotte quasi 23 milioni.
 
Enel era riuscita a patteggiare per se stessa, con tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi anni, una quota di emissioni di 42,4 milioni di tonnellate e invece ne immette in atmosfera esattamente due milioni in più, 44,4 milioni di tonnellate. Saras di Gian Marco Moratti (raffine-ria di Sarroch, in Sardegna) aveva un permesso per 2,6 milioni di tonnellate, mentre ne emette più del doppio, 6,2 milioni: Eni sfora di un milione di tonnellate (7,8 contro 6,7) e Tirreno Power di sole 300mila. «Complessivamente le industrie italiane hanno superato i permessi di emissione per 9 milioni di tonnellate di CO2, ma bisogna fare dei distinguo», spiega Francesco Tedesco, responsabile campagna Energia e clima di Greenpeace che ha reso nota la lista dei pirati.
 
«Lo sforamento si deve solamente ai settori del termoelettrico e della raffinazione. Altri settori, invece, hanno rispettato i tetti», anche se - probabilmente a lavorare è stata più la crisi che gli impegni in efficienza energetica. A far crescere la bolletta che il sistema industriale italiano dovrà pagare, insomma, sono aziende che non hanno rispettato le regole in primo luogo quelle che hanno utilizzato e - complice il governo Berlusconi - ancor più utilizzeranno il carbone. La gran parte della produzione di anidride carbonica dell’Enel è dovuta alla centrale elettrica di Brindisi, un mostro che sforna 15 milioni di CO2 l’anno, un terzo della produzione dell’azienda. A luglio, il ministero dell’Ambiente ha dato il via libera alla trasformazione a carbone della centrale di Porto Tolle.
 
Così, il tetto di emissioni che nel 2008 era complessivamente di 211 milioni di tonnellate per i sei settori interessati dalla direttiva europea (e se ne sono prodotte 220), nel 2009 scende a 203. Su questo il governo italiano chiede “l’aiutino” ulteriore, proclamando di essere legato a un «accordo ingiusto », come ha ripetuto ieri il ministro Stefania Prestigiacomo rispondendo alle domande di Terra a margine di un convegno. «Il sistema delle emission trading - sostiene Prestigiacomo - ha dato più quote a chi inquinava di più e non a chi, come noi, era un Paese virtuoso ». Ma non dovrebbero pagare le imprese e non il “Paese”? «C’è la possibilità che il governo intervenga con un fondo». Oltre che in bolletta, pagheremo con le tasse le inadempienze dei produttori di elettricità e petrolio.

 
 
 

ENERGIA: MARRAZZO, REGIONE RICORRERA' CONTRO SCELTA GOVERNO

Post n°336 pubblicato il 25 Settembre 2009 da verdi.tivoli

Roma, 23 set. - 'La Regione Lazio insieme ad altre regioni fara' ricorso contro la decisione del governo nazionale di ricorrere all'energia nuclare. '. Lo ha detto il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, aprendo il consiglio regionale di oggi. Marrazzo ha poi aggiunto: 'A mesi, nel lazio, vedra' luce piu' grande impianto fotovoltaico d'europa.
Il lazio andra' in questa direzione'. (AGI) Cli- 231530 SET 09

 
 
 

REDDITO MINIMO GARANTITO DALLA REGIONE LAZIO

Post n°335 pubblicato il 23 Settembre 2009 da verdi.tivoli

Le domande per accedere al reddito minimo garantito possono essere presentate entro il 30 Settembre 2009. Tutte le procedure e i materiali per presentare la domanda possono essere trovate via internet a: http://www.portalavoro.regione.lazio.it

oppure tramite il numero verde 800.012283.

 
 
 

Nucleare, ambientalisti: 4 regioni impugnano legge sui siti

Post n°334 pubblicato il 22 Settembre 2009 da verdi.tivoli

Roma, 21 SET (Velino) - Greenpeace, Legambiente e Wwf "accolgono con soddisfazione l'iniziativa delle Regioni Calabria, Toscana, Liguria e Piemonte che hanno impugnato di fronte alla Corte Costituzionale la Legge 99/2009 con cui il Governo cerca di far tornare l'Italia nell'errore nucleare scavalcando le competenze delle Regioni e la volonta' dei cittadini residenti. Le associazioni si augurano che tale esempio venga seguito anche dalle altre Regioni. Dopo il primo annuncio della Regione Calabria, con la scelta anti-nucleare del Presidente Agazio Loiero, su proposta dell'Assessore all'Ambiente Silvio Greco, anche le Regioni Toscana, Liguria e Piemonte hanno comunicato di aver presentato ricorso alla Corte Costituzionale. La delega nucleare al Governo prevista dalla Legge 99/2009 - prosegue la nota - mette fuori gioco le Regioni sulla localizzazione degli impianti nucleari per la produzione dell'energia elettrica, sugli impianti per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi o per lo smantellamento degli impianti nucleari, in contrasto con quanto stabilito dal Titolo V della Costituzione sui poteri concorrenti delle Regioni in materia di Governo del territorio e sul rispetto del principio di leale collaborazione., In base a questa valutazione, Greenpeace Italia, Legambiente e WWF Italia, con una lettera dell'11 settembre scorso inviata ai Governatori e a tutti gli assessori competenti, hanno chiesto l'impugnazione di fronte alla Corte Costituzionale della norma contenuta nella legge 99/2009".
"Il fatto e' particolarmente grave perche' si vuole cosi' scavalcare completamente non solo le Regioni ma anche gli enti locali per localizzare impianti e aree, equiparate ad aree militarizzate, gestite da privati - aggiungono le associazioni -. Nei criteri e nei principi che improntano la delega al Governo infatti, rilevano gli ambientalisti, l'intesa con la Conferenza Unificata, a cui partecipano le Regioni e gli enti locali, e' chiesta solo per la costruzione e l'esercizio degli impianti e non per la localizzazione che viene quindi avocata al solo Governo. Gli ambientalisti nella loro lettera agli amministratori regionali citano, a sostegno dell'impugnazione, almeno quattro sentenze della Corte Costituzionale (Sentenze n. 242, 285 e 383 del 2005 e n. 247 del 2006) in cui si ribadisce l'ineludibilita' delle intese tra Governo e Regioni quale pieno riconoscimento della funzione amministrativa delle Regioni su materie in cui queste esercitano il loro potere legislativo concorrente".

 
 
 

CACCIA. DOMENICA RIAPRE, INTANTO È DIBATTITO ACCESO IN PARLAMENTO

Post n°333 pubblicato il 18 Settembre 2009 da verdi.tivoli

AL SENATO ESAME DDL ORSI, ALLA CAMERA TORNANO EMENDAMENTI LEGA.

(DIRE) Roma, 17 set. - Domenica parte la stagione venatoria, accompagnata e introdotta dalle polemiche e dalle critiche legate alla pre-apertura della caccia che ha interessato mezza Italia da nord a sud della Penisola. Ma il dibattito sulla caccia ora e' aspro anche in Parlamento. La commissione Ambiente del Senato e' infatti chiamata a discutere del progetto di riforma delle legge sulla caccia, il 'ddl Orsi'. Alla Camera, invece, fanno rumore gli emendamenti alla legge Comunitaria 2009 presentati dal deputato della Lega Gianluca Pini che, denunciano le associazioni, aprono alla 'caccia no limits'.
Presentato a palazzo Madama lo scorso febbraio dal senatore del Pdl Franco Orsi, la bozza di riforma della 157/92 prevede, tra le altre cose, l'apertura della caccia lungo le rotte di migrazione, la cancellazione delle specie "superprotette" e l'esclusione da ogni tipo di protezione specie quali la nutria, le specie alloctone o esotiche come pappagalli, ermellini, scoiattolo grigio. Catturabili anche le specie in deroga come peppola e fringuello (si potra' cacciare a peppole e fringuelli anche nei parchi). Una delle norme che piu' avevano fatto discutere, cioe' quella che prevede la possibilita' di sparare gia' a partire dai 16 anni, sulla quale era stato annunciato un ripensamento, "e' ancora nel testo- segnala il senatore Pd Roberto Della Seta- sebbene Orsi abbia annunciato un emendamento abrogativo".
A proposito di emendamenti: il fronte 'anti ddl Orsi' ne ha presentati "quasi 2.000", ricorda alla Dire il senatore Roberto Della Seta, capogruppo del Pd in commissione Ambiente del Senato. "Solo noi del Pd ne abbiamo presentati tra 1.200 e 1.300". Il tentativo di Pd, Idv, Verdi e associazioni e' quello di fare ostruzionismo, mandare per le lunghe l'iter di discussione e approvazione.
E poi ci sono gli 'emendamenti Pini' alla Comunitaria 2009.
"Uno schiaffo all'Unione europea, un vergognoso attacco alla natura e un vero e proprio affronto alla sicurezza dei cittadini italiani" attacca la Lipu- Lega italiana protezione uccelli. "Si ripropongono le modifiche alla legge sulla caccia gia' ritenute inammissibili e bocciate nel maggio scorso, tra cui la cosiddetta 'caccia no limits'", denuncia l'associazione.
Se la Camera approvasse l'emendamento l'Italia "precipiterebbe in un vero e proprio caos normativo e, cosa veramente grave, i cittadini italiani si vedrebbero invasi dai fucili in ogni stagione- dice la Lipu- l'emendamento della Lega cancella infatti i limiti massimi, attualmente contenuti tra il primo settembre e il 31 gennaio, entro cui possono essere autorizzate le deroghe regionali alla stagione venatoria". Il che significa, per fare un esempio, "che i cacciatori spareranno agli uccelli migratori nei delicatissimi periodi di fine inverno- avverte l'associazione- quando molti di loro sono in viaggio verso i luoghi di riproduzione, o addirittura in estate, nel mese di agosto, con le campagne italiane piene di bambini e di famiglie". Infine, la proposta della Lega "e' del tutto inammissibile rispetto alla legge Comunitaria- conclude la Lipu- come gia' dimostrato nel corso della Comunitaria 2008 quando il medesimo emendamento fu bocciato dal Parlamento".
Nessuna intenzione di arrivare in Italia alla caccia 'no limits', ma solo un "adeguamento alla normativa comunitaria" per evitare infrazioni e "centinaia di milioni di euro di multa", ribatte il deputato della Lega Gianluca Pini. "I due emendamenti relativi alla caccia- spiega- rispondono infatti a esigenze urgenti di adeguamento della normativa nazionale all'ordinamento comunitario in materia, tant'e' che vi sono procedure di infrazioni aperte che, a causa di certi ambientalisti da salotto, potrebbero costare allo Stato italiano centinaia di milioni di euro di multa".
Infine, avverte il leghista, "visto che ormai in questo paese sembra una prassi consolidata riportare le persone al buon senso solo attraverso strumenti giudiziari, valutero' seriamente di denunciare sia in sede penale, sia civile la Lipu per diffamazione". Proposito, questo, che ha scatenato una dura reazione delle associazioni ambientaliste.

 
 
 

CACCIA, FERMARE IL NUOViO BLITZ IN PARLAMENTO

Post n°332 pubblicato il 16 Settembre 2009 da verdi.tivoli

Un emendamento della Lega alla Comunitaria 2009 permetterebbe l'estensione della stagione venatoria. "Gravissimo e del tutto inammissibile.

Intervengano il Ministro Ronchi e il Presidente della Camera Fini".

 

"Uno schiaffo all'Unione europea, un vergognoso attacco alla natura e un vero e proprio affronto alla sicurezza dei cittadini italiani".

 

E' il commento della LIPU all'emendamento presentato dalla Lega alla Legge Comunitaria 2009, attualmente in aula alla Camera dei Deputati, con cui si ripropongono le modifiche alla legge sulla caccia già ritenute inammissibili e bocciate nel maggio scorso, tra cui la cosiddetta "caccia no limits".

 

"Se la Camera approvasse l'emendamento del leghista Pini, l'Italia precipiterebbe in un vero e proprio caos normativo e, cosa veramente grave, i cittadini italiani si vedrebbero invasi dai fucili in ogni stagione. L'emendamento della Lega cancella infatti i limiti massimi, attualmente contenuti tra il primo settembre e il 31 gennaio, entro cui possono essere autorizzate le deroghe regionali alla stagione venatoria. Il che significa, per fare un esempio, che i cacciatori spareranno agli uccelli migratori nei delicatissimi periodi di fine inverno, quando molti di loro sono in viaggio verso i luoghi di riproduzione, o addirittura in estate, nel mese di Agosto, con le campagne italiane piene di bambini e di famiglie".

 

"Oltre ai suoi contenuti, di estrema e palese gravità, la proposta della Lega è del tutto inammissibile rispetto alla Legge Comunitaria, come già dimostrato nel corso della Comunitaria 2008 quando il medesimo emendamento fu bocciato dal Parlamento. In più, si tratta di un emendamento che non darà alcuna risposta alla procedura di infrazione europea contro l'Italia ed anzi la aggraverà, aprendo una stagione di vero caos e conflitto senza precedenti".

 

"Appaiono indispensabili, doverosi e urgenti gli interventi del Ministro delle Politiche europee Ronchi, a dichiarare la contrarietà del Governo e a chiedere il ritiro dell'emendamento, e quello del Presidente della Camera Fini, vista la palese e macroscopica inammissibilità dell'emendamento".

 

"E' dunque loro che dunque ci appelliamo, oltre che a tutti i deputati di buon senso che hanno a cuore la tutela della natura e la sicurezza dei cittadini italiani: fermate questa iniziativa pericolosa e  incivile".

 

15 settembre 2009

UFFICIO STAMPA LIPU-BIRDLIFE ITALIA

 

 
 
 

C’era rimasto solo il mare. È diventato la tomba dei veleni

Post n°331 pubblicato il 15 Settembre 2009 da verdi.tivoli

CALABRIA Il ritrovamento al largo di Cetraro del relitto di quello che sembra essere il mercantile Cunsky toglie ogni dubbio: le acque del Tirreno sono state utilizzate come enorme pattumiera, dove affaristi e criminalità si arricchivano.

L’apoteosi delle catastrofi ambientali nella regione più disamministrata d’Italia. Dove spadroneggiano le mafie e la politica, di tutti gli schieramenti, finora si è mostrata concordemente inetta non solo a governare e salvaguardare i territori e le risorse ambientali per il bene comune, ma anche più lontana dal dare segni di speranza alla gente perbene, incapace com’è di compiere quello scatto di discontinuità democratica e di reazione civile necessario a cambiare davvero il sistema.
 
 
Dopo l’olocausto degli incendi estivi, le frane e le disastrose alluvioni dell’inverno, le discariche di rifiuti tossici interrati ovunque senza il minimo controllo, ora è la volta del mare. Si sapeva già dalle inchieste dei magistrati che in Calabria i carichi di rifiuti tossici, una volta finiti nelle mani alle mafie sulla terraferma, diventavano cemento per l’edilizia, materiali per costruire case e asfaltare strade, come è già accaduto per le ferriti di zinco e le altre scorie contaminate smaltite liberamente nell’ambiente dopo la chiusura delle fabbriche del polo chimico della Pertusola di Crotone, ex Stalingrado del Sud. Dopo la scoperta delle discariche di rifiuti contaminati interrati in provincia di Cosenza, ora è la volta del mare.
 
 
Il bellissimo mare dalla Calabria trasformato in una tomba di veleni e sostanze tossiche seppellite con le navi colate a picco dalle mafie. Il mare della Calabria, più di 750 km di sviluppo costiero, secondo per estensione soltanto alla Puglia, una risorsa naturale, paesaggistica e storica di eccezionale bellezza e varietà che avrebbe potuto fare la fortuna di questa regione sempre pronta a piangere miseria. C’era rimasto solo il mare. L’unica vera risorsa ambientale che si pensava ancora non del tutto compromessa dall’inquinamento e dagli abusi, perpetrati oramai da decenni su tutto il resto del martoriato territorio regionale. Ma anche questa era un’illusione, o peggio una menzogna ipocrita. Quella sepolta in mare con le navi dei veleni era una bomba a orologeria, destinata ad esplodere prima o poi.
 
 
Adesso si sa che anche il mare in Calabria, senza soluzione di continuità dal Tirreno allo Ionio, è stato utilizzato per decenni come un’enorme pattumiera, come una superficie a perdere in cui inabissare ogni sorta di sudiciume. Forse sono più di trenta le carrette del mare cariche di rifiuti chimici e di sostanze micidiali finite sott’acqua davanti alle coste della Calabria negli ultimi trent’anni. E questo accadeva e accade mentre la Regione, come ogni anno, spendeva e spandeva denaro pubblico per operazioni di facciata. Campagne pubblicitarie patinate messe in piedi con lo scopo di promuovere il mare della Calabria come risorsa fondamentale per lo sviluppo e il suo rilancio turistico. L’immagine al posto dei fatti, delle politiche ambientali serie, della salvaguardia, dei controlli e delle soluzioni responsabili.
 
 
Nel frattempo nessuno ha mai fermato il sacco edilizio che ha sfigurato le coste, lasciando crescere l’abusivismo e l’incuria degli amministratori per il patrimonio pubblico, con i depuratori che non funzionano e l’inquinamento che rende penosa e fittizia ogni estate turistica e le pretese di decollo. Le bellezze di una Calabria da cartolina rischiano piuttosto di diventare come le mele avvelenate nel cesto dalla strega delle favole. La verità è che anche il mare della Calabria è finito da tempo nelle mani di cosche senza scrupoli che controllano incontrastate il ciclo dei rifiuti. Un affare spaventosamente sporco che per decenni è andato avanti indisturbato e ha lucrato miliardi intascati da faccendieri torbidi e politici compiacenti, fortune immense incassate dalle cosche con effetti che potrebbero rivelarsi terrificanti per l’ambiente e per la salute delle popolazioni locali.
 
 
Adesso la Calabria, si dirà, è alle prese con una nuova emergenza ambientale, stavolta persino più terribile, più ampia e devastante delle precedenti. I sospetti e le illazioni ora sono realtà. Adesso è chiaro che neanche il mare si salva più dallo scempio. Naufragano i dubbi, e dai fondali del Tirreno cominciano a emergere sinistramente le prime conferme. Certezze da incubo. La nave affondata al largo di Cetraro di cui hanno parlato i pentiti di mafia, c’è. Giace adagiata su un fondale di 480 metri a 22 miglia marine dalla costa tirrenica.
 
 
È un cargo grande come una transatlantico o una bella nave da crociera. Uno scafo largo almeno 20 metri e lungo più di 120. La nave affondata vicino prora ha una fiancata squarciata da una grossa falla. Forse il segno di un’esplosione. Un’esplosione procurata, che è stata probabilmente la causa finale dell’affondamento del grosso mercantile, di cui ancora non si conosce il nome. Verosimilmente si tratta della motonave Cunski, una delle carrette del mare implicate nel traffico internazionale di rifiuti che dagli anni Ottanta ha contaminato le coste di tutto il Mediterraneo.
 
 
Dal fianco aperto dallo scafo affondato a Cetraro fuoriescono le sagome inconfondibili dei grossi contenitori cilindrici che la nave trasportava nelle stive, e si parla di non meno di 120 fusti. Questo per ora è quello che si sa delle prime ricognizioni effettuate dalla nave oceanografica Copernaut Franca, che su mandato della Procura della Repubblica di Paola che indaga sul caso, ha calato sui fondali davanti alla costa di Cetraro un robot sottomarino per gli accertamenti. L’operazione è ancora in corso. L’indagine è collegata strettamente al caso dello spiaggiamento della Jolly Rosso e alle discariche di rifiuti tossici e radioattivi interrate nel territorio di Amantea e Serra d’Aiello.
 
 
Ora si attendono altre analisi di laboratorio per accertare in modo probante e definitivo l’esistenza di fonti di inquinamento chimico e radioattivo presenti nelle acque del Tirreno meridionale, come peraltro si sospetta da tempo. Una vera bomba ambientale che rischia di compromettere definitivamente gli assetti naturali del basso Tirreno. Un colpo da ko, con il crollo di un’intera economia che si basa essenzialmente sul turismo. Ma l’allarme principale resta quello per i rischi a cui viene esposta la salute di centinaia di migliaia di calabresi che ignari vivono e lavorano sulle coste. Adesso la verità sulle navi dei veleni inabissate nei mari della regione deve venire a galla. Risalendo finalmente alle responsabilità.
 
 
E ancora una volta, la difesa del mare e dell’ambiente dagli interessi delle mafie, la lotta agli abusi e alle incurie del territorio da parte della cattiva politica si rivela, specie al Sud e in Calabria, un potente antidoto democratico. Forse l’ultimo baluardo per la salvaguardia e la rinascita civile dei territori. Il mare ha la forza di imporre la verità. Jean Grenier, che fu amico e maestro di Albert Camus, al cospetto di questo stesso mare che scopriamo violato dalle sozzure e dagli abusi, in Ispirazioni mediterranee, ha scritto che esso è fonte per l’uomo di ogni purificazione, rendendo «la verità inseparabile dalla felicità». Ci meritiamo un altro mare. Per la bellezza del mare, che è di tutti, e per l’ecologia di una politica finalmente pulita.Immagine PNG

 
 
 

ASSOCIAZIONE IMPASTATO SCRIVE A NAPOLITANO E MARONI

Post n°330 pubblicato il 14 Settembre 2009 da verdi.tivoli

Palermo, 11 set. - (Adnkronos) - L'Associazione culturale Peppino Impastato ha scritto una lettera al presidente della Repubblica, Giorgio
Napolitano, e al ministro dell'Interno, Roberto Maroni, invitandoli a prendere provvedimenti contro la decisione del sindaco di Ponteranica
(Bergamo) di rimuovere dalla biblioteca la targa dedicata al giovane ucciso trent'anni fa dalla mafia.

"Queste decisioni - dice il presidente dell'associazione Salvo Vitale - umiliano la dignita' di un Paese civile e tentano di cancellarne vittime e
valori. L'Associazione esprime comunque qualche dubbio sul fatto che un ministro leghista come Maroni possa prendere qualche decisione nei confronti
di un esponente del suo stesso partito".

"Noi, comunque, non ci arrenderemo - si legge in una nota dell'Associazione - non l'abbiamo mai fatto ogni volta che la memoria di Peppino ha
subito attacchi violenti, e non lo faremo nemmeno stavolta di fronte a questi esaltati in camicia verde anzicche' nera.
Ben presto organizzeremo un presidio fuori alla biblioteca il cui nome e' stato ingiustamente sottratto a quanti hanno creduto e ancora credono
nella lotta di Peppino. Ci aspettiamo - conclude la nota - una numerosa partecipazione".
 

 
 
 

Caro macho italiano (e di sinistra)

Post n°329 pubblicato il 10 Settembre 2009 da verdi.tivoli

Cosa dirò adesso alle mie figlie, alle quali ho sempre cercato di insegnare che è meglio andare avanti a colpi di cervello e competenza, piuttosto che di rossetto e minigonne?

Stai guardando le foto sul sito del quotidiano online e intravvedo la tua risatina. Sono tutte belle ragazze. Ho anche sentito la battutina che hai fatto al tuo collega: “a me ne basterebbero 3 di quelle 30”. Eccole lì: le foto delle escort presidenziali. E ti fanno gola.
Tutto questo è paradossale.
Non solo devo sopportare di vivere in un Paese dove, alla luce del sole, gli affari di Stato si intrecciano con quelli di letto. Ma devo fare i conti anche con le risatine, gli ammiccamenti e le tue battutine da vero macho italiano. Battute che celano – neanche tanto velatamente – una ammirazione per il capo del Governo del nostro Paese che rappresenta così degnamente anche la tua cultura da bar.
Sì lo so, tu non condividi le sue idee politiche. Ti definisci di sinistra. Ed hai combattuto contro il conflitto di interessi e il tentativo pidduista del centrodestra di rendere innocua la magistratura, dividere il sindacato ed ammansire la stampa.
Ma questo  mi ferisce ancor di più.

Forse non ti rendi conto che Berlusconi conta molto sul fatto che gli italiani si possano identificare con i suoi comportamenti. Per lui è importante che passi l’idea che chiunque, al suo posto, avrebbe approfittato della situazione.
Quale italiano medio di sesso maschile potrebbe rifiutare un harem a sua disposizione, e per giunta a gratis? Cosa conta se l’harem è pagato da un tizio che spera di ottenere favori in cambio? Cosa conta se invece di occuparsi degli affari di Stato il capo del Governo privilegia i suoi divertimenti personali?
Cosa conta se questa storia è il seguito della mortificazione/mercificazione del corpo femminile inaugurata e portata avanti con determinazione proprio dalle tv di Berlusconi? Cosa conta se in qualunque altro Paese – non solo occidentale – le omissioni e le bugie di fronte all’evidenza avrebbero costretto il capo del Governo alle dimissioni?
Povero me.
Cosa dirò adesso alle mie figlie, alle quali ho sempre cercato di insegnare che è meglio andare avanti a colpi di cervello e competenza, piuttosto che di rossetto e minigonne?
Devo solo sperare, per davvero, che una donna arrivi al più presto – grazie alle sue competenze – a governare questo nostro Paese. Questo è l’antidoto.
E tu – macho di sinistra – invece di ansimare  sulle foto delle escort berlusconiane, sei disposto a rimboccarti le maniche  per rimettere al centro della Politica la necessità di modificare questa visione umiliante e offensiva della donna nella cultura di massa (non solo maschile) del nostro Paese?

di Gianfranco Mascia

 
 
 

NUCLEARE; DELLA SETA (PD): BOZZA AL VAGLIO MINISTERO CONFERMA RISCHIODITTATURA NUCLEARE

Post n°328 pubblicato il 09 Settembre 2009 da verdi.tivoli

Roma, 8 set - "La bozza al vaglio del Ministero dello Sviluppo per il ritorno all'atomo in Italia è la conferma che il nostro Paese
rischia una dittatura nucleare" - lo dichiara il sen. Roberto Della Seta (Pd), capogruppo in Commissione Ambiente in merito a quanto riportato oggi
dalla stampa. "La bozza - continua l'esponente ecodem - riporta quanto si temeva , ovvero che i siti delle nuove centrali e dei luoghi per la
gestione delle scorie verranno localizzati anche contro il parere della Regione che dovrà ospitarli, e che gli impianti saranno equiparati ad
installazioni militari e le informazioni sul loro funzionamento saranno inaccessibili ai cittadini. Non sarà poi un caso che i siti che vengono
considerati come destinati a ospitare una centrale nucleare siano localizzati in larga parte in regioni amministrate dal centrosinistra e che, nei
territori dove la Lega nord ha largo seguito, sebbene abbiano caratteristiche idonee, la bozza per il ritorno all'atomo non prevede nessuna centrale."
"Comunque - conclude Della Seta - non basteranno i criteri vagamente dittatoriali che il Governo ha in mente per accelerare un processo che si
preannuncia lungo e costosissimo. La prima pietra di una centrale verrà posata, nella migliore delle ipotesi e al netto dei conflitti istituzionali
che si preannunciano, nel 2015 e si inizierà a produrre energia con l'uranio non prima del 2020, ovvero un periodo di tempo che in termini economici
e energetici corrisponde ad un'era geologica." (red) 

 
 
 

MAMMA RAI "SCARICA" LA SQUADRA DI REPORT.

Post n°327 pubblicato il 07 Settembre 2009 da verdi.tivoli

La notizia è sconcertante: mamma Rai non garantisce più ai giornalisti di Report la copertura legale. Che storia è questa?! Roba da paralizzare anche i professionisti più coraggiosi! Significa che gli inviati di Milena Gabanelli, da sempre attivi nel denunciare le illegalità e i soprusi che ci circondano, dovranno provvedere di tasca propria alle spese legali cui, da bravi inchiestisti, vanno continuamente incontro.

Sabrina Giannini, Sigfrido Ranucci, Stefania Rimini e gli altri giornalisti di Report dedicano i 3/4 della propria esistenza a ricerche scrupolose: viaggiano in lungo e in largo per arrivare alla verità e rivelarla al pubblico a casa. Scoprono traffici loschi e furti che spesso avvengono sotto i nostri occhi. Smascherano impostori, sfruttatori e tutto questo per offrire un servizio alla gente. Fare del bene, si potrebbe dire, ma non facciamo retorica inutile: non si può ignorare che la squadra di Report svolge un compito importante, che dovrebbe essere tra le mission del servizio pubblico.

La Rai, invece, se ne lava le mani, rivelando un atteggiamento assai pericoloso. La terza rete non ha ancora un direttore; l'inizio di AnnoZero viene rimandato di settimana in settimana perchè i contratti per la redazione del programma non sono pronti; il Tg1 di Minzolini viene continuamente accusato di strizzare l'occhio alla maggioranza, nascondendo gli scandali che hanno travolto il Premier.

E' questo il servizio pubblico che ci meritiamo? Non voglio crederlo. Soprattutto, mi rifiuto di pensare che la tv di Stato sia per le forze politiche - tutte - solo un esercizio di potere. Per i nostri rappresentanti non conta offrire prodotti di qualità, che rendano effettivamente un servizio al pubblico, ma, ancora una volta, accaparrarsi il maggior numero di poltrone. Che brutta televisione!


http://televacation.blogspot.com/2009/09/mamma-rai-scarica-la-squadra-di-report.html

 
 
 

NUCLEARE, LEGAMBIENTE: OSTINAZIONE GOVERNO RISCHIA STAGIONE CONFLITTI

Post n°326 pubblicato il 04 Settembre 2009 da verdi.tivoli

Roma, 4 set - "La convenienza economica del nucleare e la sicurezza delle nuove centrali sono argomenti indifendibili. Il nucleare non potrà risolvere la crisi economica ed energetica, anzi è una scelta controproducente e dannosa per il futuro". Così Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente commenta le dichiarazioni del presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo in merito alla presunta intenzione del ministro Scajola di prevedere l'insediamento di una centrale a Termini Imerese. "Per la localizzazione degli impianti - aggiunge Ciafani - non dobbiamo, però, dimenticare che il governo si è assicurato il potere di intervenire, anche con l'esercito, in caso di mancato accordo tra gli enti locali e le aziende.
L'ostinazione del governo potrebbe aprire così una stagione di gravi conflitti istituzionali e sociali sul territorio". "Ecco che viene al pettine un primo nodo - dichiara Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia - con la presunta proposta del ministro Scajola su Termini Imerese. Infatti, pur essendo amico dell'esecutivo nazionale, il governo regionale si è già ufficialmente opposto. E lo stesso accadrà nelle altre regioni. Inoltre, questa scelta, in Sicilia, sarebbe in contraddizione con lo sviluppo del settore delle rinnovabili, a cui questo territorio è vocato per le sue particolari condizioni meteo - climatiche. In Sicilia si sta sviluppando una nuova imprenditoria che punta sulle rinnovabili e che sta creando ricchezza e posti di lavoro. Solo dall'ulteriore sviluppo di questo settore, in coerenza con la valorizzazione dei beni culturali ed ambientali della nostra regione, si potrà garantire una reale crescita socio economica della Sicilia". "La scelta del nucleare - prosegue - è stata presa infatti dal nostro governo in un momento in cui alcuni importanti Stati occidentali, che in passato hanno costruito centrali, stanno ripensando la loro politica energetica, definendo una strategia d'uscita che punta sull'efficienza e sullo sviluppo delle fonti rinnovabili. Una scelta che potrà essere rafforzata se, come Legambiente si augura fortemente, al summit di Copenaghen a dicembre verrà raggiunto il nuovo accordo sul clima. Puntare sul nucleare oggi in Italia significherebbe abbandonare ogni progetto energetico alternativo di Green economy, facendo perdere al nostro Paese, già in ritardo sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici, ulteriore tempo e denaro". (Roc)

 
 
 

Appello agli ecologisti sabato 5 settembre a Roma

Post n°325 pubblicato il 01 Settembre 2009 da verdi.tivoli

PRIMO INCONTRO NAZIONALE
DEI FIRMATARI DELL’APPELLO

“ IL CORAGGIO DI OSARE:
APPELLO AGLI ECOLOGISTI”
ROMA
sabato 5 settembre 2009
dalle ore 10.30 alle 17.30
al Centro Congressi Cavour
via Cavour 50/A
( a pochi minuti a piedi dalla Stazione Termini )

L’incontro nazionale di Roma è aperto alla partecipazione di tutti coloro che hanno già sottoscritto l’Appello o che intendono sottoscriverlo.
All’incontro saranno invitati anche gli organi di informazione, per dare la più ampia pubblicità all’iniziativa. Sarà presente anche Radio Radicale.
Nell’incontro saranno proposte e discusse le successive iniziative sia a livello nazionale, sia nelle diverse aree geografiche del Nord, del Centro e del Sud dell’Italia.

 
 
 
 
 

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Data di creazione: 06/11/2008
 

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