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DISIMBALLIAMOCI

Basta con gli imballaggi inutili ed eccessivi! Disimballiamoci è la campagna di Legambiente sull’importanza di ridurre alla fonte la produzione di rifiuti.

Gli imballaggi, che paghiamo ben due volte (con la spesa e quando li dobbiamo smaltire), costituiscono infatti il 60% del volume e il 40% del peso dei rifiuti degli italiani. Montagne di imballaggi che potremmo risparmiare alle nostre tasche e alla salute del pianeta, alleggerendo il sacchetto della spesa e quello della spazzatura.

L’imballaggio ha delle funzioni ben precise, come conservare la qualità, garantire il trasporto e informare sulla composizione e sulla tracciabilità del prodotto. Sempre di più però l’imballaggio viene usato in maniera eccessiva come veicolo per attirare l’attenzione del consumatore.

Con “Disimballiamoci” i volontari di Legambiente si danno appuntamento fuori dai supermercati, ipermercati e centri commerciali per sensibilizzare le catene di distribuzione e i cittadini sull’uso eccessivo delle confezioni, invitandoli a consegnare almeno un imballaggio inutile tra quelli acquistati. È anche l’occasione per rilanciare e diffondere le buone pratiche per la riduzione degli imballaggi, ancora troppo poco conosciute, come i dispenser per la vendita di detersivi, latte, acqua e altri generi alimentari sfusi o alla spina.

 

GREENPEACE

BALENE: SANTUARIO MAR LIGURE E' UNA FOGNA ROMA - Il santuario dei cetacei è diventato una discarica: l'area del mar Ligure che sarebbe dovuta diventare un paradiso per balene e delfini è "inquinata da batteri fecali in alto mare". Questo tipo di inquinamento, insieme al "traffico marittimo incontrollato" con velocità vicine "ai 70 km/h", ha comportato una diminuzione del 75% degli avvistamenti di balenottere e del 50% di stenelle.

L'assenza di "regole" e la mancanza di "un piano di gestione" hanno trasformato il santuario in "una fogna a cielo aperto". Questa l'accusa di Greenpeace nel dossier 'Balene a perdere', presentato oggi a Roma, frutto della ricognizione dell'agosto scorso nella zone del santuario a bordo della Arctic Sunrise. A 16 anni di distanza dall'ultimo monitoraggio (nel 1992 le balenottere erano circa 900 e le stenelle comprese tra 15.000 e 42.000), balene e delfini potrebbero realmente essere diminuiti: dopo 1.200 chilometri di navigazione, di balenottere se ne sono viste soltanto 13 (un quarto rispetto alle attese e non sufficiente a elaborare una stima sulla popolazione), mentre il range di stenelle si è attestato tra 5.000 e 21.000 esemplari (é calata anche la media del numero di individui presenti nel gruppo, da 22,5 a 7,5).

Le cause della diminuzione di cetacei nell'area del santuario sono diverse. L'inquinamento: in due aree è stata rilevata una forte "contaminazione di batteri fecali" oltre i valori ammessi per la balneazione (100 colonie/100 ml). Provenienti non da terra ma, presume Greenpeace, dallo scarico di traghetti e navi da crociera. Un tipo di sversamento che, oltre a essere persistente specie d'estate, colpisce la salute dei cetacei: sono animali immunodepressi, cioé raccolgono e assorbono le contaminazioni presenti in mare. L'intenso traffico incontrollato: "navi di 100-150 metri e traghetti che corrono a 70 km/h con il rischio di impatto con i cetacei e l'emissione di forti rumori". E anche un'attività di 'whale watching' svolta "in modo pericoloso", così come "la pesca illegale". Ma, quello che manca, è soprattutto "un ente di gestione" nonché la predisposizione di un piano di tutela per non lasciare che questa zona del Mediterraneo rimanga "una scatola vuota senza regole e controlli", creando una grande riserva marina d'altura.

Cosa che, conclude Greenpeace, renderebbe impossibile "l'insediamento della prima area industriale offshore: il rigassificatore di Pisa-Livorno" proprio all'interno del santuario. L'associazione dell'arcobaleno, impegnate nelle aree marine, chiede che sia sottoposto a tutela il 40% del Mediterraneo

 

 

La censura a “Videocracy” e l’assalto finale a Rai Tre

Post n°324 pubblicato il 01 Settembre 2009 da verdi.tivoli

"Non esageriamo, non evochiamo la P2, non parliamo di polo unico Mediarai...", quante volte abbiamo ascoltato queste banalità. Adesso tutto è chiaro, solare potremmo dire. La destra dopo essersi pappata 5 reti su sei e aver scatenato la guerra contro Sky, intende ora mettere in un angolo anche Rai Tre.
Del congresso del Pd, in questo caso, non ce ne frega nulla. Non ci interessa neanche che i dirigenti del Pd abbiano manifestato il pur lodevole proposito di non interferire nelle nomine, questi sono affari loro.
Quelli che non hanno ricevuto rassicurazioni sono, invece, quei cittadini che vorrebbero ancora vedere programmi quali quelli di Fabio Fazio, di Milena Gabanelli, di Serena Dandini, di Corrado Augias, di Riccardo Iacona, di Elsa Digati, di Andrea Vianello, di Federica Sciarelli, di Carlo lucarelli.
Non facciamo gli ipocriti, nelle scorse settimane il presidente del consiglio, il vice ministro Romani, Marcello Dell'Utri, lo stesso Licio Gelli hanno indicato con chiarezza tutte le trasmissioni e gli autori da escludere "perchè non fanno servizio pubblico, perchè fanno venire l'ansia, perchè contribuiscono ad aggravare la crisi...", adesso si tratta di dare esecuzione al piano.
Nel mirino non hanno il Pd, ma l'articolo 21 della Costituzione e il diritto dei cittadini a poter scegliere liberamente tra programmi e Tg realmente alternativi tra di loro.

Se ancora ci fosse stato bisogno di una contro prova, puntualissima, è arrivata la decisione congiunta del polo Mediarai di non trasmetere lo spot del film "Videocracy" perchè troppo politico.
Almeno Mediaset ha la scusa di essere direttamente controllata dal proprietario del governo e delle tv, ma che la Rai per giustificare il rifiuto sia arrivarta a scrivere al produttore Domenico Procacci di Fandango che lo spot non sarebbe utilizzabile perchè troppo politico e contro il governo, è la prova provata della completa fusione tra le due aziende.
Il polo Mediarai non solo decide cosa mandare in onda, ma anche cosa espellere, oggi lo spot, domani gli operai che protestano, dopo domani gli sudenti o i terremotati truffati dell'Abruzzo, in questi giorni persino la Chiesa che ha osato contestare il reato di clandestinità.
Nessuno si illuda, tutti possono e possiamo diventare oggetto di censura e di oscuramento.
Altro che rassicurazioni del Piddì! Le autorità istituzionali e di garanzia hanno il dovere di rassicurare i cittadini che l'articolo 21 non sarà ulteriormente picconato.

Nel frattempo non rassegnamoci e tentiamo di reagire.
Un piccolo segnale potrebbe venire anche dalla nostra decisione collettiva di trasmettere noi il video contestato, di mandare in onda su i nostri siti, sui blog, sui giornali on line lo spot oscurato.

Nelle scorse settimane, da più parti, partiti, sindacati, associazioni, si è parlato di una grande manifestazione nazionale contro la censura e i bavagli di varia natura.
Per una volta sarà il caso di fare sul serio, di deporre le polemiche nell'opposizione e di mettere insieme chi ancora crede nei valori racchiusi nell'articolo 21 della Costituzione.
Come si usava dire un tempo: se non ora quando?

Giuseppe Giulietti

(27 agosto 2009)

 
 
 

In migliaia contro il Ponte

Post n°323 pubblicato il 31 Agosto 2009 da verdi.tivoli

Migliaia di persone hanno sfilato durante la manifestazione convocata ieri per ribadire  l'inutilità di sprecare denaro nella progettazione del Ponte sullo Stretto.
A Messina si sono ritrovati fianco a fianco rappresentanti di molti gruppi politici (tra i quali Verdi e Sinistra e Libertà), associazioni ambientaliste e comitati dei cittadini siciliani e calabresi; hanno sfilato tutti compatti in un lunghissimo e festoso corteo che è sciamato tra le vie della città per arrivare nella piazza del Municipio dove dopo gli interventi dei relatori, la manifestazione si è trasformata in una vera e propria festa.

Il corteo si si è sciolto con la certezza che non si intende cedere nella lotta contro un ponte che sembra essere riuscito ad unire le due sponde dello stretto più con questa iniziativa che con la paventata colata di cemento.
La lotta al dissesto idrogeologico, la sistemazione degli acquedotti e la difesa dei beni comuni come l’acqua ed il paesaggio, la sistemazione delle reti ferroviarie calabrese e siciliana: questo quello che si potrebbe realizzare con il costo di oltre 6,1 miliardi di euro preventivato dal Governo per la costruzione del Ponte sullo Stretto.

Gianfranco Mascia

Per capire meglio l'assurdità di questo progetto si consiglia di guardare il video di Mario Tozzi ed il dossier del WWF.

 
 
 

TUTTI A MESSINA

Post n°322 pubblicato il 07 Agosto 2009 da verdi.tivoli

Giornata di mobilitazione SABATO 8 AGOSTO A MESSINA CONTRO IL PONTE SULLO STRETTO. A lanciarla la RETE NO PONTE che manifesterà contro il progetto.

Un messaggio fatto di critiche a un progetto inutile e devastante ma anche una mobilitazione per tutelare il territorio, metterlo in sicurezza, migliorare i servizi e attuare le norme antisismiche così carenti in Italia. Una marcia contro il governo che annuncia ogni settimana passi in avanti per l’opera, che forse nominerà commissario straordinario Pietro Ciucci, già amministratore Anas e della Società Stretto di Messina.

Uno e trino, con poteri speciali per risolvere nei prossimi 60 giorni le questioni economiche e finanziarie con Impregilo, la capofila del consorzio Eurolink, che con questa commessa si è portata a casa 4,5-5 miliardi e che adesso vuole di più. Perché il costo dell’opera è cresciuto a 6,3 miliardi ed è destinato a lievitare.

Ma lo stesso Governo frena sulle risorse da assegnare - 1,3 miliardi prenotati per l’opera - che saranno date annualmente, dice il decreto anticrisi «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica» e deliberate di volta in volta dal Cipe. Quindi niente risorse in blocco già annunciate più volte per la società Stretto di Messina.

Restano irrisolte anche numerose questioni tecniche, ambientali, sismiche, idrogeologiche, la cui soluzione è rinviata al progetto definitivo. Niente risorse dalla Commissione europea per le reti Ten mentre sono in corso le valutazioni da parte di Bruxelles sulla procedura d’infrazione aperta a suo tempo sulle questioni ambientali.

Durante il governo Prodi riuscimmo a sospendere il progetto, anche grazie alla grande mobilitazione popolare e delle associazioni ambientaliste, ma non riuscimmo a sciogliere la società perché il ministro Di Pietro era contrario.

E proprio per rimettere in marcia una grande battaglia popolare, la rete No Ponte (www.retenoponte. it) ha dato appuntamento a Messina. Sono cittadini e cittadine che faranno sentire di nuovo la loro voce, come già hanno fatto tante altre volte in passato, perché insieme possiamo fermarlo di nuovo.

 
 
 

Con Sviluppo Nucleare Italia Srl, Edf e Enel costruiranno 4 centrali nucleari in Italia

Post n°321 pubblicato il 04 Agosto 2009 da verdi.tivoli

Nasce Sviluppo nucleare italia Srl, joint-venture tra Edf e Enel, accordo che costitusce di fatto il primo passo verso la costruzione delle centrali nucleari di terza generazione (che producono scorie sette volte più radioattive) nel nostro Paese. Dopo aver spianato la strada politicamente con il Ddl approvato lo scorso 9 luglio in Senato, si passa, così alla parte operativa.

Si realizza oggi l’accordo tra Edf e Enel presentato lo scorso febbraio e come scrive Enel sul suo sito:

“Sviluppo Nucleare Italia Srl”, ha il compito di realizzare gli studi di fattibilità per la costruzione nel nostro Paese di almeno 4 centrali nucleari con la tecnologia di terza generazione avanzata EPR, come previsto dal Memorandum of Understanding firmato da Enel ed EDF il 24 febbraio scorso durante il summit Francia-Italia di Roma. Completate le attività di studio e prese le necessarie decisioni di investimento, è prevista la costituzione di società ad hoc per la costruzione, proprietà e messa in esercizio di ciascuna centrale EPR.

Entro gennaio 2010, invece, a meno di proroghe, dovranno essere comunicati dal Governo i siti presso cui saranno costruite le centrali nucleari e le compensazioni da dare alle popolazioni coinvolte, nonché i siti deputati all’accoglimento delle scorie radioattive.

Il punto però resta sempre uno: i soldi. Già Tremonti aveva espresso i risultati dei suoi conti, chiarendo che un investimento per 4 centrali nucleari, in un simile momento economico, è assolutamente al di sopra delle possibilità degli italiani e non si può dire che il Ministro del Tesoro sia uno che remi contro il Governo. E l’idea di Tremonti resta sempre quella: costruire le centrali nucleari in Albania.

 
 
 

I VERDI RISCHIANO UNA FINE POCO GLORIOSA

Post n°320 pubblicato il 31 Luglio 2009 da verdi.tivoli

di Daniela Guerra (capogruppo dei Verdi in Regione Emilia Romagna)

Tante cose avrei voluto dire al Consiglio federale dei Verdi di sabato scorso. Ma a chi? Ai tanti che non c’erano? Ai tanti che volevano solo capire come andrà la conta di ottobre? Alla presidente, che ha già deciso che i Verdi devono sparire e che ha concluso dicendo: «Si può anche morire coi Verdi ma se fosse una morte gloriosa come alle Termopili ».

Però gloriosa non è e non può essere dopo anni di politiche di basso profilo, senza più elaborare, senza più promuovere e coordinare scelte coerenti fra il livello nazionale e locale, sacrificando il dibattito alla ricerca di postazioni. Dopo anni in cui i territori sono stati usati solo per incursioni a sostegno dell’uno o dell’altro leader nazionale, anni di commissariamenti, di deputati paracadutati come per esempio Piemonte, Emilia Romagna e Umbria.

Dopo un intero anno, poi, in cui i Verdi sono scomparsi del tutto a livello nazionale annullati in Sinistra e libertà di Vendola, quanto abbiamo chiesto che se aggregazione s’aveva da fare fosse di stampo ecologista! Con una forte rilevanza dei temi ambientali e con una chiara visibilità a partire dal titolo dell’alleanza. Tutto il partito all’unanimità avrebbe fatto convergenza su questa ipotesi come si è dimostrato al precedente Consiglio federale.

Un’alleanza sì, ma diversa: non una confluenza dei Verdi nella sinistra, ma una sinistra capace di essere diversa, più laica nei contenuti, più moderna, con l’ecologia al centro. Ora è facile dirlo, ma noi lo avevamo detto prima delle elezioni e siamo stati irrisi e schiacciati da una votazione che ha fatto vincere il gruppo dirigente perdendo importanti pezzi di maggioranza. Allora si era ancora in tempo per restare uniti evitando le fratture e gli scarsi risultati elettorali.

Ora le magliette Sinistra ecologia e libertà fanno tristezza. Significano non aver capito allora e ora pensare di risolvere con la situazione cambiando un titolo, ancora una volta senza dibattito, facendo stampare delle magliette con un logo che non c’è. è’ la politica e la credibilità che mancano non le magliette! Con tutti i nostri eletti sui territori trascurati, lasciati nell’ombra, neppure informati e mai convocati.

Tanto non contano, contano solo i delegati ancora una volta “eletti” da ridicole assembleeseggi dove meno si parla meglio è. Non importa più chi vince e chi perde in ottobre: se arriviamo così a quell’appuntamento qualsiasi decisione sarà una sconfitta e allora altri si approprieranno dei temi ambientalisti e la politica si esprimerà in altri modi, fuori dai partiti o in liste civiche, che lo vogliamo o no.

 
 
 

L'atomo non conviene agli italiani

Post n°319 pubblicato il 30 Luglio 2009 da verdi.tivoli

 

Famiglia Cristiana solleva pesanti dubbi sulla scelta nucleare del governo Berlusconi. E il dl anticrisi ridimensiona la Prestigiacomo. Francescato: "Colpo di grazia al ministero dell'Ambiente"

Roma - ''Nessuna delle obiezioni che hanno indotto gli italiani a rinunciare al nucleare e' stata rimossa'' mentre ''costruire una centrale nucleare era e resta costosissimo'' e richiede ''molti piu' anni di quanto non si dica''. Ad esprimere forti dubbi e riserve sulla decisione del governo di avviare la costruzione di nuove centrali nucleari nel Paese, e' il settimanale Famiglia Cristiana, nel numero in edicola.

''E' realistico pensare che un ritorno al nucleare oggi sarebbe di grande utilita' per il Paese?'', si chiede Famiglia Cristiana aggiungendo che "nulla e' cambiato da quando gli italiani con il referendum hanno detto no al nucleare". ''Costruire una centrale nucleare - scrive ancora il settimanale - era e resta costosissimo, oltre al fatto che la costruzione di una centrale richiederebbe molti piu' anni di quanto non si dica''.

''Il governo fa una stima di dodici-tredici'', spiega, mentre ''previsioni piu' attendibili parlano di almeno vent'anni''. E poi ancora: "Si sprecano elogi per Barack Obama che punta tutto sull'energia pulita'' ma ''noi torniamo indietro''. E ancora, prosegue, il ministro Tremonti ha dichiarato di non avere risorse per il nucleare''.

Si afferma cosi', conclude Famiglia Cristiana, ''una politica degli annunci che, all'insegna dello slogan 'il Sessantotto e' finito', dovrebbe restituirci una scuola che ci rassicura se torna a bocciare, maggiore sicurezza, e persino il Ponte di Messina per il quale tutti hanno belle parole e la tasca vuota'' mentre, ''dovrebbe restituirci'' ''una certa serieta' e una qualche coerenza fra gli annunci e le cose che, effettivamente, si faranno''

E sul nucleare, in particolare sulla norma del decreto anticrisi che consente di nominare dei commissari per la realizzazione di impianti di energia, incluse le centrali atomiche, e' intervenuta in modo molto critico anche la ministra dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, che ha protestato contro il governo di cui fa parte: "Una norma che, in barba all'opinione del ministro competente, in spregio alla tutela ambientale prevista dalla Costituzione, rischia di provocare gravi danni al territorio e la sollevazione delle popolazioni interessate. Ci tolgono competenze - dice ancora la ministra - e cosi' ci hanno tolto anche i soldi. Se finora ho sopportato in silenzio, adesso basta".  

"L'articolo 4 del decreto anti crisi - osserva Grazia Francescato, portavoce nazionale dei Verdi ed esponente di Sinistra e Libertà - è il colpo di grazia al Ministero dell'Ambiente e la dimostrazione di come si voglia sottrarre ad ogni controllo ed obiezione la follia nucleare, antiambientale ed antieconomica, in cui questo governo si sta irresponsabilmente imbarcando".

 
 
 

Agosto, tornano quelli dell'elettrodotto

Post n°318 pubblicato il 28 Luglio 2009 da verdi.tivoli

Ai cittadini  residenti nel Comune di Vicovaro, proprio in questi giorni, è stato recapitato un provvedimento di esproprio ed un provvedimento di occupazione di suolo per  lavori che interessano la riattivazione dell'elettrodotto Roma - Pescara, ormai dismesso da moltissimi anni.

C'è da aspettarsi, nei prossimi giorni un analogo provvedimento nei confronti dei cittadini di Tivoli.

Infatti gran parte del percorso del "VECCHIO ED INUTILIZZATO" elettrodotto passa sul territorio di Tivoli.

Da Santa Balbina, passando per il Bivio di San Polo e poi per Sant'Agnese, l'empolitano, via Rivellese, scavalcando la montagna, giù per verso Villa Adriana,passando per la via di Pomata ed i Colli di Santo Stefano, il vecchio tracciato attraversa tutto l'abitato di Villa Adriana, per continuare verso Tivoli Terme dove passa a due passi dalle abitazioni al Barco.

Si tratta di un percorso realizzato quando non c'erano case, palazzi, strade e piazze, di un percorso non più proponibile, che passa trale case, a pochi metri, di via Rivellese o di Sant'agnese di Pomata, che attraversa zone di alto pregio archeologico e paesaggistico, addirittura divide in due l'abitato di Villa Adriana.

Non diciamo No all'elettrodotto, diciamo che deve essere studiato un percorso alternativo che passi al di fuori delle zone abitate e che non sia l'ennesimo schiaffo al nostro paesaggio e alle nostra bellezze archeologiche.

Invitiamo i partiti, tutti, il, Consiglio Comunale, l'assessore all'ambiente ed il Sindaco di Tivoli a contattare gli adeguati organi Provinciali e Regionali, nonchè RFI (ferrovie), per studiare e  un tragitto alternativo.

Invitiamo i cittadini delle zone interessate al passaggio dell'elettrodotto, il già esistente Comitato per lo spostamento dell'elettrodotto a mobilitarsi, a controllare costantemente le loro zone ed a segnalare ogni movimento strano, lavori etc, al comando della Polizia Locale, chiedendo l'immediato intervento e  che vengano controllate le ditte che stanno lavorando.

che vengano controllate le Autorizzazioni, che venga controllota la regolarità dei lavoratori , che vengano controllati i loro Veicoli (revisioni) .

 
 
 

IL CORAGGIO DI OSARE: APPELLO AGLI ECOLOGISTI

Post n°317 pubblicato il 23 Luglio 2009 da verdi.tivoli

   Le ultime elezioni europee sono state per Sinistra e Libertà,  e quindi per i Verdi, un fallimento come già un anno fa era accaduto alla Sinistra Arcobaleno. Il risultato delle europee è stato ancor più negativo rispetto alle elezioni politiche del 2008 perché, pur in assenza del richiamo al ‘voto utile’, gli oltre due milioni di voti in uscita dal PD non sono stati conquistati da Sinistra e Libertà.   

 

   Mentre, perciò, i Verdi italiani scompaiono per la prima volta dal Parlamento europeo, come già accaduto dal Parlamento nazionale, in Europa gli ecologisti registrano uno storico successo elettorale da Nord a Sud . Infatti, i Verdi in Europa moltiplicano i voti e i seggi, superando il 10% in almeno dieci paesi; con  straordinari risultati in Francia (sopra il 16%), in Germania , in Austria, in Inghilterra , ma anche in Grecia (dove riescono ad eleggere per la prima volta un parlamentare  europeo). Nel novembre scorso, poi, i Verdi negli USA hanno raddoppiato gli eletti in centinaia di località, in contemporanea alla vittoria di Obama. 

 

   Siamo tutti chiamati a decidere con coraggio di provare a far uscire i Verdi italiani da una situazione di inarrestabile declino e perdita di consensi, rilanciando nel paese un forte progetto ecologista capace di dare una risposta, anche assumendo responsabilità di governo, alla crisi economica globale, ai cambiamenti climatici, all'aggressione alle risorse naturali, ai diritti di tutti gli esseri viventi. Un progetto che metta al centro della propria azione la lotta alla povertà e ai cambiamenti climatici attraverso una programmata riconversione ecologica dell'economia e della società.

 

   Abbiamo per troppi anni rinunciato a parlare a tutti cittadini, per rivolgerci ad una parte limitata e ideologizzata della popolazione, dimenticando colpevolmente che le nostre tematiche sono universali e trasversali . Questo ha  portato i Verdi ad essere interlocutori solo di parti limitate  e non di tutti.

 

   Dobbiamo quindi lavorare per portare la questione ecologica ad essere centrale nella politica e nella società del nostro paese, consapevoli che le nostre proposte sono già, in tutto il mondo, il motore per avviare una radicale trasformazione  della nostra società e dell' economia, in un percorso culturale e politico di ricostruzione del senso di appartenenza ad una comunità quale soggetto collettivo.

 

   C'è un aspetto però che dobbiamo affrontare con risolutezza e che riguarda noi stessi , ovvero la nostra inadeguatezza a poter avviare un simile ed ambizioso processo da soli. Dobbiamo, perciò, lavorare da subito  per costruire una "rete ecologista" insieme a   quella "moltitudine", a quel grande movimento di milioni di uomini e donne  che in migliaia di comitati,  associazioni, pratiche comuni collegate tra loro, si occupano di ecologia, diritti, pace, nonviolenza, nuova economia, legalità, cooperazione internazionale e decentrata, democrazia,  e  recuperando alla causa militante ecologista  quelle intelligenze che lavorano nel mondo della ricerca, della scienza, della cultura, dell'informazione e dell’imprenditoria.

 

   Dobbiamo metterci a disposizione di  un nuovo percorso, favorendo e  stimolando l'avvio nel paese di una fase costituente ecologista, che sappia anche mettere in discussione il vecchio modello partito, per dare più spazio ad una politica di partecipazione  e di democrazia, nel rispetto di un reale federalismo. Per favorire, come auspichiamo e ci impegniamo a fare, la nascita di un nuovo movimento politico ecologista, dobbiamo superare il modello politico e organizzativo della Federazione nazionale dei Verdi, per come l’abbiamo conosciuta e soprattutto per quello che è diventata negli ultimi anni.  Questo non significa per noi in alcun modo liquidare i Verdi, ma, al contrario, favorire nel nostro paese la nascita di una nuova soggettività politica verde, collegata all’esperienza verde europea.

 

   La destra oggi al potere in Italia rappresenta un pericolo per la democrazia, per i diritti e per l'ambiente, mentre la sinistra di cui siamo stati alleati rivela tutta la sua inadeguatezza a rappresentare una alternativa credibile. Per questo è necessario porsi in modo prioritario l’elaborazione e costruzione di una nuova proposta politica autonoma, credibile e capace di futuro. E per questo è anche necessario porsi da subito il tema delle alleanze, lavorando anche alla nascita di un centrosinistra nuovo nei contenuti e nelle modalità, che si lasci alle spalle la fallimentare politica di autosufficienza del Pd: un’alleanza di cui deve essere parte decisiva una forza ecologista autonoma, che, come si è verificato in Europa, possa rappresentare un determinante e strategico valore aggiunto.

 

   L'attuale dirigenza della Federazione dei Verdi, in assenza di qualsiasi dibattito interno tempestivamente convocato, sembra invece lavorare per sciogliere definitivamente  l'esperienza verde in Sinistra e Libertà, benché l’intero gruppo dirigente nazionale termini il proprio mandato col luglio 2009, quindi ben prima dell’Assemblea nazionale convocata per ottobre .

 

   In questi ultimi mesi l’attuale dirigenza della Federazione dei Verdi ha stimolato e favorito la nascita dei coordinamenti di Sinistra e Libertà, non opponendo alcuna obiezione allo scioglimento di gruppi consiliari regionali verdi per formare quelli della Sinistra. A questa scelta, che ha anche prodotto la sostanziale invisibilità della presenza verde autonoma nelle recenti elezioni amministrative, va data una risposta immediata e determinata, dando voce a tutti i Verdi che non intendono sciogliersi in una formazione politica che ripropone simboli, linguaggi e contenuti già consumati tante volte nella vicenda politica della sinistra italiana. 

 

   Assenza di democrazia, forzature statutarie, imposizione di fatti compiuti anche a livello territoriale e delle istituzioni rappresentative  stanno caratterizzando questa fase all'interno della Federazione dei Verdi, calpestando la volontà degli iscritti, elettori e simpatizzanti Verdi che non vogliono sciogliersi in Sinistra e libertà e che intendono invece impegnarsi per costruire una fase costituente di tutti gli ecologisti in Italia.

 

   Sarebbe totalmente irresponsabile far sì che nel terzo millennio non esistesse in Italia una forza ecologista autonoma e politicamente organizzata, considerata anche  la marginalità a cui sono relegate le tematiche ecologiste nelle altre forze politiche. 

 

   C'è bisogno di un movimento politico ecologista  che sappia parlare, a 360 gradi, con tutti i cittadini, forte della propria identità culturale e autonomia politica, ma capace anche di costruire alleanze e di portare la questione ecologica al centro della politica in Italia. Le grandi questioni come la pace nel mondo, il contrasto ai cambiamenti climatici, la lotta alla povertà e ad ogni tipo di discriminazione, la sicurezza alimentare, la lotta allo smog e al traffico, la tutela della salute, la giustizia sociale, i diritti dell'infanzia, la cura del verde, i diritti degli animali, la tutela della biodiversità, la politica energetica basata sulle energie alternative, sul risparmio ed efficienza energetica, le politiche ecologiche per rilanciare l'economia e quindi l'occupazione attraverso la ‘green economy’, sono temi che riguardano tutti i cittadini e non solo una parte di essi.

 

    Dobbiamo avere il coraggio di osare ancora.  La costruzione di nuovi contenitori  frutto solo di assemblaggi e di vecchie alchimie politiche è stata già punita due volte dagli elettori. Non dobbiamo preoccuparci del nostro futuro particolare, ma del futuro dell’ambientalismo italiano e dell’ecologia politica. Per questo chiediamo, a chiunque condivida questa preoccupazione e questa speranza, di unirsi  per lanciare al paese la nuova sfida ecologista in una nuova costituente ecologista.

 

 

 

 

 

 

       

 
 
 

Sinistra E Libertà a Tivoli

Post n°316 pubblicato il 22 Luglio 2009 da verdi.tivoli

In questi giorni è stato affisso, per le vie cittadine, un manifesto, sulla crisi al Comune di Tivoli, firmato, tra gli altri, da Sinistra e Libertà.

I Verdi di Tivoli, precisano quanto segue:

I Verdi di Tivoli non partecipano alla costruzione, nella nostra città, di Sinistra e Libertà, in quanto promotori, insieme ad altri di un nuovo soggetto Ecologista, che si muova al di fuori dell'ennesimo partitino di "Sinistra" e quindi diffidano, chiunque ad usare il simbolo dei Verdi, anche all'interno del simbolo di sinistra e libertà

I Verdi di Tivoli

 
 
 

Ecco i veri costi dell’atomo. L’uranio emette CO2 a tonnellate

Post n°315 pubblicato il 21 Luglio 2009 da verdi.tivoli

Parlando a Milano, durante il primo appuntamento dei "Dialoghi sull'energia", organizzati da A2a alla Casa dell'energia, Chicco Testa ha lamentato la carenza di professionisti dell'informazione sui temi energetici, con particolare riguardo al nucleare, cosa che ostacola i dibattiti pubblici razionali e generalizzati. Fin qui nulla di strano; la tesi è condivisibile e se ne può discutere. Ma poi Testa si è spinto oltre e ha enfatizzato la necessità di far leva su una emotività favorevole al nucleare che sfrutti le paure dei cambiamenti climatici e della sicurezza degli approvvigionamenti energetici. Come chiedere ai giornalisti di ingannare i lettori perché il fine giustifica i mezzi…
Agli ambientalisti Testa imputa la contraddizione di opporsi a una fonte di energia elettrica in grandi quantità che non genera CO2, e al mondo politico e al pubblico in genere, invece, la contraddizione di vincolare la sopravvivenza del sistema produttivo e dello stile di vita italiano a personaggi inaffidabili, come il leader libico Gheddafi, e a situazioni non controllabili in modo diretto, come il rapporto Russia-Ucraina.
Ebbene, il nostro umanista hegeliano ignora o, meglio, nasconde il fatto che per produrre le 40 tonnellate l'anno di uranio che servono per alimentare un reattore Epr da 1.600 megawatt, come quelli che si vorrebbero costruire in Italia, occorre partire da qualcosa come 8 milioni di tonnellate di roccia, equivalenti alla piramide di Cheope, che vanno prima estratte, macinate, poi diluite con 1,4 milioni di metri cubi di acqua e 22mila tonnellate di acido solforico, per ottenere alla fine 350 tonnellate di yellowcake, un ossido che contiene lo 0,7% di uranio fissile, più l'equivalente, appunto, di una piramide di Cheope all'anno di scarti.
Poi quest'uranio va arricchito per incrementare la parte fissile, cioè l'uranio 235, almeno al 3,5%. L'arricchimento avviene per centrifugazione trasformando l'uranio in gas, l'esafluoruro di uranio. Per fare questo servono 370 tonnellate di fluoro, gas molto leggero, altamente volatile e che alla fine del processo è altamente radioattivo, impossibile da smaltire e che comporta una gestione molto onerosa. Finalmente si ottengono 40 tonnellate di uranio combustibile in forma di biossido di uranio, oltre che 250 tonnellate di uranio impoverito, che poi tanto povero non è, dato che contiene ancora lo 0,3% di uranio fissile, quindi radioattivo.
In conclusione, per far funzionare un reattore Epr per un anno si consuma energia pari a 190mila tonnellate di petrolio con l'immissione in atmosfera di 670mila tonnellate di CO2.
Poca cosa, dato che ciò corrisponde a soli 56grammi di CO2 per ogni chilowattora che verrà prodotto. Se però consideriamo che la costruzione della centrale è responsabile dell'emissione di altri 12grammi di CO2 al chilowattora e che la gestione delle scorie comporta un "debito" stimato tra i 30 e i 65grammi di CO2 per…

Quanto all'indipendenza dall'estero, su un fabbisogno mondiale annuo di circa 70mila tonnellate di uranio, solo 20mila provengono da paesi "stabili", quali Australia, Canada, Usa. Altre 20mila tonnellate arrivano da Kazakhstan, Russia, Niger, Namibia e Uzbekistan e 30mila tonnellate provengono dagli arsenali militari russi in smantellamento. Infine: non c'è la domanda di corrente per 4-5 centrali nucleari che dovrebbero produrre 60 miliardi di chilowattora di elettricità all'anno, come chiede Fulvio Conti, amministratore delegato dell'Enel. 
 
 
 

Tivoli Comune Denuclearizzato

Post n°314 pubblicato il 17 Luglio 2009 da verdi.tivoli

Al Presidente del Consiglio Comunale di Tivoli

SEDE

 

 

DELIBERA DI INIZIATIVA CONSILIARE

(ex art. 21, comma 1 e 2 dello Statuto e art. 5  Reg. Cons. com.)

 

Oggetto: Dichiarazione di Comune denuclearizzato

 

Premesso che:

-          Il governo in un recente Disegno di Legge, presto presentato in Parlamento, ha deciso per un

ritorno del nucleare nel nostro Paese, con un obiettivo dichiarato di produrre il 25% dell’energia elettrica dall’atomo in siti di interesse strategico nazionale, da individuare senza alcun confronto con le popolazioni interessate.

-          L’obiettivo fissato dal Governo potrà essere raggiunto soltanto attraverso la localizzazione e

costruzione sul territorio nazionale di 4 reattori, da 1600Mw ciascuno, tra i più grandi al mondo.

Tenuto conto che:

-          L’investimento sul nucleare, dirotterebbe sull’atomo anche le insufficienti risorse economiche

destinate allo sviluppo delle rinnovabili e al miglioramento dell’efficienza energetica, abbandonando di fatto le uniche soluzioni praticabili per ridurre in tempi brevi le emissioni “serra”: innovare profondamente il sistema energetico nazionale e costruire quella struttura imprenditoriale diffusa che garantirebbe la creazione di molti posti di lavoro (sul modello di quanto fatto in Germania dove ad oggi sono impiegati tra diretto e indotto circa 250.000 lavoratori)

-          Tale investimento sul nucleare non ci farà recuperare i ritardi rispetto alle scadenze

internazionali per la lotta ai cambiamenti climatici.

Visti i tempi autorizzativi e i tempi di costruzione la scelta, oggi, di ritornare alla produzione di energia nucleare non permetterebbe al nostro Paese di rispettare l’accordo vincolante europeo 2020-20 (secondo cui entro il 2020 tutti i Paesi membri devono ridurre del 20% le emissioni di CO2

del 1990, aumentare al 20% il contributo delle rinnovabili al fabbisogno energetico, ridurre del 20% i consumi energetici), incorrendo in ulteriori sanzioni da aggiungere a quelle ormai inevitabili per il mancato rispetto del Protocollo di Kyoto. Già in ora l’Italia paga 42 Euro al secondo per il mancato rispetto di questi accordi internazionali.

Considerato che:

-          Con il referendum del 1987, l’Italia è stato il primo paese tra i più industrializzati ad uscire dal

nucleare. Solo nel 2000, infatti, è stata seguita dalla Germania con la definizione dell’exit strategy dalla produzione di energia elettrica dall’atomo entro il 2020, e più recentemente dalla Spagna.

-          Il nucleare è una fonte energetica in declino sullo scenario mondiale. Infatti secondo le stime

dell’Aiea sul contributo dell’atomo alla produzione elettrica mondiale contenute nel rapporto “Energy, elettricity,and nuclear power estimates for the period up to 2030” pubblicato nel 2007, nei prossimi decenni si passerebbe dal 15% del 2006 a circa il 13% del 2030.

-          La tecnologia su cui vuole puntare il governo italiano è quella di “terza generazione evoluta”

che non ha risolto nessuno dei problemi noti da anni. Insomma l’Italia si sta candidando a promuovere una tecnologia già vecchia e con bassi rendimenti.

Rilevato che:

-          Nonostante da più parti si continui a spacciare il nucleare come una tra le fonti energetiche

meno costose, l’apparente basso costo del KWh nucleare è dovuto esclusivamente all’intervento dello Stato, direttamente o indirettamente, nell’intero ciclo di vita di una centrale dalla costruzione allo smantellamento sino allo smaltimento definitivo delle scorie. A tal proposito sono illuminanti le conclusioni della ricerca “The economic future of nuclear power” condotta dall’Università di Chicago nell’agosto 2004 per conto del Dipartimento dell’energia statunitense sui costi del nucleare confrontati con quelli relativi alla produzione termoelettrica da gas naturale. Secondo il rapporto dell’Università Usa, considerando tutti i costi, dall’investimento iniziale e dalla progettazione fino ad arrivare alla spesa per lo smaltimento delle scorie (che incide fino al 12% del prezzo totale di produzione elettrica), il primo impianto nucleare che entrerà in funzione produrrà elettricità a 47-71 dollari per MWh, escludendo qualsiasi sovvenzione statale all’industria dell’atomo, contro i 35-45 dei cicli combinati a gas naturale. Conclusioni paragonabili a quelle raggiunte dal Massachusetts Institute of Technology nel rapporto “The future of nuclear power” pubblicato nel 2003 che dice che i costi del chilowattora prodotto con gas, sono di 4,1 centesimi di dollaro, mentre il chilowattora nucleare (di una centrale in grado di operare per quarant’anni) costa ben 6,7 centesimi di dollaro.

-          Sulla sicurezza degli impianti ancora oggi, a 22 anni dal terribile incidente di Chernobyl, non

esistono le garanzie necessarie per l’eliminazione del rischio di incidente nucleare e conseguente contaminazione radioattiva, come dimostra la lunga serie di incidenti avvenuti in Francia nell’estate del 2008.

-          Rimangono anche tutti i problemi legati alla contaminazione “ordinaria” delle centrali nucleari in

seguito al rilascio di piccole dosi di radioattività durante il normale funzionamento dell’impianto a cui sono esposti i lavoratori e la popolazione che vive nei pressi.

-          Non esistono poi ad oggi soluzioni concrete al problema dello smaltimento dei rifiuti radioattivi

derivanti dall’attività delle centrali o dal loro spegnimento. Le circa 250mila tonnellate di rifiuti altamente radioattivi prodotte fino ad oggi nel mondo sono tutte in attesa di essere conferite in siti di smaltimento definitivo, stoccati in depositi “temporanei” o lasciati negli stessi impianti dove sono stati generati. Lo stesso vale ovviamente anche per il nostro Paese che conta secondo l’inventario curato da Apat circa 25mila m3 di rifiuti, 250 tonnellate di combustibile irraggiato -pari al 99% della radioattività presente nel nostro Paese -, a cui vanno sommati i circa 1.500 m3 di rifiuti prodotti annualmente da ricerca, medicina e industria e i circa 80-90mila m3 di rifiuti che deriveranno dallo smantellamento delle 4 ex centrali e degli impianti del ciclo del combustibile.

-          Occorre fare i conti con le riserve di U235 (l’uranio fissile altamente radioattivo che rappresenta

il combustibile dei reattori nucleari): al ritmo di consumo attuale, la sua disponibilità potrà essere stimata per circa 70 anni, ma se la richiesta crescesse, si potrebbe riproporre una situazione del tutto simile a quella delle “guerre per il petrolio”.

-          I considerevoli consumi di acqua necessari al funzionamento dei reattori aggraverebbero la già

delicata situazione italiana. Le centrali nucleari francesi usano il 40% delle risorse idriche  consumate su tutto il territorio nazionale. Secondo uno studio del 2007 pubblicato negli Stati Uniti dall’Union of concerned scientist, in media per un reattore da 1.000 MW servono oltre 2,5 milioni di metri cubi di acqua al giorno. Una quantità rilevante anche per l’Italia, visti anche gli scenari futuri sugli impatti del cambio idrico e dei cambiamenti climatici nel nostro Paese.

Il Consiglio Comunale delibera:

-          di dichiarare su proposta dei consiglieri comunali firmatari il territorio comunale

“denuclearizzato”, contrario quindi alla produzione di energia nucleare.

-          di vietare su tutto il territorio comunale l'installazione di siti di stoccaggio, anche temporanei,

per i rifiuti e sottoprodotti radioattivi derivanti dalla produzione di energia da centrali ad energia atomica, inclusi quelli derivanti dalle centrali dismesse dopo il referendum del 1987.

-          di garantire, nei confronti della cittadinanza, la massima partecipazione ai processi decisionali

trasparenza ed informazione, nel caso che trasporti di rifiuti o combustibili, derivanti o destinati a centrali ad energia atomica debbano attraversare il territorio comunale o transitare da porti o stazioni presenti sul territorio comunale.

-          di apporre la dicitura di “comune denuclearizzato” sulla cartellonistica stradale poste sulle

principali vie di ingresso alla città.

-          di impegnarsi a favore di buone pratiche di risparmio ed efficienza energetica e per la

diffusione della produzione energetica da fonti rinnovabili.

-          di impegnarsi alla diffusione di una cultura del consumo responsabile e della produzione

energetica sostenibile, democratica e diffusa.

 

 

Tivoli, 15 luglio ’09

 
 
 

Morto un altro soldato italiano

Post n°313 pubblicato il 16 Luglio 2009 da verdi.tivoli

«La guerra è uno sporco lavoro ma qualcuno dovrà pur farla...». Questo è stato l’ultimo messaggio lasciato sulla bacheca del suo profilo facebook dal primo caporal maggiore Alessandro Di Lisio, caduto ieri vittima di un attentato dinamitardo contro una pattuglia di militari italiani in Afghanistan, a 50 chilometri da Farah. Nato nel 1984 a Campobasso, Di Lisio era un paracadutista dell’ottavo genio guastatori della Folgore, un artificiere esperto in missione da 4 mesi nel Paese asiatico; con lui sono stati feriti altri tre paracadutisti che un portavoce dell’esercito ha comunque assicurato essere «fuori pericolo».

ndo quanto riferito dallo Stato maggiore della Difesa, i mezzi e gli uomini coinvolti nell’esplosione erano diretti a una caserma afgana nella città di Farah. Il rinforzo era stato chiesto dalle forze armate locali che, sotto costante attacco dei ribelli, non riuscivano a terminare i lavori di costruzione della struttura. Durante il tragitto un ordigno posizionato lungo la strada è esploso ferendo i quattro militari: Di Lisio è stato immediatamente trasportato all’ospedale militare di Farah, dove è però deceduto a causa delle ferite riportate.

La detonazione sarebbe stata causata da un cosiddetto Ied, Improvised explosive device, un ordigno improvvisato. «Alessandro era partito per l’Afghanistan nella seconda metà di aprile. Complessivamente dalla nostra caserma, in diverse fasi, erano partiti 50 ragazzi, che a Farah, come compagnia del genio guastatori, erano di supporto al primo reggimento di fanteria», ha spiegato il colonnello Vittorio Stella, comandante dell’ottavo reggimento guastatori paracadutisti di Legnago.

Con questo attentato sale a 14 il numero di militari italiani morti in Afghanistan dall’inizio della missione di Roma nel 2004. La maggioranza è rimasta vittima di attentati, altri invece sono morti in incidenti, alcuni per malore. L’Italia ha schierato in Afghanistan circa 3.200 militari, distribuiti tra la capitale Kabul ed Herat, nella parte orientale del Paese. Gli ultimi 500 sono stati inviati nei giorni scorsi come rinforzo temporaneo in vista delle elezioni del 20 agosto.

Il nostro Paese è divenuto così il quarto contribuente della missione Isaf dopo Stati Uniti con 28.850 militari schierati, Gran Bretagna, 8.300, e Germania, 3.380. Negli ultimi giorni i talebani hanno intensificato gli attacchi in molte zone del Paese: il mese di luglio è stato il più sanguinoso per le truppe straniere dall’inizio del conflitto, in soli dieci giorni sono morti 10 soldati britannici.

Sempre ieri due soldati statunitensi sono stati uccisi in un attacco nel Sud. E poche ore prima dell’attentato contro gli italiani, nello schianto di un elicottero nella provincia meridionale di Helmand hanno perso la vita almeno sei persone, impiegate in una società che lavora per le forze internazionali. Un portavoce dei talebani, Yusuf Ahmadi, ha rivendicato l’azione: «Abbiamo abbattuto noi l’elicottero», ha dichiarato il guerrigliero.

 
 
 

MC Donald,s. Metallo pesante (arsenico) nell'olio per friggere

Post n°312 pubblicato il 15 Luglio 2009 da verdi.tivoli

Da un controllo effettuato dall’Agenzia per la sicurezza alimentare della contea di Taipei - Taiwan, è emersa la presenza del pericoloso metallo pesante oltre i limiti di legge (0,1 PPM), nell’olio impiegato per friggere dalla catena fast food Mc Donald’s. Il segretario di gabinetto della commissione Chiang Chun-sheng, ha dichiarato che questi risultati dovrebbero essere presi in considerazione da tutte le agenzie per la sicurezza alimentare ed enti governativi. Nessuna agenzia incaricata della sicurezza alimentare dovrebbe mettere in dubbio i risultati, ma tocca a Mc Donald’s chiedere la ripetizione del test da effettuarsi entro 15 giorni dalla pubblicazione del primo esame. I risultati del test di parte, potrebbero essere presi in considerazione dagli enti ufficiali, ma non avrebbero effetto sulla sanzione economica e sequestro che Mc Donald’s sta rischiando. Se la presenza dell’arsenico fosse riscontrata anche nella seconda prova, la posizione di Mc Donald’s sarebbe poi ancor più compromessa. L’arsenico è un metallo pesante altamente tossico, sono noti e ampiamente documentati gli effetti causati dall’avvelenamento: cancro linfatico, cancro al fegato, cancro della pelle.

 
 
 

Reattori Nucleari nel Lazio? Futuro ipotecato

Post n°311 pubblicato il 14 Luglio 2009 da verdi.tivoli

Ci sarebbe Montalto di Castro tra i siti “papabili” per il Governo da destinale al nucleare e l’Assessore all’Ambiente della Regione Lazio invita gli amministratori a locali a lottare contro la localizzazione dei reattori

(Rinnovabili.it) – Ad un giorno dalla firma del Ddl sviluppo che approva la costruzione in Italia di quattro centrali nucleari, dalle prime notizie circolate si evince che tra i siti d’elezione per la costruzione di due dei reattori nucleari da 1.650 MWe ci sarebbe il Lazio, e per la precisione Montalto di Castro. Questa decisione potrebbe essere pericolosa e dannosa per la popolazione e per l’economia italiana visto che la gestione del nucleare necessita di continui sussidi statali, un onere troppo grande per l’Italia secondo Filiberto Zaratti, Assessore all’Ambiente e Cooperazione tra i Popoli della Regione Lazio.
“Per capire cosa potrebbe succedere con la costruzione dei reattori atomici a Montalto, non bisogna guardare molto distante, basta andare a Latina dove si sta smontando il reattore da 220 MWe della centrale di Borgo Sabotino, operazione di cui non si conosce la conclusione effettiva visto che i piani per lo smantellamento si fermano al 2019, circa sessanta anni dopo l’entrata in funzione del reattore, con il raggiungimento della fase “brown field” che prevede la messa in sicurezza del nucleo principale della centrale atomica, al cui interno rimarranno 2.200 tonnellate di grafite altamente radioattiva, in attesa che si trovi il sistema per rimuoverle con assoluta sicurezza. – continua Zaratti -La prospettiva per i nuovi reattori è ancora peggiore. I costruttori dei reattori francesi Epr dichiarano una vita operativa per le loro centrali di sessanta anni ai quali se ne devono aggiungere almeno altri quaranta per lo smantellamento”, bisogna inoltre tenere conto dei disagi dello smaltimento delle score radioattive e dei costi che ne deriverebbero.
“In totale la scelta nucleare oggi prevede almeno un secolo di servitù nucleare durante la quale il territorio di Montalto di Castro vedrà pesantemente ridotte le proprie possibilità di sviluppo legate al territorio, come l’agricoltura di qualità e il turismo ecosostenibile. – conclude Zaratti – Spero che, nel Lazio come nel resto del Paese, gli amministratori a locali a tutti i livelli riflettano a lungo prima di avallare le scelte dell’attuale Governo, ipotecando pesantemente il futuro delle prossime generazioni”.

 
 
 

G8, solo uno show mediatico

Post n°310 pubblicato il 13 Luglio 2009 da verdi.tivoli

Derrick de Kerckhove, direttore del programma McLuhan in cultura e tecnologia, guru della cultura digitale, liquida il G8 appena concluso come «uno show dove le scelte sono già prese in anticipo». E lancia un allarme: «Fermiamo una politica invasiva che riduce la libertà d’informare ».

C’È IL RISCHIO CHE I MEDIA POSSANO ESSERE MANIPOLATI PER RACCONTARE CHE IL MEETING È STATO MOLTO UTILE, A PRESCINDERE DAI RISULTATI RAGGIUNTI REALMENTE?

In queste occasioni ogni cosa è decisa in anticipo. Lo slogan è “Il G8 è stato un successo”. Le conclusioni sui temi più importanti sono sempre preparate prima. Sui temi come l’Africa, il clima, la sicurezza ci vorrà molto tempo per vedere realizzate misure concrete.

QUESTI INCONTRI MONDIALI HANNO ANCORA UN SENSO? NELL’EPOCA DEI SOCIAL NETWORK, DELLA BANDA LARGA, NON SAREBBE PIÙ PRATICO – ED ECONOMICO – FAVORIRE UN LORO SVOLGIMENTO VIA INTERNET?

Sì, sarebbe assolutamente necessario. In queste occasioni non c’è tempo per le decisioni, si fanno solo “strette di mano” basate su accordi già presi. Questi meeting sono come una parata militare, ma senza la guerra. Detto questo, è da sottolineare che sono sempre più numerose le pre-decisioni assunte attraverso lo strumento della Rete.

LA STAMPA EUROPEA HA FORTEMENTE CRITICATO IL NOSTRO PREMIER PER I SUOI COMPORTAMENTI “VIVACI” CON LE DONNE. CHE IMMAGINE C’È DEL NOSTRO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO FUORI DALL’UE?

A nessuno realmente importa la vita amorosa di Berlusconi. Per gli stranieri lui è solo il solito clown al quale sono ormai abituati. Il vostro premier li fa ridere, facendo dimenticare le sue attività sovversive. Ma è proprio questo lato che si riflette negativamente sull’immagine dell’Italia, non le vicende legate alla sua vita sessuale.

L’INFORMAZIONE È UN TEMA PLANETARIO, MA NON TRA LE PRIORITÀ DEI G8. PERCHÈ?

C’è un forte tentativo della politica di governare i media. Il rischio è un nuovo fascismo elettronico. Occorre organizzare una resistenza per difendere la libertà di stampa. In questo processo, il 14 luglio in Italia rappresenta una giornata importante, promossa proprio contro ogni tentativo di monopolio e di controllo.

INTANTO, IL NEGAZIONISMO (SUL CLIMA, COME DELL’OLOCAUSTO O DELLA MALATTIA MENTALE) CONTINUA A FARSI STRADA...

Il negazionismo serve all’industria per far continuare dei concetti imposti. È un gioco di manipolazione della mente delle persone, un tentativo di imporre un monopolio culturale, di “strutturare” le nostre sensibilità. Negare il cambiamento climatico, ad esempio, è una stupidaggine. È in atto una tendenza a controllare le emozioni globali. La priorità, invece, è un’informazione che sia scientifica. Il ruolo della stampa e della tv è molto più emozionale rispetto a internet, dove si trovano più informazioni. Registro, però, un tentativo di “privatizzare” internet molto pericoloso. La libertà e la neutralità della Rete sono principi fondamentali.

 
 
 

Roma.

Post n°309 pubblicato il 10 Luglio 2009 da verdi.tivoli

Bonelli:

ricorso collettivo contro sanatoria Berlusconi-Alemanno

"Nei prossimi giorni proporro' a tutti i cittadini e alle associazioni, di presentare uno storico ricorso collettivo presso il Tar per chiedere l'annullamento delle sanatorie di Berlusconi e Alemanno che difendono le illegalita'". Lo dichiara Angelo Bonelli esponente dei Verdi. "Per la prossima settimana - aggiunge Bonelli - e' in arrivo la sanatoria edilizia delle illegalita' commesse per realizzazione dei mondiali di nuoto. Dopo i sequestri della magistratura di numerosi impianti sportivi, perche' costruiti in zone di tutela ambientale e a rischio esondazione, Berlusconi e Alemanno approveranno la modifica dell'ordinanza commissariale che consentira' ex post di autorizzare impianti in deroga al Prg del Comune di Roma e approveranno una delibera dara' tutti i pareri che prima erano stati negati. L'Italia si conferma non essere uno stato di diritto, ma un luogo dove le istituzioni favoriscono i furbi a scapito degli onesti". "Quegli impianti - conclude l'esponente dei verdi - non si sarebbero mai potuti realizzare in quei luoghi e cosa peggiore, si trasformeranno in centri esclusivi, inaccessibili per il cittadino medio, consentendo ai proprietari di fare soldi a palate grazie a queste procedure straordinarie applicate per i mondiali di nuoto. Molti impianti come e' noto non avranno alcun ruolo con Roma 2009, saranno in futuro esclusivi centri benessere e beauty farm".

 
 
 

Gli sprechi Del G8

Post n°308 pubblicato il 10 Luglio 2009 da verdi.tivoli

Altro che “G8 low cost“, come lo ha definito il capo della Protezione civile, il summit degli otto “grandi” che si sta svolgendo a L’Aquila costa più dell’intero bilancio che l’Italia dedica alla lotta contro la povertà: 400 milioni contro l’elemosina dei 321,8 milioni stanziati quest’anno per il sostegno allo sviluppo. La diffusione dei costi del vertice archivia definitivamente l’irrealistica promessa dei risparmi di 220 milioni di euro, assicurati dal Premier, dovuti allo spostamento del G8 dalla sua sede originaria della Maddalena nella città terremotata dell’Abruzzo.

A questo punto, più che un vertice “sobrio e solidale per rilanciare un territorio e far stare i grandi vicino alla tragedia della gente comune” il G8 de L’Aquila ha tutto il sapore di essere un doppio spreco, con l’aggravante della spettacolarizzazione della tragedia delle popolazioni colpite dal sisma, buttate in pasto ai media e beffati dai finti risparmi destinati alla ricostruzione.

Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace ha denunciato questa esorbitante cifra spesa per l’inutile ed inconcludente incontro tra gli otto paesi “più industrializzati” e nell’affrontare l’analisi delle cifre precisa che la stima è stata pure fatta al ribasso.

I costi totali, presi in considerazione dalla Tavola della pace, comprendono sia le spese per l’adeguamento delle strutture alla Maddalena, sia i lavori svolti a L’Aquila. Si parla di 209 milioni di euro per le opere di bonifica e adeguamento dell’”Arsenale”, la struttura della Marina militare che avrebbe dovuto ospitare il vertice, 50 milioni di euro spesi in Abruzzo, 35 milioni stanziati dal ministero degli Esteri per le attività preparatorie del vertice e circa 85-90 milioni di euro spesi per la sicurezza dell’evento. Il sindacato di polizia parla di 87 milioni di euro contro i 113 previsti per La Maddalena. Non vengono prese in considerazione, anche perché sconosciute, le spese per l’organizzazione dei vertici tematici che si sono svolti in varie città italiane: dal G8 sull’ambiente di Siracusa all’incontro dei ministri degli Esteri a Trieste. Il totale? 379 milioni di euro.

Tutto questo per non parlare dell’enorme danno economico arrecato alle strutture sarde, come ad esempio quelle alberghiere, ai disagi che dovranno subire le 40 delegazioni che parteciperanno al G8 che dovranno fare la spola tra Roma e L’Aquila aggravando la sicurezza e la viabilità, alle ulteriori difficoltà che dovranno subire i cittadini terremotati che si aggiungeranno a quelle quotidiane con cui gli aquilani convivono ormai da mesi.

Dunque, sprechi e complicazioni per un vertice che si può considerare superato, dato che rappresentativo per il solo 50% dell’economia prodotta a livello mondiale ed esclude i paesi come Cina, India, Brasile, Messico e Sud Africa. Un summit tanto più inutile se si considera che per settembre 2009 è previsto un nuovo G20, che, risultando più democratico ed efficace, ha nei fatti messo in luce tutti i limiti della formula del vertice tra pochi “grandi” del pianeta.

Una inconcludente riunione mediatica che ha la pretesa di essere un forum globale, ma si riduce a proporre soluzioni generiche, le cui decisioni non sono neppure vincolanti, tant’è vero che vengono puntualmente disattese.

Un incontro che potrebbe benissimo tenersi in videoconferenza, come già da tempo aveva proposto Sinistra e Libertà, come forma di consultazione a tempo perso, senza sprecare denaro pubblico inutilmente. E di denaro ne è stato sprecato: ben 400 milioni spesi in seguito al “trasloco” del G8, equivalenti alla cifra annunciata a dicembre 2008, quando il vertice doveva tenersi alla Maddalena. Insomma, nessun risparmio!

 
 
 

Ritorno alla preistoria

Post n°307 pubblicato il 09 Luglio 2009 da verdi.tivoli

09 luglio 2009

 

Il centrodestra approva in Senato la legge che riporta il nucleare in Italia. Francescato: "Mentre il G8 discute di tagli ai gas serra, Berlusconi affossa rinnovabili e risparmio energetico". Protesta Legambiente

Roma - Via libera in Senato al ddl sviluppo che segna il ritorno dell'Italia al nucleare. Il provvedimento, in quarta lettura, è stato approvato dal centrodestra in via definitiva e quindi diventa legge. I voti a favore sono stati 154, i contrari 1, e gli astenuti 1. L'opposizione non ha partecipato al voto nel tentativo di far mancare il numero legale.

"Il ritorno al nucleare e' una vera e propria follia sia dal punto di vista ambientale che Economico", ha commentato Grazia Francescato, portavoce dei Verdi ed esponente di Sinistra e Libertà. Proprio mentre tutti i leader mondiali affrontano L'Aquila la questione dei cambiamenti climatici, "l'Italia di Silvio Berlusconi sceglie di affossare la ricerca e la promozione delle fonti energetiche rinnovabili e dell'efficienza energetica scegliendo un salto nel passato pericoloso, radioattivo e che porta con se' il rischio della proliferazione a scopi militari".

Angelo Bonelli, ex capogruppo dei Verdi alla Camera, ricorda "la pericolosa avventura del nucleare che altri paesi industrializzati hanno abbandonato o fermato, come Germania, Usa, Olanda, Spagna. Il piano nucleare di Berlusconi portera' ad una spesa di 20 miliardi di euro che sara' pagata dagli italiani con la bolletta elettrica; tutti i programmi nucleari infatti si reggono con i finanziamenti statali, accadde in Francia come negli Usa"

Dura anche Legambiente: ''Con grande soddisfazione questo governo oggi plaude a se stesso per aver raggiunto un antico obiettivo: tornare alla preistoria energetica e spendere soldi in grandiose e fragili cattedrali per la produzione di energia nucleare di terza generazione''.

Una tecnologia, quella voluta dall'Italia sul nucleare ''che Barak Obama - continua Legambiente - si e' rifiutato di finanziare perche' inquinante e insicura''. Ma non e' solo il governo americano a frenare la diffusione dell'atomo. ''Addirittura il cancelliere tedesco Angela Merkel - sottolinea Legambiente - ha dichiarato di non volere nuovi impianti nucleari in Germania specificando che la produzione attuale puo' essere considerata solo un mezzo in attesa di una idonea ed efficiente diffusione di tecnologie rinnovabili''.

''Tutte le economie piu' avanzate - sottolinea Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente - hanno scelto di investire in fonti rinnovabili ed energia pulita per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti, ma anche per risolvere i problemi della sicurezza e dello smaltimento delle scorie oltre che dell'approvvigionamento della materia prima (scarsa e costosa) necessaria alla fissione''

 
 
 

Il nulla dopo tre mesi

Post n°306 pubblicato il 09 Luglio 2009 da verdi.tivoli

 Parlano i terremotati abruzzesi di Paganica: «Quando se ne andranno i Grandi faremo i conti. Non ci faremo prendere in giro ancora». Intanto, la prima sorpresa del summit è Bruno Vespa che spiega la “sua” ricostruzione. —

«Quando se ne andranno i “Grandi” del G8, allora sì che faremo i conti. Non ci saranno sconti e non ci faremo mettere sotto o farci prendere in giro ancora». Non è un no global, né un residuo della vecchia tradizione comunista della zona dell’aquilano. A parlare è un 48enne ben piantato, una partita iva, un’attività congelata dal sisma e una casa da ricostruire a Paganica.

«Qualche anno fa cercarono di fare una discarica proprio nella zona dove oggi vogliono mettere le casette del Piano casa. Ci mettemmo la faccia e le braccia davanti alle ruspe e non sono riusciti a fare nulla. Noi siamo così. Forse saremo pazienti, silenziosi, ma è meglio non farci incazzare. Lì le case non le metteranno. Non possono fare come gli pare, distruggere la nostra economia e la nostra comunità dicendo che ci stanno aiutando. Di braccia e teste qui ce ne sono».

Non è una voce isolata nei campi. Non è un esagitato. È una delle tante, tantissime voci che si possono raccogliere in tutto il territorio, gente normalissima, spesso disinteressata alla politica, che dopo tre mesi di frustrazioni, proclami e delusioni ora vuole risposte. E le vuole chiare. E soprattutto vuole scegliere per il proprio futuro. A fargli da eco è Virgilio, presidente di una squadra di rugby, il Paganica, che ha rappresentato con il proprio campo e le proprie strutture il principale punto di riferimento per la popolazione nelle prime ore dell’emergenza e nella gestione di questi tre mesi.

Anche in aperto contrasto con le indicazioni e i limiti posti dalla macchina centralizzata della Protezione civile. «Qui si gioca tutto ora e abbiamo raggiunto il limite - spiega mentre come ogni giorno organizza aiuti, attività, un pasto per chiunque lo chieda -. Lo sappiamo che non è facile ricostruire dopo una botta del genere, lo so che per i miei figli il centro storico de L’Aquila non avrà mai lo stesso significato che ha avuto per me. Lo so che non sarà mai come prima del 6 aprile. Ma io voglio scegliere e voglio che Paganica rimanga dov’è sempre stata da centinaia di anni e non nella valle, cancellando quel poco di agricoltura e di attività che c’erano».

A valle c’è, a meno di due chilometri, Onna. E, già nel primo giorno del G8, il set del paese simbolo del terremoto viene aperto al cancelliere tedesco Angela Merkel che, accompagnata da un Silvio Berlusconi defilato (e praticamente ignorato dall’ospite tedesca, come raccontano i cronisti teutonici che sono riusciti a entrare, mentre tutto il resto della stampa veniva tenuto sulla statale 17) è andata a incontrare la popolazione locale garantendo l’impegno tedesco per la ricostruzione del villaggio.

A rilasciare dichiarazioni alla stampa, alla conclusione della visita e alla riapertura dei varchi per il paese e per il campo dei terremotati, un irrituale portavoce: Bruno Vespa. Dopo aver sottolineato la cordialità dei rapporti fra il cancelliere e il nostro premier, Vespa racconta del suo personale progetto di ricostruzione di una scuola materna acquistata con fondi di “Porta a Porta”.

Dopo essere stata definita la «terza Camera» della politica italiana, ieri la trasmissione è diventata protagonista anche della ricostruzione. E bisogna dire che a Onna la ricostruzione in queste ultime settimane è partita davvero, grazie anche alla Provincia autonoma di Trento, alla Protezione civile tedesca e alla grande sovraesposizione mediatica della tragedia.

Entro il mese d’agosto verranno consegnate le casette già in avanzata costruzione. Mentre i comitati cercano di distribuire alle delegazioni in uscita da Onna un pacifico volantino che richiama la volontà degli aquilani di avviare una “ricostruzione dal basso”, alcuni rappresentanti della rete 3 e 32 hanno posizionato lo striscione “Yes We Camp but we don’t go away” nelle vicinanze della rotonda del centro commerciale L’Aquilone di Coppito.

 
 
 

Rischio abbandono dopo il summit

Post n°305 pubblicato il 08 Luglio 2009 da verdi.tivoli

In cinquemila in piazza a L’Aquila

Comitati e cittadini promuovono una grande mobilitazione che anticipa l’assemblea dei Grandi. Ad aprire il corteo i familiari delle vittime della Casa dello studente: «Ricostruzione impossibile senza giustizia». —

Silenzio, solo qualche frase sussurrata. Cinquemila persone, in gran parte aquilani, con una fiaccola in mano, gli occhi lucidi e la bocca stretta in un’espressione di rabbia e determinazione, si sono date appuntamento domenica scorsa a piazza Fontana Luminosa per poi raggiungere, alle 3:32 di ieri, piazza Duomo e la zona di via XX settembre.

E commemorare il terzo mese dal sisma del 6 aprile, e per raccontare il proprio dolore e la propria voglia di ripartire. “Forti e gentili sì, fessi no”, lo slogan dei comitati spontanei è diventato lo slogan di tutti. Non è urlato, ma è stampato su centinaia di magliette e felpe. Evidente e sussurrato. Come la protesta. Sono loro, i comitati, ad aver lanciato la manifestazione pre G8, e gli aquilani hanno risposto.

Nonostante la militarizzazione del territorio, nonostante l’ossessiva campagna stampa che parla da settimane (e smentita quotidianamente dai fatti finora) di una forte presenza di black block e no global infiltrati nei campi e sul territorio. I no global ci sono a dire il vero, arrivati alla spicciolata nella sera da Vicenza con i No dal Molin, da Padova, da Roma, da Napoli. Ma senza sigle, cordoni, slogan e soprattutto con rispetto per quella che è una notte di lutto e di protesta per gli aquilani.

Molti dei cosiddetti “no global” negli scorsi mesi sono stati su questo territorio a portare aiuti, a organizzare attività, a riempire molti degli spazi lasciati vuoti dalla macchina della Protezione civile. Il G8 è lontanissimo, come se fosse, e lo è, oggetto estraneo e di solo disturbo a quella che è un’esigenza reale e non mediatica: la ricostruzione.

Anche le forze dell’ordine sembrano consapevoli della natura della manifestazione e mantengono un atteggiamento poco visibile, un profilo basso come quello mantenuto anche in occasione delle altre manifestazioni negli scorsi giorni. Ad aprire il corteo i familiari delle vittime della Casa dello studente. Un tragedia nella tragedia, «un terremoto nel terremoto », come racconta l’unica voce di questa grande e silenziosa manifestazione.

È una dei familiari delle vittime, parla solo per pochi minuti. Parla «di una ricostruzione impossibile senza giustizia, e di una giustizia impossibile senza memoria». E in mezzo alla folla, anche vigili del fuoco, volontari della Protezione civile, persone che sono tornate a L’Aquila dopo aver prestato i primi soccorsi tre mesi fa. Sono loro quelli riconosciuti, non i funzionari e burocrati della fase della militarizzazione. La città è deserta, immobilizzata.

Molti dei manifestanti per la prima volta rientrano dal giorno del sisma. Ne escono in lacrime. Il G8, Bertolaso e Berlusconi, i missili e i carri armati, i battaglioni di carabinieri sono lontani, nella valle, a Coppito. L’alba del 6 luglio arriva su una città coperta dalla nebbia. Uguale a tre mesi fa. Con le case vuote e le tendopoli piene. E la paura dell’inverno e di essere abbandonati quando i fari della stampa internazionale, il 10 luglio, si spegneranno sulla kermesse voluta dal premier

 
 
 
 
 

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