Australia e dintorni

Melbourne e Tasmania


Per spostarmi da Adelaide a Melbourne ho preso parte ad un tour di 3 giorni percorrendo la famosa Great Ocean Road, 250 km di strada che costeggia l’oceano. Sarà che forse inizio a sentire la stanchezza di quest’ultimo mese sempre in giro di corsa partecipando a vari tour uno dopo l’altro, sarà che ormai questi tour organizzati li trovo tutti uguali e vedo più o meno gli stessi animali, gli stessi paesaggi, le stesse spiagge, stessa modalità di pranzo al sacco ecc, non ho più lo stimolo e la curiosità di partecipare attivamente e li trovo quasi noiosi, li uso solo come “mezzo di trasporto” da una meta ad un’altra sperando di vedere di tanto in tanto qualcosa che ancora non ho visto in un anno a zonzo per l’Australia. Inoltre inizio anche a non sopportare più queste guide turistiche! Questo Steve era appunto insopportabile, pensavo che quelle incontrate finora fossero esaltate ma in confronto a lui non erano niente! Mi metteva l’ansia sempre iper attivo, agitato, ogni 2 secondi diceva inutilmente “brillant, cool!” e ogni 2 minuti ci chiedeva se avessimo domande dubbi perplessità.
Il primo giorno è stato, al contrario delle mie aspettative, il più emozionante e adrenalinico di tutto il tour e probabilmente di tutti i tour fatti finora: abbiamo raggiunto il parco nazionale Grampians dove abbiamo fatto un’affascinante camminata, o meglio scalata di 3 ore fino alla cima del monte. Ho “sudato freddo” scalando quei tratti di parete rocciosa e scivolosa cercando di non cadere nel vuoto! Una volta arrivati in cima ci siamo gustati una vista a 360 gradi di tutta la vallata circostante. La sera, dopo un buonissimo barbecue di carni varie e insalate, ho abbandonato tutti e sono andata a letto presto, stanca ancora dalle lunghe camminate del tour precedente nel deserto per vedere Uluru! La mattina del secondo giorno l’abbiamo passata in un minuscolo centro informazioni con foto di antichi personaggi aborigeni e qualche nozione sulla loro cultura. Abbiamo poi raggiunto un piccolo parco che ospitava canguri e koala addormentati ma siccome ho già abbastanza foto di questi animali non sono neanche scesa dal pullmino e ho continuato a leggere il mio libro! Dopo un pranzo in riva al lago, con i soliti WRAPS (affettati e insalata arrotolati in una piadina) siamo ripartiti facendo varie soste lungo il percorso per fotografare la Bay of Martyrs, il London Bridge e il Loch Ard Gorge, particolari rocce in riva all’oceano che si trovano lungo la Great Ocean Road. Infine abbiamo immortalato al calar del sole, le famose formazioni rocciose chiamate 12 Apostoli. Le abbiamo ritrovate anche la mattina seguente con un scenario completamente diverso, immerse nella fredda nebbia mattutina e ci siamo rimessi in marcia per raggiungere l’Otway National Park e fare una breve passeggiata nell’ennesima foresta pluviale.
Pausa pranzo in riva all’oceano, stranamente con pollo e diverse verdure, variando un po’ dai soliti wraps che ormai mi uscivano dalle orecchie! Poi di nuovo a bordo del bus, sempre con l’oceano alla nostra destra, per fare brevi fermate nelle località turistiche di Lorne e Apollo Bay e arrivare infine nella grande Melbourne che da lontano mi ricordava la mia adorata Perth per la simile posizione dei palazzi. Abbastanza spaesata, come accade solitamente arrivando in una nuova città, ho preso il primo tram che portava alla spiaggia di St. Kilda, a 15 minuti dal centro, dove mi sono registrata nell’ostello che avevo prenotato per 2 notti. La mia stanza puzzava di chiuso e sembrava fossero esplose tutte le valigie delle ragazze che la occupavano: vestiti, scarpe, biancheria, trucchi, piastre, asciugacapelli ovunque per terra. La spiaggia vera e propria di St. Kilda non è un granché e nemmeno l’acqua, questa zona è frequentata più che altro per i numerosi locali e ristoranti uno dopo l’altro. Avevo sentito parlare di un ristorante nelle vicinanze dove il prezzo del pasto lo decide il cliente, così, incuriosita da questa modalità ho chiesto in giro dove trovare questo ristorante e l’ho raggiunto. “Lentils as nothing” si chiama, piccolissimo con 7 tavolini distribuiti lungo la parete, incenso nell’aria, cucina indiana e musica indiana di sottofondo. Una volta che ci si è gustati il piatto (potrebbero farlo più abbondante) si infilano i soldi nella scatola all’uscita del locale, in base a quanto pensiamo possa costare un piatto del genere, sperando comunque che nessuno ti veda per non rischiare di venir giudicato perché hai infilato troppo poco! Dopo uno spettacolare tramonto sull’oceano è possibile avvistare i pinguini vicino al molo che escono dalle proprie tane.
Alle 9 di mattina, con un’ora di ritardo, è partito il volo per raggiungere in un’ora la capitale della Tasmania, Hobart. L’atterraggio a è stato il più spettacolare che abbia mai visto e lo rifarei mille volte per lo scenario che si vede dal finestrino! La pista di atterraggio è a pochi metri dal mare e l’aereo si ferma a pochi metri sull’acqua, sospeso per mettersi in posizione e atterrare in pista, è bellissimo vedere dal finestrino appena li fuori come fossimo su una nave, quasi potessimo toccarlo, l’Oceano!Il bus navetta mi ha portato all’enorme ostello, distribuito su tre piani con un labirinto di corridoi, e sono subito uscita per visitare il centro città che si è rivelato piccolo ma molto carino! Ho passato un paio d’ore al mercato di Salamanca e un altro paio di ore passeggiando per le vie della città. Le temperature in Tasmania si aggiravano intorno ai 10 gradi, decisamente più basse rispetto al resto d’Australia ma ho continuato imperterrita a girare con infradito e magliettina.
Domenica mattina ho iniziato il tour organizzato che per 5 giorni mi avrebbe fatto girare in lungo e in largo la Tasmania con quell’alternarsi di affascinanti montagne, colline, pianure e spiagge. Hobart si trova nella parte sud-orientale dell’isola, da qui siamo risaliti lungo la costa per raggiungere il Freycinet National Park dove abbiamo fatto un faticoso percorso a piedi di 11 km tra monti e spiagge mozzafiato.
Il secondo giorno in un paio d’ore di viaggio siamo arrivati alla Bay of Fires dove ci siamo limitati ad una tranquilla passeggiata lungo la spiaggia e relax per altre 2 ore. Dopo aver visitato una cascata nell’ennesima foresta pluviale ci siamo fermati in una fattoria dispersa nelle verdi colline per assaggio di formaggi e abbiamo infine raggiunto Launceston con tempo libero a disposizione per visitare il piccolo centro.
La mattina seguente eravamo diretti verso la costa ovest dell’isola e dopo esserci sgranchiti le gambe visitando la Cataract Gorge, siamo risaliti a bordo del bus diretti alla Cradle Mountain, salendo fino a 900 m sopra il livello del mare. Come siamo arrivati ha iniziato a nevicare: ero così stupita di vedere la neve! Ebbene si, dopo un anno passato sempre sotto il sole australiano, ho finalmente avuto modo di vedere anche la neve australiana! Chi l’avrebbe mai detto!
Era prevista una scalata sulla cima del monte e non avendo l’equipaggiamento adatto, mi sono vestita a cipolla come consiglia sempre la mamma, due tre magliette, maglioncino e felpa e a coprire il tutto lo spolverino nuovo di zecca comprato al mercato di Salmanca a Hobart. Avessi avuto dei guanti sarebbe stato l’ideale, più salivamo di quota più non mi sentivo le mani, iniziavo già a pensare preoccupata a quei video che si vedono ogni tanto in tv, di superstiti alle scalate sull’Everest, Himalaya o chi per esso, ai quali vengono amputati mani o piedi. Se qualche riga sopra ho detto che la scalata del Grampians National Park è stata la più emozionante, beh, rettifico e dichiaro che la Cradle Mountain è stata la più emozionante e adrenalinica di tutto l’anno! Il percorso era un crescendo di fatica e avversità meteorologiche e al tempo stesso un crescendo di emozioni! La salita era sempre più ardua, ad un certo punto la parete era verticale e dovevamo aggrapparci ad una catena congelata per aiutarci a salire, faceva freddo, nevicava, non avevo guanti e avrei voluto tenere disperatamente le mani in tasca per scaldarle ma dovevo invece usarle per arrampicarmi, sotto di me il vuoto e specialmente il nulla, non si vedeva niente con quella forte nevicata. Proprio nel momento in cui ho raggiunto con fatica e soddisfazione  la vetta, ha smesso di nevicare e il cielo si è schiarito dandoci la possibilità di goderci quel meraviglioso panorama dall’alto dei mille metri. La discesa è stata più facile, abbiamo fatto un altro percorso sull’altro lato del monte, molto più semplice tra rocce, laghi e paludi dove in quest’ultime ho avuto un piccolo incidente di percorso e ho dovuto, finita la camminata, abbandonare le mie adorate Converse che hanno camminato con me tutti i km percorsi quest’anno in Australia, calpestando varietà di sabbia, roccia, asfalto, acqua, escrementi..
I due giorni seguenti li ho trovati abbastanza noiosi: la mattina un altro percorso di due ore attorno al lago ai piedi di Cradle Mountain, sotto un’incessante pioggia fastidiosa e una volta asciugati e riscaldati con un thè caldo siamo saliti a bordo del pullman per raggiungere delle dune di sabbia e arrivare infine a Strahan dove abbiamo passato la notte. L’ultimo giorno abbiamo attraversato di nuovo il parco nazionale per visitare un altro paio di cascate e infine con un lungo viaggio scendendo dai monti e attraversando colline, siamo arrivati a Hobart da dove poi avrei preso un volo per tornare a Melbourne (con un’ora di ritardo, come all’andata).
Melbourne non mi dispiace ma la trovo troppo grande e dispersiva, con troppe vie principali, troppi negozi che si ripetono e quegli enormi centri commerciali. Anche il mercato di Victoria Queen Market è enorme e ci vogliono delle ore per girare tutte le bancarelle di souvenir, vestiti, frutta e verdura, alimentari. È comunque interessante il contrasto tra palazzi moderni  e quelli “antichi” (solo 200-300 anni).
Dicono che qui ci siano 4 stagioni in un solo giorno: nel giro di poche può piovere, fare caldo con un sole splendente e poi di nuovo può tornare il freddo e la pioggia. Questo fenomeno l’ho vissuto in Tasmania, a Melbourne invece sono stata fortunata e ho trovato sempre temperature perfette, sopra i 20 gradi, mi sono perfino concessa qualche ora di tintarella e relax sulla spiaggia di Brighton che dista circa mezz’ora di treno dal centro città.
Stasera mi godrò il concerto di Rihanna qui a Melbourne e domani mattina raggiungerò Canberra con l’ultimo noioso viaggio di nove ore sul pullman Greyhound. Per motivi di tempo, passerò solo una notte nella capitale australiana e andrò finalmente a Sydney dove passerò gli ultimi due giorni di questa avventura australiana, sistemando documenti vari per recupero tasse e perché no, facendo l’ultimo tuffo a Bondi Beach!