Australia e dintorni

Capitolo Finale , PRIMA PARTE


Eccoci qui, l'ultimo capitolo di questo racconto del mio Viaggio in Terra Australis incognita. Sarà strano non dover più scrivere pagine su questo blog. Il cerchio si è chiuso, ero arrivata un anno fa a Sydney ed eccomi di nuovo qui dove ho passato in completo relax gli ultimi due giorni di questa avventura. E’ stato diverso arrivare e sapere già orientarmi per la città, la conoscevo, sapevo le vie, le scorciatoie, i parchi, i negozi. Ed è stato emozionante quando tornavano in mente episodi vissuti negli stessi luoghi esattamente ad un anno di distanza, “quello è l’ostello dove ho alloggiato appena arrivata! Chissà se hanno tolto la muffa dalle docce”.. “questa è la banca dove sono andata il primo giorno ad aprire il conto australiano”.. “ed ecco il mc donald’s dove ho consociuto Konrad!”.. "i giardini botanici! vediamo se c'è ancora l'albero di pipistrelli!"Da qualche settimana non mi rendevo conto che il viaggio era quasi concluso, forse non volevo pensarci e solo a 4 giorni dalla partenza ho davvero realizzato “ehi, non devo più preoccuparmi di prenotare ostelli e spostamenti vari, è tutto finito, sto davvero per tornare in Italia!”. Mi sembra semplicemente di aspettare l’ennesimo aereo per muovermi in una nuova città australiana e invece questo aereo mi porterà a casa! Nonostante sia eccitata all’idea di tornare in Italia, c’è una parte di me che forse vuole restare, l’ho davvero capito ieri, ultimo giorno, quando inconsciamente mi muovevo quasi al rallentatore, in uno stato di iper rilassatezza, come a non voler far finire la giornata per arrivare ad oggi, giorno della partenza. Ho realizzato che per lo stesso motivo, ho passato la notte a guardare episodi di dr House sul pc, il mio inconscio non voleva che mi addormentassi perche sapeva che una volta sveglia sarebbe stato il momento di partire.È già passato un anno, così in fretta, ho visitato un’infinità di luoghi e girato un intero Continente! Ho conosciuto un sacco di persone da tutto il mondo e stretto bellissime amicizie. Ho vissuto esperienze uniche, momenti di gioia, momenti di sconforto, tensione, nostalgia, euforia, tristezza, noia, meraviglia, stanchezza, tantissime emozioni! Ricordo quando prima di partire ero cosi eccitata all’idea di fare un viaggio all’estero per un anno intero, quasi non ci credevo e non vedevo l’ora di provare tutte quelle impressioni di una nuova esperienza.. e cosi ho fatto! Tra le varie aspettative speravo di passare del tempo in appartamento e ci sono riuscita: ben 5 mesi nella mia adorata Perth. Sempre prima di lasciare l’Italia ero rimasta affascinata dalla semplice descrizione  dei paesaggi australiani che leggevo sulle guide turistiche e ho finalmente avuto la possibilità di godermeli dal vivo. Speravo, tra altre destinazioni, di raggiungere Fraser Island e ce l’ho fatta! Mi aspettavo di fare un periodo di lavoro in fattoria e ci sono riuscita, mi immaginavo nelle vesti di gelataia di un chiosco in qualche spiaggia e sono riuscita davvero a lavorare in una gelateria, non su una spiaggia ma a Perth! Fantasticavo vedendomi su una tavola da surf e infatti non dimenticherò quella sensazione che si prova quando in equilibrio sulla tavola, ci si lascia trasportare a riva dalle onde. Mi immaginavo anche in qualche stanza d’ostello a riguardare tutte le foto scattate fino a quel momento e cosi ho fatto, quante serate passate davanti al pc a guardare e riguardare tutte quelle foto, rivivendo quei momenti indimenticabili, soddisfatta di quello che sono riuscita a fare in tutto questo tempo!Una volta mi sono chiesta perché dobbiamo fare viaggi così belli con luoghi affascinanti e persone meravigliose se poi sappiamo che dovremo lasciarle per continuare il cammino. Mi è stato risposto che fa parte del viaggiare, fa parte del gioco e dobbiamo accettarlo e in fondo in fondo ci piace cosi. Cosa sarebbe stato se avessimo trovato solo delusioni, luoghi orrendi e persone ostili? O ancora, avremmo forse preferito non fare viaggi del genere, non aver fatto nuove amicizie, che potremo comunque mantenere vive anche migliaia di km di distanza?Poche ore e tornerò alla vita reale in Italia, impaziente di rincontrare amici e parenti e racconterò loro di questa esperienza unica, questo viaggio meraviglioso, non solo alla scoperta di questo bellissimo Paese, ma anche un piccolo viaggio interiore che mi ha cresciuta sotto vari aspetti, ho anche scoperto e affrontato limiti, pregi, difetti, ai quali in Italia probabilmente non davo la giusta importanza. Credo che anche il vivere in ostello sia stata una lezione di vita, trovo che le regole d’oro siano il rispetto e la pazienza. Il rispetto verso le altre persone, considerazione che tanti backpackers purtroppo non hanno, altri invece si preoccupano di non fare rumore in stanza quando rientrano nel mezzo della notte, si preoccupano di lavare piatti e posate in cucina e metterle a disposizione di altri che stanno aspettando il loro turno per mangiare e tante altre piccole situazioni per una civile e pacifica convivenza. E quando invece si trovano i backpackers maleducati e incivili che non hanno rispetto verso il prossimo, che mi rubano le posate per le quali ho pagato un deposito in reception per averle, che mi rubano vestiti che avevo appeso ad asciugare in terrazzo e che arrivano anche a rubarmi il cibo dalla “borsa del cibo” nel frigo della cucina, bisogna solo armarsi di tanta tanta tanta tanta pazienza.Non vedo l’ora di tornare a dormire nella mia stanza, con un solo letto tutto per me, senza altre 10 persone che entrano ed escono ad ogni ora del giorno e della notte,  ubriache il più delle volte. Non vedo l’ora di abbandonare l’idea di mettermi in coda per usare quell’unica pentola a disposizione nella cucina dell’ostello; non vedo l’ora di smettere di preoccuparmi di avere sempre con me la chiave della stanza per non restare chiusa fuori, la stessa chiave poi, nella maggior parte degli ostelli, serve anche per aprire la porta dei bagni o per attivare l’ascensore. Non vedo l’ora di smettere di cambiare ostello in media ogni tre giorni spostandomi da una località ad un’altra, impacchettando ogni volta i miei bagagli e non vedo l’ora di avere un vero armadio con vestiti piegati e appesi, non ammucchiati in uno zaino. Non vedo l’ora di indossare i vestiti che ho lasciato a casa e di sentire di nuovo il profumo e la morbidezza dell’ammorbidente: qui infatti non potendo girare sempre con litri di ammorbidente e detersivi vari, ero costretta ad usare un banale detersivo inodore, che era già tanto se riusciva a togliere qualche macchia. Non vedo l’ora di smettere di mangiare panini o quella semplice pasta con salse dal gusto indefinito, smettere di andare direttamente agli scaffali di prodotti di bassa qualità con prezzo super ultra ribassato al supermercato, perché il risparmio veniva prima di tutto. Non vedo l’ora di smettere di pagare 4 dollari per ogni lavaggio di lavatrice, 50 centesimi per ogni pagina stampata o 2 dollari per 15 minuti di internet o cercare il locale più vicino che offrisse connessione gratuita! Non vedo l’ora di abbandonare tutto questo ma allo stesso tempo sarà strano non dover più convivere con queste piccole attività quotidiane da backpacker.Ho provato anche cosa vuol dire lavorare per avere uno stipendio con cui pagarsi appartamento, bollette e spese ..e tirare la cinghia nei momenti peggiori. Ho dato un “valore” al risparmio. Il cibo, che era la cosa più importante, qui in Australia credo che costi relativamente troppo e per un backpacker disoccupato tutto quello che costava sopra i 6 dollari (4,5euro) era costoso, sopra i 12 dollari (9euro) era inaccessibile. Comparandolo all’euro può sembrare conveniente, ma vivendoci ogni giorno per un anno si inizia a capire che è tutta un’altra cosa. La mia classificazione di ristorante economico prevedeva una fascia di prezzo tra 4 e 6 dollari, la maggior parte delle volte era cucina asiatica con riso e due scelte di carne; iniziavo a storcere il naso per la fascia tra 8 e 12 dollari che solitamente poteva essere una bistecca con insalata o qualche altra cucina; oltre i 12 dollari non se ne parlava e si cercava un locale economico mandando giù l’amaro in bocca. Quando invece avevo l’entrata finanziaria del lavoro in gelateria potevo permettermi un tenore di vita un po’ più elevato e anche qualche serata con amici in vari ristoranti senza preoccuparmi troppo della fascia di prezzo.Considerando i prezzi appena citati, la tipica spesa più economica che facevo al supermercato mi durava per circa 4 pasti ed era composta, per un totale di 4 dollari, da 500g di pasta della marca più economica (1 dollaro) e un vasetto di 500ml di sugo dal gusto indefinito nonostante sull’etichetta fosse scritto Carbonara, Napoletana, Bolognese (marca più economica 3 dollari). Sempre meglio dei famosi “2 minutes noodle”s da 50 centesimi, spaghetti insapore da buttare in acqua bollente e pronti in due minuti. Si cercavano sulle riviste per backpackers quei coupon di offerte prendi due-paghi uno, o di pasti da 5 dollari o addirittura gratuiti in locali convenzionati per backpackers. Non si sprecavano soldi in gustosi capricci, bisognava resistere alla tentazione di sacchetti di patatine o dei famosi e Tim Tam, buonissimi biscotti ricoperti di cioccolato con cuore di altro morbido cioccolato: costavano troppo, al massimo si aspettava con ansia l’offerta del 2x1;  i crackers si mangiavano anche se erano vecchi e mollicci, cosi come il pane. Per non parlare di come ci si sentiva quando si passava davanti alla vetrina di qualche pasticceria, con tutte quelle torte invitanti, quei muffins giganti al cioccolato, e quei pasticcini alla crema con tutta quella panna montata sopra: si valutava che il prezzo di una fetta di torta, partivano da un minimo 4 dollari, era l’equivalente di 4 pasti fatti in casa (la spesa al supermercato che ho citato poco fa) e in bocca restava solo l’acquolina, di quelle golosità neanche una briciola. Ogni tanto variavo e mi facevo un paio di wurstel o una bistecca con dell’insalata, o compravo un panino da 60 centesimi e lo imbottivo con un paio di fette di prosciutto da 40 centesimi; lo stesso panino, magari con qualche foglia di insalata e qualche fetta di pomodoro e formaggio, in un bar costava almeno 5 volte tanto. E c’era chi aveva la bava alla bocca guardando con invidia i piatti un po’ più elaborati che altri backpackers con un pizzico in più di fantasia e voglia di cucinare si preparavano in ostello. In rari casi di risparmio di assoluto,  un pranzo era composto da un frutto e una barretta di cerali o altre volte si andava a letto senza cena! Anche le bevande come Coca Cola e Fanta erano bandite, si comprava una bottiglia di un litro di acqua (la più economica mi raccomando!) e una volta finita la si riempiva con quella disgustosa acqua del rubinetto. Si cercava di non spendere soldi per i trasporti pubblici e spostarsi invece a piedi, che lo trovo comunque il modo migliore per visitare una città! Per raggiungere la stazione dei pullman, se non era troppo vicina, io preferivo comunque faticare e farmi mezz’ora a piedi con 18 kg di zaino sulla schiena e altri 5kg di zainetto sul davanti, pur di risparmiare quegli 8 dollari di taxi che avrei potuto invece usare per regalarmi una cena “costosa” in qualche economico ristorante take away o una gustosa merenda con muffin gigante al cioccolato! Se arrivavo in una nuova città nel mezzo della notte, preferivo aspettare su una panchina o in qualche negozio aperto 24 ore, pur di non spendere soldi per pernottare in ostello quelle poche ore rimaste. L’entrata al cinema costava 15 dollari, una notte in ostello partiva da un minimo di 20 dollari, si valutava quindi se era meglio spendere quei soldi per un paio di ore di film o per passare la notte in ostello e guardarsi magari un film salvato sul proprio pc. Anche una semplice rivista di gossip o cruciverba per far passare il tempo durante un lungo viaggio in pullman, costava come il muffin gigante al cioccolato e si preferiva quindi restarsene annoiati a guardando fuori dal finestrino. Dura la vita del backpacker eh! Però ci sono anche lati positivi come il rifarmi gli occhi guardando un’intera squadra di rugbisti neozelandesi fare riscaldamento nella piscina del mio stesso ostello! Più seriamente, conoscere tanti nuovi ragazzi, diverse culture, ascoltare le loro esperienze, i loro consigli, condividere le stesse emozioni e le stesse avventure. ...segue nel post successivo...