20 agosto

Accattateve 'a pizzella


Quand'ero piccola mia madre, per cena, inventava sempre qualcosa di buono per noi piccoli. Perché allora, come oggi, i bambini, si sa, non amano molto ciò che gli adulti propongono loro da mangiare. Il momento più bello per noi era quando la vedevamo trafficare in cucina con acqua, lievito e farina. In una grande ciotola rimestava gli ingredienti, con una sapienza che ancora mi affascina nel ricordo. Noi, lì, intorno al tavolo a guardare meravigliati, ad aspettare che la magia si compisse.La ciotola veniva coperta con un coperchio ed un pesante plaid di lana. Era uno di quelli scozzesi, con le frange, a scacchi rossi e marroni. "Mamma che succede ora?", chiedevamo impazienti. "Ora la pasta cresce e fa tante bolle", ci spiegava. L'attesa sembrava più lunga di quanto in realtà fosse. Eccola prendere un pentolone alto e largo, riempirlo d'olio e metterlo sul fornello. La cucina era una di quelle antiche, con i fornelli di ghisa e il camino in cui la legna andava a fuoco vivo, tutta piastrellata di bianco e d'azzurro. C'era una piccola veranda adiacente alla cucina da dove guardavamo il mare. Nelle giornate più limpide potevamo persino scorgere Capri.L'olio cominciava a fumare. Quello era il momento. Col palmo della mano, mamma dosava un po' dell'impasto, lo appiattiva con le dita e lasciava cadere il disco nella pentola. L'olio cominciava a cantare e noi tre già aspettavamo, avidi e con l'egoismo innocente tipico dei bambini, la prima frittella. Che toccava, spesso, al piccolo di casa!Le frittelle, con un pizzico di sale o un po' di miele colato. La cosa più semplice e buona che un bambino possa desiderare.