20 agosto

Dialetti, inni & co.


Che siamo un Paese alla deriva, ormai è noto, che ci sia qualcuno che stia affondando la barca è ancor più evidente.Da che sediamo sui banchi di scuola ci insegnano che a far l'unità d'Italia, non è stato Garibaldi coi suoi mille, nè Cavour coi suoi motti (altro non ha fatto che rubar braccia all'agricoltura dei latifondisti e operai alle lattonerie e industrie tessili del Sud per combattere la sua personale guerra contro Austria e Stato Pontificio). A far l'Unità loinguistica e nazionale dell'Italia è stato il neo focolare domnestico che ha precipitato nelle nostre case quiz, varietà e sceneggiati: la televisione. Non per nulla si è coniata l'espressione Mamma Rai, che si è preoccupata , per anni, di scandire appuntamenti televisivi con gli italiani, persino l'ora della nanna dei figli dei nostri nonni era sancita dal Carosello nazionale. E a far l'unità patriottica c'ha pensato il calcio. Chi è che non ha imparato l'Inno in occasione di mondiali di calcio, europei e olimpiadi? Alzi la mano chi non s'è portato la mano al petto, mentre le immagini mostravano i nostri calciatori in maglia azzurra, pronti a difendere l'onore della bandiera?Ora si alza un certo Umberto, se ne va a Pontida a metà agosto e sbraita che bisogna che la Rai torni a parlar dialetto, che i nostri figli dovranno tornare alla cultura dei nostri nonni( pari a zero), invece di allinearsi agli altri studenti europei che a scuola imparano almeno due lingue europee, oltre alla propria, sono avanti nell'utilizzo di internet e conoscenze dell'informatica, e non si sogmnano neppure di imparare il lumbard.Ultima cosa: su dieci testate giornalistiche mi fa un po' specie pensare che ci siano una massa di deficienti, assunti per travisare le parole dette da questo o quel leader (?) politico (?). Mi sa che il sole d'agosto ha causato un'insolazione di massa!